Minaccia di aborto, i sintomi e cosa fare La minaccia di aborto è una eventualità che sicuramente preoccupa molte future mamme. Vediamo insieme come riconoscerne i sintomi e cosa fare in questo caso.

Minaccia di aborto, i sintomi e cosa fare

La minaccia di aborto e l’aborto spontaneo sono purtroppo degli eventi che possono avvenire in qualsiasi momento nella prima metà della gravidanza e che, soprattutto nelle prime 12 settimane, interessare un gran numero di donne. Non ci sono infatti dati certi al 100% perchè spesso l’aborto nelle primissime settimane si confonde con una normale mestruazione, ma pare che riguardi almeno il 15%20% delle gravidanze. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi ciò che c’è da sapere sulla minaccia di aborto e cosa fare.

Aborto spontaneo o minaccia di aborto?

Questi due termini non sono sinonimi: in caso di aborto spontaneo, infatti, viene perso l’embrione, mentre la minaccia di aborto è un evento che può effettivamente portare a perdere il bambino, ma non è detto che la situazione si evolva in maniera infausta. Entrambi questi eventi sono caratterizzati da perdite di sangue, ma solo una visita dal ginecologo potrà fare chiarezza sulla situazione.[ 1 ]

Cos’è la minaccia di aborto

Si parla di minaccia di aborto quando, nel corso delle prime 24 settimane di una gravidanza dimostrata da un’ecografia, si verifica un sanguinamento vaginale. In questo caso un’ecografia potrebbe evidenziare un distacco tra sacco amniotico e il sacco coriale, che forma la placenta, oppure un ematoma sottocoriale; a volte, invece l’ecografia non evidenzia nulla che possa spiegare il sanguinamento in atto, che potrebbe quindi essere attribuito a un piccolo ematoma o ad un polipo del collo dell’utero, giusto per fare qualche esempio.
Tutto ciò non deve essere confuso con un distacco della placenta, un evento che in genere si può presentare più avanti, durante il terzo trimestre di gravidanza, e che può essere molto pericoloso.

Minaccia di aborto: i sintomi

Ci sono alcuni segnali che possono indicare una minaccia di aborto e che quindi è bene non sottovalutare:

  • perdite di sangue vaginali, inizialmente rosso vivo e che tendono poi a scurirsi;
  • dolori nella parte bassa dell’addome, che nella maggior parte dei casi sono intermittenti perchè dettati dalle contrazioni uterine, e nella parte inferiore della schiena.

Cosa fare in questo caso?

Se si hanno dolori insistenti all’addome e si notano perdite di sangue, la cosa migliore è quella di rivolgersi al proprio ginecologo o di recarsi in ospedale per sottoporsi ad un controllo, dal momento che solo un medico potrà esaminare correttamente la situazione. Una visita ginecologica permetterà di valutare la contrattura dell’utero, l’entità delle perdite di sangue e la localizzazione precisa del dolore, escludendo, ad esempio, dolori non causati da problemi all’utero o legati alla gravidanza. Un’ecografia, poi, permetterà di accertarsi dello stato di salute dell’embrione e di individuare eventuali aree di distacco che provocano il sanguinamento.

Minaccia di aborto, i sintomi e cosa fare - esami

Quali possono essere le conseguenze di una minaccia di aborto

Una minaccia di aborto non porta per forza di cose alla perdita dell’embrione, se si osservano con cura tutte le precauzioni consigliate dal medico. Purtroppo, però, in molti casi la situazione si evolve in un aborto spontaneo, soprattutto quando sono presenti:

  • anomalie cromosomiche dell’embrione incompatibili con la vita;
  • malformazioni congenite o acquisite dell’utero materno;
  • incontinenza cervicale, che conduce all’espulsione del feto;
  • malattie autoimmuni o patologie infettive della gestante;
  • infezioni vaginali non trattate;
  • insufficienza del corpo luteo che non produce abbastanza progesterone, l’ormone che facilita l’impianto e il mantenimento della gravidanza nei primi tre mesi.[ 2 ]

Quali precauzioni prendere in caso di minaccia di aborto?

Se si avvertono i sintomi che possono segnalare una minaccia di aborto, l’unica cosa che la gestante può fare è quella di rivolgersi subito al suo ginecologo, che approfondirà la situazione. Dopo aver valutato l’entità del problema, potrà consigliare:

  • riposo e astensione dai rapporti sessuali;
  • assunzione di farmaci che favoriscono il mantenimento della gravidanza, come ad esempio il progesterone, spesso abbinato ad antispastici e decontratturanti per bloccare le contrazioni dell’utero;
  • il ricovero in ospedale per alcuni giorni per monitorare la situazione.

C’è anche la possibilità che si tratti di un falso allarme, magari provocato dalla stanchezza: in questo caso è bene considerarlo comunque un campanello di allarme che consiglia di rallentare un po’ i ritmi.

Minaccia di aborto nel secondo trimestre, cosa sapere

Una minaccia di aborto nel secondo trimestre è un’eventualità poco frequente, che riguarda solo l’1% delle gravidanze. Questo però non deve spingere a sottovalutare contrazioni dolorose e perdite ematiche: in questi casi è bene chiedere il parere del proprio ginecologo, ma senza allarmarsi in maniera esagerata. Nel secondo trimestre di gravidanza, infatti, lievi contrazioni dell’utero possono essere provocate dalla rapida crescita dell’utero stesso, da bruschi movimenti della mamma o da un’attività fisica troppo intensa; questi dolori scompaiono semplicemente con il riposo. Gli spasmi a cui prestare attenzione sono simili a quelli premestruali, intensi e ripetuti. È il caso di chiedere un consulto anche in caso di qualsiasi tipo di perdita vaginale, che può essere sintomo di una infezione in corso.

Speriamo di aver fatto un po’ di chiarezza su un argomento che preoccupa molte future mamme; in caso di dubbi o domande potete farcelo sapere sui nostri canali social.

NOTE


1. IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo, Perdite ematiche in gravidanza
2. Humanitas Research Hospital, Aborto spontaneo