
La placenta è un organo fondamentale che si sviluppa durante la gravidanza e che garantisce al feto nutrimento, ossigeno e protezione per tutta la sua crescita. Nella maggior parte dei casi si inserisce nella parte superiore della cavità uterina, ma la posizione può variare a seconda del punto in cui l’embrione si impianta nell’utero materno.
In alcune situazioni, però, l’inserzione non avviene correttamente e la placenta tende a posizionarsi troppo in basso. È in questi casi che si parla di placenta previa, una condizione che merita attenzione perché può influire sull’andamento della gravidanza e sul momento del parto.
Noi di BlaBlaMamma abbiamo raccolto tutte le informazioni utili per capire meglio cos’è la placenta previa, quali possono essere le sue cause, come riconoscere i sintomi, quali sono i possibili rischi per mamma e bambino e cosa fare per affrontare al meglio questa situazione.
- Cos’è la placenta previa?
- Placenta previa: classificazione (totale, centrale, marginale, parziale, bassa)
- Placenta previa cause: i principali fattori di rischio
- Placenta previa sintomi: come accorgersene
- Placenta previa rischi per mamma e bambino
- Placenta previa, cosa fare e come affrontarla
- Conclusioni
- FAQ: Domande Frequenti sulla placenta previa
Cos’è la placenta previa?
La placenta previa è una condizione che si verifica quando la placenta si inserisce troppo in basso nell’utero, arrivando a coprire del tutto o solo in parte l’orifizio uterino interno, cioè il passaggio che mette in comunicazione la cavità uterina con il collo dell’utero.
Questa posizione anomala può diventare problematica perché ostacola il normale passaggio del bambino al momento del parto e, già durante la gravidanza, può provocare sanguinamenti vaginali di diversa entità. I rischi maggiori si manifestano soprattutto con l’avvicinarsi del termine, quando l’utero inizia a contrarsi e la placenta può andare incontro a distacchi parziali o emorragie.
È importante sapere, però, che non sempre la placenta previa comporta complicazioni immediate: in molti casi diagnosticati nei primi mesi, la placenta tende a “risalire” spontaneamente man mano che la gravidanza procede e l’utero si espande. Per questo motivo, la diagnosi precoce richiede sempre un monitoraggio ecografico regolare per capire se la condizione persiste o se rientra senza interventi specifici.
Placenta previa: classificazione (totale, centrale, marginale, parziale, bassa)
La placenta previa si localizza nella parte inferiore della cavità uterina, ma non sempre nello stesso modo. Per questo motivo viene classificata in diverse tipologie a seconda del grado di copertura dell’orifizio uterino interno. Le principali forme sono: placenta previa totale o centrale, placenta previa parziale, placenta previa marginale e placenta bassa.
- Placenta previa totale o placenta previa centrale: in questa condizione la placenta ricopre interamente l’orifizio uterino interno, creando un ostacolo completo al passaggio del bambino. Può determinare sanguinamenti abbondanti e improvvisi, spesso richiedendo il parere immediato del medico, il ricovero ospedaliero e terapie di supporto per proteggere mamma e feto. Con l’avvicinarsi del travaglio, le contrazioni dell’utero possono favorire il distacco della placenta e causare emorragie importanti, motivo per cui nella maggior parte dei casi si ricorre a un parto cesareo d’urgenza.
- Placenta previa parziale: in questo caso la placenta arriva all’altezza dell’orifizio uterino ma non lo copre completamente. Può provocare sanguinamenti, soprattutto se si verificano piccoli distacchi, ma non sempre mette a rischio la prosecuzione della gravidanza. All’interno di questa categoria si colloca la placenta previa marginale, in cui la placenta sfiora solo una parte dell’orifizio interno. La placenta previa marginale non rappresenta necessariamente una controindicazione assoluta al parto vaginale, ma la scelta dipende sempre dalla valutazione clinica individuale.
- Placenta bassa: si definisce così quando la placenta si trova a meno di 2 centimetri dall’orifizio uterino interno, senza però toccarlo o occluderlo. È una condizione piuttosto frequente nel primo trimestre di gravidanza e spesso tende a risolversi spontaneamente con la crescita dell’utero. Se la placenta non risale nel corso della gestazione, allora si può parlare di placenta previa vera e propria.
Placenta previa cause: i principali fattori di rischio
Le cause della placenta previa non sono ancora del tutto chiare. Ciò che si conosce è che questa condizione non dipende da comportamenti o scelte della futura mamma, ma piuttosto da fattori anatomici o da precedenti esperienze ostetriche. Alcune situazioni, infatti, possono aumentare la probabilità che la placenta si inserisca troppo in basso nell’utero.
Ecco i principali fattori di rischio della placenta previa:
- aver avuto un parto cesareo in precedenza;
- la presenza di anomalie uterine come fibromi, che possono ostacolare un corretto impianto dell’embrione;
- anomalie anatomiche dell’utero (come malformazioni congenite);
- una gravidanza precedente con placenta previa;
- pregresso raschiamento o interventi chirurgici all’utero che possono aver lasciato cicatrici;
- età materna superiore ai 35 anni;
- abitudine al fumo;
- gravidanza gemellare o multipla[ 1 ].
In generale, più alto è il numero di gravidanze o di interventi sull’utero, maggiore è il rischio di trovarsi di fronte a una placenta previa. Per questo motivo il monitoraggio ecografico è fondamentale, soprattutto nelle gravidanze considerate a rischio.
Placenta previa sintomi: come accorgersene
Nelle prime fasi della gravidanza la placenta bassa in genere non provoca alcun disturbo e spesso tende a risalire spontaneamente con la crescita dell’utero. Per questo motivo, molte donne non presentano sintomi e scoprono la presenza di una placenta previa soltanto nel corso delle ecografie di controllo, in particolare con l’ecografia morfologica del secondo trimestre.
Quando la placenta resta posizionata troppo in basso anche nei mesi successivi, possono comparire alcuni segnali caratteristici, soprattutto tra il secondo e il terzo trimestre:
- sanguinamento vaginale rosso vivo, che può essere lieve oppure improvviso e abbondante;
- episodi di perdita di sangue non accompagnata da dolore (tipico della placenta previa rispetto ad altre condizioni come il distacco di placenta);
- in alcuni casi, contrazioni uterine e crampi addominali associati al sanguinamento;
- sensazione di pressione o dolore nella zona pelvica, variabile da donna a donna.
È importante ricordare che l’entità dei sintomi dipende molto dalla tipologia di placenta previa: una forma marginale può dare episodi di sanguinamento contenuti, mentre la placenta previa centrale può causare emorragie significative. In ogni caso, anche la minima perdita di sangue in gravidanza richiede una valutazione medica tempestiva e il monitoraggio ecografico costante per la sicurezza della mamma e del bambino.
Placenta previa rischi per mamma e bambino
La placenta previa non è sempre pericolosa, ma se persiste nel secondo e terzo trimestre può comportare diversi rischi sia per la salute della mamma sia per quella del bambino. La gravità delle conseguenze dipende dal grado di copertura dell’orifizio uterino e dall’eventuale comparsa di complicazioni come il sanguinamento.
Rischi per la mamma:
- emorragie vaginali, che possono presentarsi improvvisamente e richiedere assistenza medica urgente;
- necessità di ricovero ospedaliero in caso di sanguinamenti ripetuti o abbondanti;
- anemia dovuta a perdite di sangue frequenti;
- maggiore probabilità di dover affrontare un parto cesareo, spesso programmato o in emergenza;
- in rari casi, complicazioni legate al distacco di placenta durante il travaglio.
Rischi per il bambino:
- parto prematuro, spesso conseguenza della necessità di anticipare il cesareo;
- possibile sofferenza fetale in caso di emorragie importanti;
- rischio di ritardo di crescita intrauterina, soprattutto se la placenta non riesce a garantire un apporto ottimale di ossigeno e nutrienti;
- necessità di monitoraggio intensivo alla nascita se il parto avviene prima del termine.
Per ridurre i rischi è fondamentale una diagnosi precoce e un controllo costante tramite ecografie, così da stabilire insieme al ginecologo il percorso più sicuro da seguire fino al parto.
Placenta previa, cosa fare e come affrontarla
In presenza di placenta previa la gestione della gravidanza dipende dalla posizione esatta della placenta e dal grado di copertura dell’orifizio uterino interno. La soluzione più sicura rimane spesso il parto cesareo, ma non sempre si rende necessario: in alcune situazioni selezionate può essere valutata anche la possibilità di un parto vaginale.
In linea generale:
- se la placenta previa è totale o centrale, il cesareo è la scelta più indicata per garantire la sicurezza di mamma e bambino;
- se la placenta previa è marginale o parziale e si trova a più di 2 centimetri dall’orifizio uterino interno, il parto vaginale può essere preso in considerazione;
- quando la distanza è inferiore a 1 centimetro, il parto cesareo diventa quasi sempre necessario.
Prima del parto, il medico può consigliare alcune precauzioni utili per ridurre i rischi:
- mantenere uno stile di vita il più possibile tranquillo e riposato, evitando attività fisiche intense e sollevamento di pesi;
- in caso di sanguinamenti, rivolgersi immediatamente al pronto soccorso;
- evitare rapporti sessuali se indicato dal ginecologo, poiché possono stimolare contrazioni o piccoli distacchi;
- sottoporsi a controlli ecografici regolari per monitorare l’evoluzione della placenta;
- in alcune situazioni, il medico può suggerire ricovero ospedaliero preventivo per gestire meglio eventuali emergenze.
Affrontare una placenta previa può generare ansia, ma con una diagnosi precoce e un monitoraggio costante è possibile gestire la gravidanza in modo sicuro, pianificando insieme al ginecologo la modalità di parto più adatta al singolo caso.
Conclusioni
La placenta previa è una condizione che può spaventare, ma nella maggior parte dei casi, con un monitoraggio costante e la giusta assistenza medica, mamma e bambino possono affrontare la gravidanza in sicurezza.
Grazie alle moderne tecniche ecografiche, oggi è possibile individuare precocemente la posizione della placenta e valutare con attenzione i possibili rischi. Questo permette ai medici di pianificare al meglio il percorso della futura mamma, riducendo le complicazioni e scegliendo la modalità di parto più sicura.
Se durante la gravidanza compaiono sintomi come sanguinamenti vaginali, è sempre importante rivolgersi senza esitazioni al proprio ginecologo o recarsi in pronto soccorso. Ogni caso è unico e merita un approccio personalizzato, con l’obiettivo di tutelare sia la salute della donna che quella del bambino.
Conoscere meglio la placenta previa, le sue cause, i sintomi e i rischi aiuta ad affrontare la gravidanza con maggiore serenità e consapevolezza.
FAQ: Domande frequenti sulla placenta previa
La placenta previa può risolversi da sola?
Sì, in molti casi diagnosticati nei primi mesi di gravidanza la placenta tende a risalire spontaneamente con l’aumentare delle dimensioni dell’utero. Per questo motivo è importante monitorarla con ecografie regolari, soprattutto fino al terzo trimestre.
La placenta previa è pericolosa per il bambino?
Dipende dal grado di copertura dell’orifizio uterino. Una placenta previa totale può aumentare il rischio di parto prematuro o sofferenza fetale, mentre forme marginali o parziali sono spesso compatibili con una gravidanza a termine, purché seguite con attenzione.
Con la placenta previa si può avere un parto naturale?
In alcuni casi sì, soprattutto quando la placenta è marginale o parziale e non copre in modo significativo l’orifizio uterino interno. La decisione finale spetta comunque al ginecologo, che valuta la situazione clinica specifica e la sicurezza di mamma e bambino.
Quali comportamenti sono consigliati in caso di placenta previa?
Generalmente si raccomanda riposo, evitare sforzi fisici intensi e rapporti sessuali se controindicati dal medico. In caso di sanguinamenti, è fondamentale rivolgersi immediatamente a un pronto soccorso.
NOTE
1. Mayo Clinic, Placenta previa



























