Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Marta, che ci racconta la sua esperienza con sua figlia in volo.
Se volete mandare un messaggio a Marta potete farlo direttamente dalla nostra pagina Instagram, le gireremo tutti i messaggi ricevuti.
A Blablamamma, per la rubrica delle lettere,
Cara redazione e care mamme che leggete,
Mi chiamo Marta e vorrei condividere con voi un’esperienza che mi ha profondamente turbata e che, sono certa, molte di voi potranno comprendere e forse condividere.
Qualche giorno fa, ho preso un volo di poco più di due ore con mia figlia di due anni e mezzo. Chiunque abbia viaggiato con un bambino piccolo sa quanto possa essere stressante, sia per la mamma che per il piccolo. Nonostante tutti i miei sforzi per preparare al meglio il viaggio, cercando di portare con me giochi, snack e tutto ciò che potesse distrarla, mia figlia ha iniziato a piangere e ad agitarsi.
Ho fatto del mio meglio per cercare di calmarla, ma come molte di voi sapranno bene i bambini non sono sempre “controllabili”, soprattutto in un ambiente nuovo e in una situazione di disagio come un volo. E, sinceramente, ero la prima a desiderare che mia figlia fosse tranquilla durante il viaggio, non solo per il bene degli altri passeggeri, ma anche per il nostro.
Purtroppo, la signora seduta accanto a noi non la pensava allo stesso modo. Invece di mostrare un minimo di comprensione o empatia, ha iniziato a lamentarsi apertamente, facendo commenti poco gentili sulla mia capacità di gestire mia figlia. Il suo tono era di rimprovero e di fastidio, come se fossi io a voler creare quel “disturbo”.
Quello che mi ha colpito di più, però, è stata l’indifferenza totale degli altri passeggeri e, soprattutto, del personale di volo. Nessuno è intervenuto, nessuno ha cercato di mediare o di offrire una parola di conforto. Mi sono sentita completamente sola in quella situazione, giudicata e inadeguata, e non ho potuto fare altro che incassare e stare zitta (sbagliando e pentendomene una volta atterrata).
Mi rivolgo a voi care mamme, perché sento il bisogno di condividere questa esperienza e di cercare conforto tra chi può capire davvero cosa significhi essere in una situazione del genere. Mi chiedo: è giusto giudicare così duramente una mamma che sta già dando il massimo? Non dovremmo, come società, mostrare più comprensione e supporto?
Vi chiedo di condividere le vostre esperienze simili, di offrire parole di conforto e di aiutarmi a capire che non sono sola in questo. Ovviamente accetto anche critiche e suggerimenti in buonafede.
Con affetto,
Marta
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