Partorire in casa, nell’intimità delle proprie mura domestiche, fino a qualche decennio fa era normale; ora però sembra che questa scelta stia tornando piano piano in auge, con una consapevolezza sempre maggiore da parte dei futuri genitori. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto ciò che c’è da sapere sul parto in casa: i motivi per sceglierlo, chi potrebbe partorire in casa, i rischi e i costi.
- Parto in casa, una scelta che torna “di moda”
- I numeri in Italia e in Europa
- In quali condizioni si può scegliere di partorire in casa?
- Chi non può partorire in casa?
- Quali sono i vantaggi del parto in casa?
- I rischi del parto in casa
- Le tappe del parto in casa
- Parto in casa, i costi da affrontare
- Le alternative al parto in casa: centri nascita e case di maternità
Parto in casa, una scelta che torna “di moda”
Qualche decennio fa, ai tempi delle nostre nonne e bisnonne, partorire in casa era quasi la norma e ci si recava in ospedale solo nei casi a rischio. Con il passare del tempo questa consuetudine si è invertita: ora nella maggior parte dei casi partorire in ospedale è la regola e c’è solo una minoranza di donne che sceglie di partorire in casa. Questa pratica sta tornando “di moda”, anche se non è corretto parlare di moda, dal momento che si tratta di una pratica scelta in maniera sempre più consapevole da future mamme e papà, che scelgono di avere il proprio bimbo nell’intimità della propria casa ma affidandosi ad ostetriche esperte e nella massima sicurezza per la mamma e per il bambino.
I numeri in Italia e in Europa
La gravidanza e il parto, quando sono fisiologici, cioè in assenza di particolari problemi, sono un evento naturale, che però negli ultimi tempi è stato estremamente medicalizzato, tanto che partorire in casa è un evento raro. I dati raccolti dal rapporto CeDAP (Certificato di assistenza al parto a cura del Ministero della Salute pubblicato nel 2018 e riferito all’anno 2015)[ 1 ] parla infatti di uno 0,1% di nascite avvenute a domicilio o in strutture diverse dagli istituti di cura pubblici.
E in Europa? Il primato dei parti in casa è dei Paesi Bassi, dove attualmente il 16,3% dei parti avviene in casa e l’11,4% in case di maternità. Seguono Inghilterra, Scozia, Galles, Islanda e Svizzera, con percentuali comprese tra il 3 e l’1%.
In quali condizioni si può scegliere di partorire in casa?
Oggi le condizioni di vita sono notevolmente migliorate rispetto ai tempi delle nostre nonne e bisnonne e anche la mortalità legata al parto è notevolmente diminuita. Proprio per questo motivo alcune donne, in Italia e in Europa, sono tornate a scegliere il parto in casa, che però non può essere improvvisato.
Questo evento, infatti, deve essere accuratamente preparato e sono necessarie alcune condizioni perchè sia possibile sceglierlo. Innanzitutto deve ovviamente trattarsi di un parto naturale che non preveda interventi chirurgici come l’episiotomia e il cesareo; in secondo luogo la mamma deve essere considerata a basso rischio durante il parto, cioè si deve prevedere con sufficiente sicurezza che non insorgeranno problemi durante il travaglio. È comunque indispensabile la presenza di un’esperta ostetrica pronta a fronteggiare ogni situazione che si può presentare.
Le linee guida internazionali comprendono tra le candidate per il parto in casa donne di età non superiore ai 35 anni, senza malattie preesistenti o insorte nel corso della gravidanza, con un’età gestazionale compresa tra le 37 e le 41 settimane e con un bambino con presentazione cefalica.
A queste linee guida si aggiungono le indicazione dell’American Academy of Pediatrics, che aggiunge alcuni criteri:
- gravidanza a basso rischio;
- disponibilità di personale certificato che assiste alla nascita, di cui almeno una persona con formazione e attrezzatura necessario all’eventuale rianimazione del bambino;
- una rete di soccorso urgente nel caso di un trasferimento in ospedale.
Chi non può partorire in casa?
Come abbiamo visto, i criteri per partorire in casa sembrano abbastanza rigidi, ma questo è necessario per garantire la salute e la sicurezza di mamma e bambino. Ci sono poi alcune situazione in cui il parto in casa è proibito:
- parto gemellare;
- esperienze precedenti di parti gemellari o di parti difficili;
- pressione alta della mamma;
- problemi di cuore o di diabete della mamma o del bambino;
- problemi di salute del bambino.
Quali sono i vantaggi del parto in casa?
Se si seguono le indicazioni e le raccomandazioni previste, il parto in casa è un evento abbastanza sicuro, che offre alcuni vantaggi. La futura mamma, che si sente a suo agio in un ambiente famigliare, sarà sicuramente più rilassata e sarà inoltre rassicurata dalla presenza di specialisti pronti ad ogni evenienza che si dedicheranno solo a lei.
I rischi del parto in casa
Se la volontà della mamma è quella di partorire in casa, occorre che entrambi i genitori siano consapevoli dei rischi e delle limitazioni che questa scelta potrebbe comportare. Innanzitutto è bene sapere che con il parto in casa sarà impossibile ricorrere all’epidurale per lenire il dolore, dato che questa pratica richiederebbe l’intervento di un anestesista e di un rianimatore. In alternativa si può ricorrere al parto in acqua, che allevia in parte il dolore e facilita il travaglio.
Oltre al rischio (abbastanza contenuto, se si sono rispettati tutti i criteri previsti per il parto in casa) che qualcosa vada storto, bisogna mettere in conto forti dolori e lacerazioni per la mamma.
Tuttavia la Società Italiana di Neonatologia (SIN) afferma che l’ospedale è ancora il posto più sicuro per nascere e avverte che “Il parto a domicilio comporta un rischio aumentato di morte per i neonati perché, in casa, non è possibile controllare attentamente parametri clinici e strumentali e, in caso di emergenza, è più complicato intervenire tempestivamente”.
Le tappe del parto in casa
Se siete decise ad affrontare un parto in casa, in piena sicurezza e nel rispetto delle linee guida che abbiamo visto, la prima cosa da fare è contattare per tempo i professionisti che vi assisteranno in questo importante momento. È bene sapere che le ostetriche che seguono i parti in casa non hanno bisogno di essere iscritte ad albi o associazioni particolari, ma devono ovviamente essere iscritte ai collegi ostetrici provinciali. L’importante è verificare che abbiamo seguito corsi specifici sulle emergenze a domicilio. A questa scelta dovrà seguire la firma del documento di presa in carico definitiva, che obbliga le ostetriche alla reperibilità.
Al momento del parto l’ostetrica arriva ma, se tutto va bene, si limita ad intervenire il meno possibile. Subito dopo la nascita viene favorito il contatto pelle a pelle; l’ostetrica segue tutte le fasi successive al parto per circa 3-5 ore, controllando tutti i parametri di mamma e bambino e verificando che tutto vada bene. Nel frattempo viene avvisato il pediatra, che procederà ad una visita nelle 10-12 ore successive al parto.
Dopo il parto in casa l’ostetrica torna a visitare ogni giorno mamma e bambino per circa 3-5 giorni, per poi diradare le visite fino al decimo giorno dopo il parto circa.
Parto in casa, i costi da affrontare
Il parto in casa prevede dei costi che il Servizio Sanitario nazionale non copre. Il compenso delle ostetriche libere professioniste che vi seguiranno varia dai 1.000 ai 3.500 euro, a seconda della città in cui vi trovate: questo costo in genere comprende la reperibilità, la prestazione vera e propria durante il parto e la visite di controllo durante il puerperio.
A Torino e a Reggio Emilia, però, è possibile appoggiarsi alle strutture ospedaliere, che prevedono il parto a casa assistito da un’ostetrica ospedaliera; in questo caso il servizio è a carico del Servizio Sanitario nazionale.
Alcune regioni come Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Lazio e le province autonome di Bolzano e Trento prevedono invece un rimborso parziale per il parto in casa. Per ottenerlo è necessario fare richiesta con un po’ di anticipo, allegando tutta la certificazione richiesta che certifica il rispetto dei requisiti; dopo il parto bisognerà poi consegnare la fattura emessa dall’ostetrica.
Le alternative al parto in casa: centri nascita e case di maternità
Insieme al parto in casa si stanno facendo strada altre realtà che le donne che non desiderano partorire in ospedale possono prendere in considerazione. Le case di maternità sono delle strutture gestite da ostetriche, che pur non configurandosi come strutture sanitarie sono caratterizzate dalla presenza costante di personale qualificato. Stanno prendendo sempre più piede anche in Italia, dove per ora sono presenti a Milano, in provincia di Varese e di Como, a Torino, a Trieste e a Roma.
I centri nascita, chiamati anche case del parto, sono invece strutture intra-ospedaliere gestite da ostetriche che si trovano fisicamente all’interno di un ospedale. Per ora si trovano presso:
- Ospedale San Martino di Genova;
- Ospedale Careggi di Firenze;
- Ospedale Sant’Anna di Torino;
- Ospedale San Luca di Trecenta (Rovigo);
- Ospedale di Cittiglio (Varese);
- Ospedale Valduce di Como;
- Ospedale universitario di Modena.
Speriamo di aver fatto chiarezza su tanti aspetti del parto in casa. È una scelta che fareste o che avete già fatto? Fatecelo sapere sui nostri canali social!
NOTE
1. Ministero della Salute, Evento nascita, il rapporto CeDAP 2015
Nessun prodotto trovato.