Complicanze durante il travaglio e il parto, cosa sapere? Le complicanze durante il travaglio e il parto sono per fortuna un'evenienza rara e a cui spesso si può ormai porre rimedio. Vediamo cosa sapere sull'argomento.

Complicanze durante il travaglio e il parto, cosa sapere?

Le complicanze durante il travaglio e il parto non sono certo all’ordine del giorno, ma è bene conoscerle, almeno in via del tutto teorica. I controlli sempre più scrupolosi e accurati a cui ci si sottopone durante la gravidanza e personale medico sempre più preparato ed esperto giocano a favore delle future mamme, che nella stragrande maggioranza dei casi avranno parti sicuri per loro e per i loro bimbi. Questo però non mette del tutto al riparo da possibili complicanze durante il parto, che possono insorgere in maniera rapida e improvvisa. Noi di BlaBlaMamma vogliamo aiutarvi a fare un po’ di chiarezza riguardo a tutto ciò che può succedere al momento del parto o subito dopo.

Embolia da liquido amniotico

Si tratta di un evento certamente molto raro; si stima infatti che si verifichi in soli 3 casi ogni 100.000 gravidanze. Tuttavia, pur essendo un’eventualità rara, la sua mortalità è piuttosto alta, sia per la mamma che per il bambino, anche perché di tratta di un’emergenze impossibile da prevedere e difficile da diagnosticare. Si tratta, in breve, di una rara forma di embolia dovuta al passaggio di liquido amniotico nel torrente vascolare materno; nei casi più tipici i segnali a cui fare attenzione sono difficoltà respiratoria, cianosi, emorragia, tachicardia, stato di shock e febbre.

Preeclampsia

La preeclampsia, chiamata anche gestosi, è una condizione legata alla pressione sanguigna materna. È vero che il problema si risolve spontaneamente dopo il parto, ma la situazione deve essere tenuta strettamente sotto controllo perché può diventare davvero rischiosa per mamma e bambino. Le cause non sono ancora del tutto note, ma pare che possa esserne colpita qualunque donna in dolce attesa e proprio per questo è importante saperne riconoscere i sintomi. Nelle sue forme più gravi è raccomandato il parto immediato, a prescindere dalla settimana di gravidanza; in questo caso il bimbo è esposto a tutti i rischi di un parto pretermine.

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Travaglio pretermine

L’inizio del travaglio prima del tempo è una complicanza più o meno grave a seconda del momento in cui avviene. Se questa eventualità si verifica troppo presto, infatti, il bimbo potrebbe non essere del tutto pronto a nascere e andare incontro a problemi più o meno seri. Questa è purtroppo una delle principali cause di morte infantile e di disabilità del sistema nervoso.

Travaglio prolungato

Ci sono diverse cause che possono portare ad un travaglio prolungato, come ad esempio un feto molto grande, una posizione anomala del feto oppure contrazioni uterine troppo deboli e poco frequenti. Se il travaglio sembra durare troppo a lungo si può velocizzare con la somministrazione di ossitocina, mentre se si notano segni di sofferenza fetale si deve valutare la possibilità di intervenire con forcipe e ventosa oppure di procedere con un cesareo.

Parto con forcipe e ventosa

A volte la fase espulsiva del parto rallenta oppure si arresta del tutto anche se la dilatazione è completa e la testa del piccolo ben posizionata. In questa situazione l’ostetrica può decidere di impiegare il forcipe oppure la ventosa. Il forcipe è costituito da due braccia metalliche incrociate: è in pratica una grossa pinza che abbraccia la testa del feto e favorirne la fuoriuscita. Il suo uso non è più così comune, dal momento che sono disponibili strumenti meno invasivi. La ventosa, invece, è una specie di coppa che viene applicata sulla testa del bimbo, permettendo al medico di ruotarla e tirarla, facilitando così l’uscita del bimbo.

Distocia della spalla

In questa circostanza il bimbo si presenta pronto a nascere nella giusta posizione, ma la sua spalla rimane bloccata dietro la sinfisi pubica della mamma dopo che la testolina è già uscita. Questo rende impossibile il parto vaginale e bisogna intervenire tempestivamente. I fattori di rischio in questo caso possono essere un feto molto grande, il diabete gestazionale, l’obesità materna oppure un travaglio molto rapido o, al contrario, prolungato.

Problemi di annidamento in utero della placenta

Questi problemi, in molti casi, si manifestano proprio al momento del parto, quando ci si accorge che la placenta è annidata in profondità nella parete dell’utero. Si può parlare di placenta accreta, increta e percreta, a seconda dal livello di profondità dell’annidamento. In questi casi, durante la fase del secondamento la placenta non viene espulsa e si può verificare un’emorragia importante nella mamma in seguito ai tentativi di staccarla. In questo caso si deve procedere tempestivamente per fermare l’emorragia, procedere con una isterectomia (cioè l’asportazione dell’utero) e con trasfusioni massive di sangue. Questa complicanza può lasciare tracce importanti e permanenti.

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Prolasso del cordone ombelicale

In questo caso durante il parto il cordone ombelicale precede il feto attraverso la vagina e quindi fuoriesce per primo. In questi casi si rende quasi sempre necessario un parto cesareo per scongiurare il rischio che si interrompa l’apporto di sangue al feto.

Emorragia postpartum

Si possono purtroppo verificare complicanze anche dopo il parto vero e proprio. Uno di questi rischi è l’emorragia post partum, che consiste nella perdita di oltre 500 ml di sangue. I fattori di rischio in questo caso possono essere una gravidanza gemellare o un feto molto grande, un travaglio prolungato o al contrario un parto molto rapido oppure l’uso di anestetici rilassanti.

Tutto quello che c’è da sapere sulle complicanze durante il travaglio e il parto dovrebbe ora essere più chiaro. Se avete dubbi o domande potete farcelo sapere sui nostri canali social.