Coliche del neonato: sintomi, cause e rimedi naturali Le coliche neonato possono diventare un incubo per i genitori, che però possono provare a mettere in pratica qualche piccolo consiglio per calmare il proprio bambino.

coliche del neonato

Le coliche del neonato possono trasformarsi in un vero e proprio incubo per i genitori, che si ritrovano spesso di fronte a un pianto improvviso e inconsolabile, senza una causa apparente e senza sapere come intervenire. La scena è comune: il bambino si agita, si irrigidisce, diventa paonazzo, e ogni tentativo di confortarlo sembra non funzionare. È normale sentirsi spaesati e persino preoccupati.

La comparsa delle coliche è però estremamente frequente nei primi mesi di vita e, per quanto intensa possa sembrare, nella maggior parte dei casi non indica un problema di salute né lascia conseguenze sul benessere del piccolo. Si tratta di una fase transitoria, che accompagna molti neonati e che tende a risolversi spontaneamente con la crescita.

Proprio per questo, noi di BlaBlaMamma vogliamo aiutarvi a capire meglio di cosa si tratta, perché compaiono e quali piccoli gesti possono rendere queste giornate più affrontabili, sia per il bambino che per i genitori. Conoscere le coliche neonati, infatti, permette di riconoscerle, gestirle con maggiore serenità e affrontarle con gli strumenti giusti.

Cosa sono le coliche neonato

Con questo termine si fa riferimento ad una crisi di pianto inconsolabile e improvvisa, caratterizzata da un insieme di segnali fisici ben riconoscibili: viso arrossato, addome teso, corpo irrigidito, braccia serrate e gambine flesse verso la pancia. Il bimbo può contorcersi, stringere i pugni, diventare irrequieto e spesso emettere gas intestinali. Proprio per questo motivo vengono comunemente definite anche coliche gassose.[ 1 ]

È una situazione che comprensibilmente genera ansia nei genitori, soprattutto quando il pianto sembra non trovare consolazione nonostante coccole, cambi di posizione o tentativi di distrazione. Tuttavia, è importante sapere che queste manifestazioni rappresentano una fase fisiologica molto comune nei primi mesi di vita.

Le coliche compaiono in genere intorno alla quarta o quinta settimana di vita e seguono un andamento “a picchi”, con episodi più frequenti nel tardo pomeriggio o alla sera. Con la crescita del bambino, il suo sistema gastrointestinale e quello nervoso maturano e diventano più efficienti nella regolazione del comfort e delle emozioni. Per questo motivo la maggior parte dei piccoli vede una naturale riduzione degli episodi entro il terzo mese, fino alla completa risoluzione.

Conoscere questo andamento aiuta i genitori a vivere la fase con maggiore consapevolezza e a distinguere un comportamento fisiologico da un possibile segnale di malessere.

Come capire se il neonato ha le coliche: la regola del tre

Secondo molti pediatri, uno dei criteri tradizionalmente utilizzati per diagnosticare le coliche del neonato è la cosiddetta “regola del tre”, formulata da Wessel. Questo criterio suggerisce che si possa parlare di coliche quando il bambino piange per più di tre ore al giorno, per almeno tre giorni a settimana, e per oltre tre settimane consecutive. Si tratta di un parametro semplice da ricordare e utile per avere un primo orientamento, soprattutto per i genitori alle prese con i dubbi dei primi mesi.

La correlazione tra coliche e pianto prolungato è quindi evidente, anche se oggi questa definizione è considerata da molti specialisti un po’ restrittiva. Molti neonati, infatti, possono manifestare episodi intensi di pianto anche senza rientrare in tutti questi criteri, mentre altri possono avere coliche più “silenziose”, accompagnate più da irrequietezza e tensione addominale che da un pianto prolungato.

A questo proposito, il pediatra Costantino Panza offre una riflessione illuminante: “Questo pianto che può durare anche alcune ore in una giornata, ed è spesso inconsolabile, è chiamato tradizionalmente ‘colica del lattante’. Ora, io non sono d’accordo né sul fatto che pianga, secondo me urla o gorgheggia, e nemmeno sul fatto che sia una colica, e in effetti a oggi non sono presenti prove scientifiche che attestino che tutti i bambini del mondo abbiano nei primi mesi di vita una malattia dell’intestino che li fa piangere“.[ 2 ]

Questa osservazione ricorda quanto il pianto del neonato sia spesso un linguaggio complesso, legato alla maturazione neurologica, alle difficoltà di autoregolazione e al bisogno di contatto. La “regola del tre” rimane quindi uno strumento utile, ma deve essere interpretato con flessibilità e in dialogo con il pediatra, che saprà valutare il quadro generale del bambino.

calmare coliche del neonato

A cosa sono dovute le coliche nei neonati?

Le cause delle coliche dei neonati non sono ancora del tutto chiare e, nonostante decenni di studi, non esiste una spiegazione unica e definitiva. Quello che si sa con certezza è che si tratta di un fenomeno multifattoriale: diversi elementi, fisici, emotivi e ambientali, possono contribuire a scatenare gli episodi di pianto intenso.

Le coliche sono spesso accompagnate dall’emissione di gas intestinali, ma non sempre rappresentano un problema dell’intestino in senso stretto. Anzi, molti bambini che soffrono di coliche non presentano un reale accumulo di aria, e questo ha portato gli esperti a formulare diverse ipotesi, tutte ancora sotto studio:

  • la colica potrebbe essere un modo in cui il neonato comunica un disagio emotivo o sensoriale. Il sistema nervoso è ancora immaturo e il piccolo non ha ancora sviluppato una capacità efficace di auto-consolazione, motivo per cui reagisce con un pianto intenso e prolungato;
  • un’altra teoria ipotizza che alla base delle coliche possa esserci un rapporto psico-relazionale momentaneamente squilibrato tra mamma e bambino. Non si tratta di “colpe”, ma di sensibilità differenti: mamme molto ansiose, affaticate dalla nascita o che hanno vissuto la gravidanza con forte stress potrebbero involontariamente trasmettere tensione al bambino. In questi casi gli episodi di pianto sembrano essere più frequenti;
  • secondo altri le coliche neonati potrebbero essere legate a un eccesso di gas intestinale, dovuto sia all’ingestione di aria durante il pasto (soprattutto se il neonato fatica ad attaccarsi bene al seno o alla tettarella) sia alla naturale produzione di aria nell’intestino. Nonostante ciò, gli studi non hanno dimostrato in modo definitivo che i bambini con coliche abbiano realmente più aria nell’intestino rispetto agli altri;
  • alcuni ricercatori ipotizzano che i neonati soggetti a coliche possano avere una motilità intestinale più vivace, con contrazioni più intense e irregolari. Questa peristalsi “dinamica” potrebbe generare fastidio e quindi un pianto inconsolabile, ma si tratta di un’ipotesi ancora da confermare;
  • secondo teorie più recenti, un ruolo potrebbe essere svolto anche dal microbiota intestinale (l’insieme di batteri presenti nell’intestino): alcuni bambini presentano una flora meno diversificata o più “immatura”, che potrebbe contribuire a una maggiore irritabilità intestinale. Anche questa, però, è una strada ancora in esplorazione scientifica.

Nel complesso, le coliche non sono un segnale di malattia, ma una fase di maturazione che riguarda molti neonati. Capire che le cause possono essere molteplici permette ai genitori di affrontarle con meno ansia e con più consapevolezza.

Coliche neonati, rimedi

Come far passare le coliche ai neonati, quindi? Anche se si tratta di un disturbo molto comune e nella maggior parte dei casi privo di conseguenze, la prima cosa da fare quando il pianto è intenso e frequente è consultare il proprio pediatra. Una valutazione professionale permette di escludere altre condizioni che possono somigliare alle coliche, come il reflusso gastro-esofageo, un accumulo di feci o un’allergia alle proteine del latte vaccino. Il pediatra potrà anche suggerire piccoli accorgimenti nell’alimentazione della mamma o del bambino, se necessario.

In attesa che il disturbo si risolva spontaneamente, solitamente entro i tre mesi, esistono alcuni rimedi semplici e sicuri che possono aiutare il neonato a calmarsi e offrire sollievo durante gli episodi. Ogni bambino è diverso, quindi può essere utile provare più strategie e osservare quali risultano più efficaci:

  • favorire il contatto fisico, che aiuta a regolare il ritmo cardiaco e respiratorio del neonato. Il contatto pelle a pelle, il contenimento tra le braccia o il babywearing possono dare un grande senso di sicurezza e ridurre l’intensità del pianto;
  • massaggi leggeri sulla pancia, effettuati con movimenti circolari in senso orario, possono facilitare il transito dei gas e rilassare la muscolatura addominale. Anche tenerlo a pancia in giù sulle ginocchia, dando piccoli colpetti sulla schiena, può aiutare a liberare l’aria accumulata;
  • un giro in macchina: il movimento costante e il rumore dell’auto hanno un effetto calmante su molti neonati. Lo stesso principio vale per la passeggiata con il passeggino, per i movimenti ritmici tra le braccia o per salire e scendere lentamente le scale mentre si tiene il bambino vicino al petto;
  • ridurre le stimolazioni visive e acustiche, soprattutto nelle ore serali. Una stanza più buia, voci basse e un ambiente tranquillo possono aiutare un neonato molto sensibile a ritrovare la calma;
  • se il bambino lo gradisce, un bagnetto tiepido può allentare la tensione dell’addome e favorire un rilassamento generale, soprattutto nei momenti di maggiore agitazione;
  • alcuni neonati trovano conforto in un rumore bianco a basso volume, come il suono dell’aspirapolvere, del phon o del ventilatore. Questo tipo di suono ricorda quello percepito dal bambino nel grembo materno e ha un effetto rassicurante;
  • mantenere la calma: può sembrare scontato, ma è uno dei passaggi più importanti. I neonati percepiscono immediatamente la tensione dei genitori e potrebbero agitarsi ulteriormente. Un atteggiamento sereno e la consapevolezza che si tratta di un disturbo passeggero possono fare una grande differenza.

Ognuno di questi rimedi non “cura” le coliche, ma può rendere i momenti più difficili meno faticosi per il bambino e più gestibili per i genitori.
babywearing

Coliche dei neonati e Sindrome del Bambino Scosso

Purtroppo può esserci un legame indiretto tra queste due realtà apparentemente molto distanti.[ 3 ] Il pianto inconsolabile del neonato, soprattutto quando dura a lungo e si ripete per diversi giorni, può mettere a dura prova anche i genitori più pazienti. Le coliche rappresentano infatti uno dei fattori di stress più citati nel periodo post partum e possono contribuire, insieme alla stanchezza e agli sbalzi ormonali, allo sviluppo della depressione post partum.

In questa situazione è importante chiedere aiuto, anche a famigliari o amici, ed evitare di cedere alla stanchezza, con il rischio di mettere in pratica comportamenti errati e pericolosi. Tra questi c’è anche la tristemente nota Sindrome del Bambino Scosso (Shaken baby syndrome), che si verifica quando il bimbo viene scosso violentemente nel tentativo di farlo smettere di piangere. Nei bambini molto piccoli la muscolatura del collo non è ancora pienamente sviluppata e la testa è relativamente pesante, quindi questa azione può avere ripercussioni gravissime sul cervello, anche in pochi secondi.

Per questo è fondamentale ricordare che:

  • scuotere un neonato è sempre pericoloso, anche se lo si fa “solo per pochi istanti”;
  • nessun pianto, per quanto intenso, giustifica un gesto di questo tipo;
  • chiedere aiuto quando ci si sente sopraffatti è un atto di responsabilità, non un fallimento.

Se il pianto diventa troppo difficile da gestire, è sempre meglio appoggiare il bambino in un luogo sicuro, allontanarsi per qualche minuto per riprendere fiato, chiamare una persona di fiducia o chiedere supporto al partner o a un familiare. Anche pochi minuti possono fare la differenza e prevenire situazioni rischiose, proteggendo il benessere del bambino e quello dei genitori.

Conclusioni

Le coliche del neonato, pur essendo una delle esperienze più faticose dei primi mesi di vita, rappresentano nella maggior parte dei casi una fase del tutto fisiologica e destinata a risolversi spontaneamente. Il pianto inconsolabile può mettere a dura prova, soprattutto quando si somma alla stanchezza e ai ritmi intensi del periodo post parto, ma conoscere il fenomeno permette di affrontarlo con maggiore consapevolezza e serenità.

È utile ricordare che le coliche non indicano una malattia né una difficoltà nella relazione con il bambino: sono piuttosto il risultato dell’immaturità del sistema nervoso e gastrointestinale, destinata a migliorare nel giro di poche settimane. Nel frattempo, piccoli gesti quotidiani come il contatto fisico, il babywearing, i massaggi o un ambiente più tranquillo possono offrire sollievo al neonato e ai genitori.

Nei momenti più difficili, chiedere aiuto non è solo legittimo, ma fondamentale per preservare il benessere di tutta la famiglia. Con pazienza, informazioni chiare e il sostegno giusto, questa fase impegnativa può essere gestita senza sentirsi soli o inadeguati, in attesa che il naturale sviluppo del bambino porti equilibrio e maggiore tranquillità.

NOTE


1. Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Le coliche del neonato: come affrontarle?
2. Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Le coliche del bambino si curano col fon?
3. Fondazione Umberto Veronesi, Così dal pianto del neonato si capisce se ha le coliche