L’ossitocina è un ormone che viene spesso chiamato “ormone dell’amore”, dal momento che è in grado di stimolare l’attaccamento relazionale, l’empatia e anche il desiderio sessuale. Ma sapevate che svolge un ruolo anche nel momento del parto? Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere sull’ossitocina parto!
Questo affascinante ormone, prodotto dall’ipotalamo e rilasciato dalla ghiandola pituitaria, è fondamentale non solo per le nostre emozioni ma anche per importanti funzioni biologiche come il travaglio e l’allattamento. Scopriamo insieme tutti i suoi effetti straordinari sul corpo della mamma e del bambino.
- Cos’è l’ossitocina e a cosa serve
- Ossitocina parto, cosa sapere?
- Ci sono dei rischi o delle controindicazioni?
- Ossitocina e allattamento
Cos’è l’ossitocina e a cosa serve
L’ossitocina è un ormone che a livello neurologico stimola l’affetto empatico, l’attaccamento e il desiderio sessuale, svolgendo un ruolo molto importante anche nel rapporto tra i genitori e il figlio neonato. Svolge anche diverse funzioni biologiche e psicoattive nell’organismo, agendo in particolar modo sui tessuti dell’utero durante il parto e sui dotti lattiferi delle mammelle durante l’allattamento. In entrambi i casi, la sua produzione viene stimolata da contatti fisici affettuosi o anche dalla sola vista di un bimbo piccolo.
Questo ormone peptidico, composto da nove aminoacidi, viene prodotto nei nuclei paraventricolari e sopraottici dell’ipotalamo e rilasciato attraverso la neuroipofisi nel circolo sanguigno. La sua azione è particolarmente interessante perché agisce sia come neurotrasmettitore nel cervello che come ormone nel resto del corpo.
Nel cervello, l’ossitocina influenza diverse aree chiave:
- L’amigdala, dove regola le emozioni e la paura
- L’ippocampo, coinvolto nella memoria e nell’apprendimento sociale
- Il nucleo accumbens, importante per la motivazione e il piacere
A livello fisico, l’ossitocina ha effetti significativi su:
- La muscolatura liscia dell’utero, provocando le contrazioni
- I dotti lattiferi del seno, facilitando la produzione di latte
- Il sistema cardiovascolare, regolando la pressione sanguigna
- Il sistema immunitario, modulando le risposte infiammatorie
La produzione di ossitocina aumenta naturalmente in risposta a stimoli come:
- Il contatto pelle a pelle
- L’intimità emotiva e fisica
- L’ascolto di voci familiari e rassicuranti
- La stimolazione dei capezzoli durante l’allattamento
- Le carezze e i massaggi
Questi meccanismi spiegano perché l’ossitocina è così importante non solo durante il parto e l’allattamento, ma anche nella creazione dei legami affettivi e nella regolazione dello stress. Un ambiente sereno e accogliente durante il parto può favorire la produzione naturale di questo ormone, contribuendo a un’esperienza più positiva per la mamma e il bambino.
Ossitocina parto, cosa sapere?
Al momento del parto l’ossitocina svolge un ruolo davvero importante, dal momento che provoca le contrazioni delle cellule muscolari lisce uterine, favorendo così l’espulsione del feto. Questo avviene in maniera spontanea nel parto naturale, ma il ruolo di questo ormone è importante anche in caso di parto indotto con ossitocina o pilotato. In questo caso, infatti, il personale medico inietta alla partoriente in maniera graduale e in quantità controllate dell’ossitocina sintetica, che ha il compito di favorire il movimento dei muscoli uterini dando il via al travaglio e stimolando le contrazioni. L’uso dell’ossitocina nell’induzione al parto è una delle soluzioni migliori quando la cervice uterina è già dilatata e assottigliata: la sua somministrazione, infatti, permetterà di stimolare e di rendere più regolari le contrazioni e di facilitare la nascita del neonato.
Durante il parto naturale, l’ossitocina viene rilasciata dal corpo della madre seguendo un ritmo preciso e delicato, con picchi che si verificano ogni pochi minuti. Questo meccanismo naturale permette all’utero di alternare efficacemente fasi di contrazione e rilassamento, consentendo alla madre di recuperare le energie tra una contrazione e l’altra. Man mano che il travaglio procede, la produzione di ossitocina aumenta gradualmente, raggiungendo la sua massima intensità proprio durante la fase finale del parto.
Nei casi in cui sia necessario ricorrere all’ossitocina sintetica, il processo viene seguito con estrema attenzione dal personale medico. I medici monitorano costantemente non solo il battito cardiaco del bambino, ma anche l’intensità e la frequenza delle contrazioni, oltre alla progressiva dilatazione del collo dell’utero. Questa attenta supervisione è fondamentale per garantire la sicurezza sia della madre che del nascituro.
La decisione di procedere con l’induzione del parto può essere presa per diverse ragioni cliniche. Può rendersi necessaria quando la gravidanza si protrae oltre il termine previsto, in caso di rottura anticipata delle membrane, o quando il travaglio spontaneo procede troppo lentamente. Prima di iniziare la somministrazione, i medici valutano attentamente le condizioni del collo dell’utero attraverso il “punteggio di Bishop”, che considera diversi fattori come la dilatazione, la consistenza e la posizione della cervice. Questa valutazione preliminare è cruciale per scegliere il momento più opportuno per l’induzione, massimizzando le possibilità di un parto sicuro e naturale.
Ci sono dei rischi o delle controindicazioni?
L’ossitocina sintetica che viene utilizzata per indurre le contrazioni viene somministrata alla partoriente per via endovenosa in maniera graduale e controllata proprio per evitare che si verifichino effetti collaterali. Si tratta della soluzione migliore per evitare i rischi che derivano da un travaglio troppo prolungato o da una gravidanza che si protrae troppo a lungo, ma ci sono comunque alcuni effetti collaterali di cui tenere conto. Questo ormone, ad esempio, fa contrarre l’utero in maniera più veloce e più intensa, provocando così contrazioni molto più dolorose. Il corpo della mamma, inoltre, non riesce ad adattarsi così in fretta, percependo maggiormente il dolore.
Bisogna poi non sottovalutare il fatto che lo sforzo provocato dalle contrazioni dovute all’ossitocina somministrata in quantità troppo elevate potrebbe essere tanto intenso da “bloccare” i muscoli dell’utero, che potrebbero smettere di contrarsi rendendo così necessario un parto cesareo. Infine, la somministrazione di ossitocina durante il parto potrebbe avere l’effetto collaterale di ridurre il ritmo cardiaco del bambino, aspetto che quindi deve essere tenuto costantemente monitorato dal personale medico.
È importante sapere che l’uso dell’ossitocina sintetica richiede particolari precauzioni in alcune situazioni specifiche. Per esempio, nei casi di gravidanze multiple, presentazione podalica del feto, o in presenza di cicatrici uterine da precedenti cesarei, il suo utilizzo deve essere attentamente valutato. Anche in caso di placenta previa o di altre anomalie placentari, l’induzione con ossitocina potrebbe essere controindicata.
Per minimizzare i rischi, il personale medico segue protocolli molto precisi nella somministrazione. Si parte sempre con dosi minime che vengono aumentate gradualmente solo se necessario, monitorando attentamente la risposta dell’organismo materno. Durante tutto il processo, vengono controllati regolarmente i parametri vitali sia della madre che del bambino, prestando particolare attenzione alla frequenza e all’intensità delle contrazioni.
In alcuni casi, per gestire il dolore più intenso causato dall’ossitocina sintetica, si può ricorrere all’analgesia epidurale. Questa tecnica permette alla madre di affrontare le contrazioni più forti mantenendo comunque il controllo del proprio corpo durante il travaglio. È fondamentale ricordare che ogni donna risponde in modo diverso all’ossitocina sintetica, per questo il monitoraggio costante e la personalizzazione del dosaggio sono aspetti cruciali per la sicurezza del parto indotto.
Ossitocina e allattamento
L’ossitocina ha un ruolo anche dopo il parto, al momento dell’allattamento. Questo ormone, infatti, interviene per aumentare la produzione di latte e per facilitarne l’eiezione mentre il bambino succhia. Non per niente, poi, viene chiamato “l’ormone dell’amore”: la sua produzione aiuterà a costruire il rapporto unico e speciale che lega mamma e bambino!
Durante l’allattamento, l’ossitocina agisce attraverso quello che viene chiamato “riflesso di eiezione” o “riflesso di emissione”: quando il bambino succhia il capezzolo, vengono inviati segnali al cervello che stimolano il rilascio di questo ormone. L’ossitocina fa contrarre le cellule muscolari che circondano i dotti lattiferi, permettendo al latte di fluire verso il capezzolo. Questo processo può essere percepito da alcune mamme come una sensazione di formicolio o di lieve pressione al seno.
Ma c’è di più: l’ossitocina rilasciata durante l’allattamento non solo facilita la produzione di latte, ma contribuisce anche al benessere psicofisico della mamma. Infatti, questo ormone aiuta l’utero a tornare alle dimensioni pre-gravidanza, riduce il rischio di emorragie post-partum e favorisce il rilassamento. Inoltre, durante le poppate, l’ossitocina aiuta la mamma a sentirsi più calma e serena, riducendo l’ansia e lo stress.
Il contatto pelle a pelle con il bambino, gli sguardi, il suo odore e persino il suo pianto sono tutti stimoli che favoriscono il rilascio di ossitocina. Ecco perché è così importante creare un ambiente tranquillo e confortevole durante l’allattamento: lo stress e l’ansia possono interferire con il rilascio di questo prezioso ormone e, di conseguenza, con il flusso del latte. Un ambiente sereno, invece, favorirà non solo una migliore produzione di latte ma anche lo sviluppo di quel legame speciale e profondo tra mamma e bambino che renderà l’esperienza dell’allattamento ancora più preziosa.
Tutto ciò che riguarda l’ossitocina parto indotto dovrebbe ora essere più chiaro. Avete dubbi o domande? Fatecelo sapere sui nostri canali social!
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