Mutismo selettivo dei bambini: di cosa si tratta e come riconoscerlo Il vostro bambino chiacchiera senza problemi, ma in alcune situazioni sembra incapace di dire una parola? Potrebbe trattarsi di mutismo selettivo: vediamo di cosa si tratta.

Mutismo selettivo dei bambini: di cosa si tratta e come riconoscerlo

Il vostro bimbo, che chiacchiera senza problemi con voi e con i vostri amici più cari, in alcuni contesti non riesce a tirare fuori una parola? Potrebbe trattarsi di semplice timidezza oppure di mutismo selettivo, un disturbo di ansia sociale che riguarda nella maggior parte dei casi bambini e ragazzi in età evolutiva. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere sul mutismo selettivo dei bambini.

Cos’è il mutismo selettivo?

Il mutismo selettivo dei bambini non è un disturbo del linguaggio e non dipende da deficit dell’udito o intellettivi: questi bambini, infatti, sono perfettamente in grado di parlare in contesti in cui si sentono a loro agio, per poi rinchiudersi nel loro mutismo quando si trovare in determinati contesti sociali, soprattutto quando il bambino si trova in presenza di estranei o in una situazione per lui stressante. Si definisce quindi come un disturbo di ansia sociale e colpisce principalmente bimbi e ragazzi nell’età evolutiva.

Le cause del mutismo selettivo

È importante tenere a mente che chi soffre di mutismo selettivo non sceglie di rimanere in silenzio, ma in alcune situazioni è letteralmente incapace di proferire parola: è per questo che un bimbo o un ragazzo in questa condizione non deve essere forzato o rimproverato. Le cause del mutismo selettivo dei bambini non sono ancora del tutto accertate, ma pare assodato che ansia e stress giochino un ruolo fondamentale. Chi soffre di questa condizione, infatti, non riesce a parlare in un contesto in cui non si sente a proprio agio: per un bambino può essere ad esempio la scuola, una festa di compleanno oppure un’occasione in cui siano presenti molte persone che non conosce. In questi casi, l’ansia di dover parlare in un contesto che mette a disagio può causare un vero e proprio blocco, accompagnato da una sgradevole sensazione di ansia o addirittura di panico.
Possono poi concorrere diversi altri fattori, come ad esempio una predisposizione genetica all’ansia, un carattere particolarmente chiuso e introverso, la tendenza ad isolarsi e a preferire la solitudine. Il mutismo selettivo è comunque considerato abbastanza raro, anche se c’è la possibilità che non sempre venga diagnosticato correttamente; è più facile trovarsi di fronte ad una situazione di mutismo transitorio in risposta ad eventi traumatici o percepiti come tali dal bambino o dal ragazzo.

Mutismo selettivo dei bambini di cosa si tratta e come riconoscerlo2

I sintomi principali

I primi sintomi del mutismo selettivo possono comparire già verso i 2 o i 3 anni, ma anche molto dopo, verso i 10 – 12 anni. Possono essere considerati campanelli d’allarme comportamenti come:

  • volto inespressivo;
  • tendenza a manifestare paura in situazioni di disagio;
  • non rispondere alle domande o rispondere solo in modo non verbale;
  • tendenza ad isolarsi e a non interagire con i compagni;
  • difficoltà a mangiare di fronte agli altri o a chiedere di andare in bagno in luoghi pubblici;
  • difficoltà a chiedere aiuto quando sono feriti;
  • un apparente atteggiamento di sfida quando in realtà sono paralizzati dall’ansia.

Mutismo selettivo, cosa fare?

Spesso il mutismo selettivo è transitorio ed è difficile che, una volta risolto, si ripresenti a distanza di tempo. Ad ogni modo, non bisogna trascurare il problema: meglio rivolgersi tempestivamente ad uno specialista, in modo che il problema possa essere affrontato in maniera corretta da subito, con possibilità molto maggiori di lasciarselo alle spalle in breve tempo. In base alla severità del disturbo lo specialista potrà suggerirvi come comportarvi; in generale, però, non si deve rimproverare il bambino nei momenti in cui tace, ma piuttosto lodarlo quando riesce a vincere il suo blocco e fargli capire che siamo felici di sentirlo parlare. Ci vogliono quindi pazienza e comprensione: è sconsigliato anche fare troppe pressioni sul bambino, dal momento che questo atteggiamento potrebbe avere l’effetto opposto.

Piccole strategie da mettere in pratica fin da subito possono essere:

  • creare un ambiente confortevole, in cui il bambino si senta a suo agio e libero di esprimersi;
  • puntare su attività che possano migliorare l’autostima e la sicurezza in se stesso del bambino;
  • coinvolgerlo in attività di gruppo, ma senza obbligarlo a parlare;
  • rinforzare positivamente i momenti in cui partecipa alle attività;
  • proporre esercizi di rilassamento mentale e muscolare per aiutare a tenere sotto controllo l’ansia;
  • accontentarsi di piccoli progressi, come ad esempio la risposta ad una domanda con un semplice gesto, poi con parole e infine con piccole frasi.

Specialisti, genitori, parenti e insegnanti dovranno essere coinvolti in questo percorso, che in questo modo sarà più agevole e coronato dal successo.

Speriamo che questo argomento sia ora più chiaro. Avete dubbi o domande? Parliamone sui nostri canali social!