Poche settimane prima del parto il bimbo dovrebbe cominciare a mettersi nella posizione giusta per venire al mondo, cioè con la testa rivolta verso il canale del parto. Ci sono però dei casi in cui ciò non avviene e quindi il bimbo si presenta in posizione podalica, cioè con i piedi verso il basso. Cosa fare? Uno dei metodi alternativi e non invasivi per invitarlo a girarsi è la moxa in gravidanza: noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere.
- Cos’è la moxa?
- In cosa consiste la moxibustione in gravidanza
- Come si esegue?
- La moxa in gravidanza funziona?
- Ci sono controindicazioni?
Cos’è la moxa?
La moxa ha origini antichissime e affonda le sue radici nella medicina tradizionale cinese. Si tratta di una sorta di sigaro di artemisia (un’erba medicinale) con il quale si mette in pratica la tecnica della moxibustione. Questa consiste nella stimolazione attraverso la moxa calda di determinati punti del corpo che corrispondono agli organi interni sui quali si vuole agire.
In cosa consiste la moxibustione in gravidanza
La moxa in gravidanza si può prendere in considerazione quando a poche settimane dal parto il bimbo è ancora in posizione podalica e si rischia quindi di dover ricorrere ad un parto cesareo. Bisogna infatti sapere che durante la gravidanza il bimbo si muove nel liquido amniotico, cambiando spesso posizione. Intorno alla 30esima settimana, però, dovrebbe girarsi con la testa verso il canale del parto in modo da essere nella posizione più naturale per venire al mondo. Il feto ha tempo di girarsi fino alla 34esima settimana al massimo, perché poi potrebbe non avere più lo spazio sufficiente per farlo. Ci sono diverse tecniche per stimolare il bimbo podalico a girarsi: alcune sono semplici “rimedi della nonna” che possono avere scarsa o nulla utilità o addirittura mettere a rischio la salute di mamma e bambino; altre, come la manovra di rivolgimento, deve essere eseguita solo dalle mani esperte di un ginecologo.
La moxa in gravidanza è un metodo che, pur rientrando tra le tecniche alternative, ha dimostrato una certa efficacia e, soprattutto, è assolutamente priva di rischi per mamma e bambino. Consiste nello scaldare con la moxa, cioè un bastoncino di artemisia, l’estremità esterna del mignolo del piede della futura mamma. Questo punto corrisponde alla meridiana della vescica e la sua stimolazione sembrerebbe incoraggiare il bimbo a girarsi. Questo tentativo dovrebbe essere fatto dalla 32esima alla 37esima settimana di gravidanza al massimo.
Come si esegue?
Ci sono diverse tecniche di moxibustione. Una delle più usate è quella che viene detta “a becco d’uccello”, che consiste nell’avvicinare la moxa calda alla punta del mignolo del piede e poi allontanandolo appena la donna sente il calore. Nel corso del trattamento, la futura mamma dovrebbe stare sdraiata, possibilmente con dei cuscini sotto al bacino in modo da mettersi in una posizione leggermente sollevata che inviti il bimbo a girarsi. Questo gesto viene eseguito per circa 10 o 15 minuti alternando i piedi, ripetendo il trattamento per alcuni giorni. Durante questo periodo deve essere eseguito un monitoraggio ecografico per verificare se il bambino si è girato.
La moxa in gravidanza funziona?
Molti esperti sono concordi nel ritenere la moxa in gravidanza una tecnica abbastanza efficace per far girare un bambino podalico ed evitare così il parto cesareo. Pare infatti che abbia un’efficacia del 70% circa, a patto che sia eseguita da un operatore esperto e specializzato che sappia individuare i punti giusti e agire correttamente.
Ci sono controindicazioni?
La moxibustione non è dolorosa né invasiva e non ha particolari controindicazioni: se non dovesse funzionare non mette comunque a rischio la salute di mamma e bambino. Se ne sconsiglia però l’uso in caso di gravidanza gemellare, se si è troppo vicini al termine o se la mamma soffre di infiammazioni, placenta previa, diabete e ipertensione.
Conoscevate già l’uso della moxa in gravidanza? La provereste? Se avete dubbi, domande o esperienze da raccontare potete farcelo sapere sui nostri canali social.