Amnioressi, cosa c’è da sapere sulla rottura delle acque? La rottura delle acque viene chiamata anche amnioressi ed è il segnale che il bimbo sta per venire al mondo. Può essere provocata anche artificialmente in alcuni casi: vediamo cosa sapere.

Amnioressi, tutto quello che c'è da sapere sulla rottura delle acque

La rottura delle acque è un evento che indica in maniera inequivocabile che il bimbo sta per venire al mondo. Consiste, come tutte le future mamme sanno bene, nella rottura delle membrane che contengono e proteggono il bimbo e nella conseguente fuoriuscita del liquido amniotico. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere sulla rottura delle acque, chiamata anche con il termine tecnico di amnioressi.

Cos’è l’amnioressi

La rottura delle acque indica senza ombra di dubbio che è giunto il momento di andare in ospedale. Dal punto di vista medico si tratta della lacerazione delle membrane che per nove mesi avvolgono il bimbo, tenendolo immerso nel liquido amniotico che lo protegge dal mondo esterno. È proprio il liquido amniotico che fuoriesce in maniera abbondante o più modesta dalla vagina a farci capire che è avvenuta la rottura di queste membrane. In alcuni casi la lacerazione delle membrane può essere provocata da medici e ostetrici in alcune circostanze ben precise e in questo caso viene chiamata amniotomia.

Quando si verifica la rottura delle acque?

L’amnioressi si verifica in genere durante il travaglio e non al suo inizio. In alcuni casi si può però verificare anche all’inizio del travaglio; si parla così di rottura prematura delle membrane. Nella maggior parte dei casi la rottura delle membrane è spontanea, ma in alcuni casi specifici può essere provocata in maniera artificiale e prende il nome di AROM (artificial rupture of membranes).

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Quando è necessario praticare l’amnioressi iatrogena?

La rottura artificiale delle membrane è un intervento delicato, che deve essere effettuato esclusivamente da medici e ostetrici in un ambiente idoneo e solo in circostanze particolari, anche se in passato questa pratica era molto più diffusa e utilizzata anche quando non ce n’era particolare necessità, ma solo per accelerare il travaglio. Ora viene ritenuta una tecnica aggressiva e non priva di possibili conseguenze sia a livello fisico che psicologico, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito che l’amniotomia non deve essere eseguita di routine. Dovrebbe essere eseguita solo in questi casi:

  • per indurre o accelerare il travaglio se ci sono segni di sofferenza fetale;
  • per verificare che il liquido amniotico sia tinto o meno;
  • per posizionare, in alcuni specifici casi, dei dispositivi interni per il monitoraggio fetale.

Se il battito del bimbo è forte e regolare e le cose sembrano procedere bene, allora la cosa migliore è aspettare che le membrane si rompano spontaneamente, monitorando con discrezione le condizioni di mamma e bambino.

Come si effettua l’amniotomia?

L’amniotomia è un intervento che deve essere eseguito in maniera chirurgica da medici e ostetrici e solo, come abbiamo visto, in determinate condizioni. Viene effettuata con l’aiuto di un apposito uncino in plastica, con il quale si “aggancia” il sacco amniotico, tirando fino a che non si lacera, provocando la rottura delle acque. Per mamma e bambino l’operazione è assolutamente indolore.

Amnioressi, tutto quello che c'è da sapere sulla rottura delle acque

Conseguenze e controindicazioni

La rottura delle acque provoca la produzione di prostaglandine, che stimolano le contrazioni uterine e quindi accelera il processo del parto. In alcuni casi specifici la rottura artificiale delle membrane è necessaria per la salute di mamma e bambino, ma ci sono una serie di controindicazioni di cui tenere conto, anche su questo punto i pareri non sono del tutto concordi. Questa pratica, ad esempio, è assolutamente da evitare in donne con epatite B, epatite C e infezione da HIV, in quanto aumenterebbe il rischio di esporre il bimbo a questi patogeni.
Nel caso di travaglio indotto con amnioressi, poi, pare che aumenti il rischio di prolasso del cordone ombelicale e di infezioni. Il travaglio, infine, rischia di rivelarsi più doloroso per la donna e con una probabilità più alta di arrivare ad un parto cesareo.
Dal punto di vista psicologico, l’amnioressi artificiale può limitare la capacità della partoriente di gestire il dolore e lo stress, con la possibilità di provocare un trauma molto profondo.

Tutto ciò che riguarda l’amnioressi dovrebbe ora essere più chiaro. Avete dubbi, domande o esperienze da raccontare? Fatecelo sapere sui nostri canali social!