Come genitore, può essere incredibilmente frustrante trovarsi di fronte dei bambini che non ascoltano quello che diciamo loro di fare, e che quasi sempre fanno l’esatto contrario di quello che vorremmo. Ed è ancora più frustrante quando ci sembra di aver provato qualsiasi soluzione, qualsiasi metodo, dal più gentile e amorevole al più fermo e duro, eppure niente sembra funzionare.
Se questa situazione vi è familiare, non disperate! Innanzitutto è bene sapere che si tratta di un problema comune alla maggior parte dei genitori, quindi non c’è niente di strano nel comportamento di un bambino di 2 anni che non ascolta.
Ci sono poi alcuni esercizi che potete fare per aiutare i vostri piccoli a imparare ad ascoltare meglio, e come vedremo si tratta principalmente di esercizi che prevedono una gestione delle proprie parole che non crei confusione in quello che in fin dei conti resta sempre un bambino di 2 o 3 anni.
Vediamo insieme quindi come fare per farci ascoltare dai nostri bambini.
- 3 Esercizi da fare per farsi ascoltare dai figli
- Cosa fare se i bambini continuano a non ascoltare?
- Avere le giuste aspettative
- Conclusioni
3 Esercizi da fare per farsi ascoltare dai figli
1. Usare indizi visivi
Un modo per aiutare i nostri bambini a capire quello che stiamo dicendo è quello di usare spunti visivi insieme alle parole. Ad esempio, se vogliamo che nostro figlio raccolga i suoi giocattoli, possiamo mostrargli cosa vuoi dire raccogliendo noi stessi un giocattolo.
Possiamo anche usare dei gesti con le mani o indicare ciò che vogliamo che faccia. Questo aiuterà il bambino a capire cosa stai dicendo e renderà più probabile che si adegui alle nostre richieste.
Non dimentichiamo mai infatti che per quanto possiamo sforzarci di parlare in maniera chiara e comprensibile un bambino di 2 o 3 anni non avrà ancora tutti gli strumenti per comprendere la comunicazione verbale, e un aiuto visivo può essere utilissimo per facilitare la comprensione
2. Dare una scelta
Quando chiediamo ai nostri figli di fare qualcosa, sarebbe sempre utile dare la possibilità di scegliere quando fare quello che chiediamo.
Ad esempio, invece di dire “È ora di fare il bagnetto”, sarebbe meglio provare a dire “Vuoi fare il bagno adesso o tra 5 minuti?”, oppure ancora meglio “Vuoi fare il bagno adesso o dopo che abbiamo letto una storia/sentito una canzone”.
Dando loro la possibilità di scegliere, si sentiranno più padroni della situazione e più propensi a collaborare con noi. Si tratta ovviamente di scelte molto limitate, e devono essere sempre scelte “chiuse”, quindi con due opzioni che per noi vanno bene ugualmente.
Quindi, ritornando all’esempio precedente, evitiamo di dire “Quando vuoi fare il bagnetto?” perché si tratterebbe di una domanda troppo vaga, fatta a un bambino che ha una concezione del tempo diversa dalla nostra.
Questo significa ovviamente anche cercare di non ridursi all’ultimo nel fare le cose, ma quando possibile avere quei 5 minuti extra per consentire ai nostri piccoli di scegliere.
3. Essere coerenti
Se vogliamo che i nostri figli ci ascoltino, è importante essere coerenti nel modo in cui gli parliamo e nelle aspettative che abbiamo nei confronti del loro comportamento.
I bambini si nutrono di routine e prevedibilità, quindi più saremo coerenti nelle nostre richieste e più sarà facile per loro capire cosa stiamo dicendo ed eseguire ciò che gli abbiamo chiesto di fare.
Se abbiamo detto al bambino che farà il bagnetto dopo aver cenato la sua aspettativa sarà quella, e sarà molto difficile fare in modo che accetti il cambiamento. Quello che per noi è logico, come ad esempio accorgersi che per quel giorno l’organizzazione del tempo è migliore facendo il bagnetto prima di cena, per i piccoli è un cambiamento ingiustificato della routine o della promessa fatta in precedenza.
Quindi ogni cambiamento va spiegato, quando possibile con anticipo, possibilmente aggiungendo una motivazione che possa essere comprensibile per i piccoli. Sempre nell’esempio del bagnetto si potrebbe quindi dire “Questa sera faremo il bagnetto prima della cena così prima di andare a dormire avremo più tempo, e ti potrò leggere due storie invece di una”.
In questo modo il cambio di programma avrà un senso nella loro testa, e sarà più facile che venga accettato senza troppe proteste.
Cosa fare se i bambini continuano a non ascoltare?
Utilizzare spunti visivi, dare loro delle scelte ed essere coerenti sono tutti ottimi modi per aiutare i nostri piccoli a imparare ad ascoltare meglio, ma non sono delle formule magiche.
Lo stato d’animo del bambino in uno specifico momento della giornata, il suo grado di stanchezza e altri fattori possono influenzare la sua risposta, in maniera che nessun genitore può prevedere.
Comunicare in maniera chiara però permette di minimizzare le influenze di fattori esterni, e soprattutto allena i nostri piccoli a instaurare un dialogo con noi, a instaurare un tipo di comunicazione che si possa consolidare nel tempo, dando risultati sempre migliori con il passare delle settimane e dei mesi, costruendo un terreno comune per quando saranno più grandi.
Avere le giuste aspettative
È comunque sempre da tenere in considerazione quali sono le reali capacità di ascolto e di comprensione dei bambini in questa fase della loro crescita, per evitare di avere aspettative errate e magari caricarli di pressioni inutili o addirittura dannose.
A 2 anni, le capacità di ascolto e comprensione dei bambini sono ancora in fase di forte sviluppo. Possone comprendere semplici richieste, come “Per favore, metti via il tuo giocattolo”, e possono essere in grado di rispondere a semplici domande su loro stessi, come ad esempio “Come ti chiami?”.
È però molto probabile che non siano ancora in grado di seguire indicazioni o richieste più complicate, come “Per favore, metti via il tuo giocattolo e poi vieni a lavarti le mani per la cena”, e non sono sicuramente in grado di rispondere a domande più astratte, che sfuggono a quella che è la loro esperienza personale.
A 3 anni, le capacità di ascolto e comprensione dei bambini sono invece già aumentate in modo significativo. Dovrebbe essere in grado di seguire indicazioni più complicate, come quella citata poco fa, e dovrebbero anche essere in grado di rispondere a domande più astratte con relativa facilità.
Inoltre, saranno probabilmente in grado di conversare con gli altri, facendo a loro volta delle semplici domande, e ad esempio quando chiederete loro di andare a lavarsi le mani potrebbero iniziare a chiedervi il perché.
Conclusioni
In conclusione ricordiamoci quindi sempre che la capacità di ascolto e comprensione dei bambini di 2 e 3 anni è in costante sviluppo. Come genitori, possiamo favorire questo sviluppo parlando spesso con i nostri figli, dando loro risposte che siano chiare e comprensibili, ponendo loro domande e incoraggiandoli a fare lo stesso.
Con il tempo e la pazienza, le loro capacità continueranno a crescere e presto vi ritroverete ad avere conversazioni approfondite su argomenti inaspettati e a volte anche molto buffi.
Cosa ne pensate? Quali sono le più grandi difficoltà che incontrate nel farvi ascoltare dai vostri bambini? Vi aspettiamo sui nostri canali social per discuterne insieme.