Una futura mamma nutre spesso qualche preoccupazione per la propria salute e per quella del proprio bimbo. Tra queste c’è anche la paura della toxoplasmosi in gravidanza, su cui spesso c’è ancora un po’ di confusione, alimentata anche da false credenze che sono difficili da estirpare. Noi di BlaBlaMamma vogliamo aiutarvi a fare un po’ di chiarezza per vivere il periodo della gravidanza nella maniera più serena possibile.
- Cos’è la toxoplasmosi
- Quali sono i sintomi toxoplasmosi in gravidanza
- I rischi della toxoplasmosi in gravidanza
- Toxo test, lo screening della toxoplasmosi
- Come prevenire la toxoplasmosi in gravidanza?
- Gatti e gravidanza, cosa sapere
Cos’è la toxoplasmosi
La toxoplasmosi è una zoonosi causata da un microorganismo, chiamato Toxoplasma Gondii, che può infettare moltissimi animali – che siano mammiferi, rettili, molluschi o uccelli – e trasmettersi da una specie all’altra attraverso carne infetta. Si trova anche nelle feci di gatto o nel terreno in cui abbia defecato un animale infetto.
Quali sono i sintomi toxoplasmosi in gravidanza
Nell’infezione da Toxoplasma Gondii è possibile distinguere due fasi:
- la toxoplasmosi primaria, caratterizzata da settimane o mesi in cui il parassita si può individuare nel sangue e nei linfonodi in forma infettante. È la fase sintomatica, che si manifesta con stanchezza, mal di testa, linfoghiandole ingrossate, mal di gola, sensazione di “ossa rotte”, febbre e ingrossamento di fegato e milza. Ci sono poi casi di toxoplasmosi primaria con sintomi gravi come infiammazione degli occhi e dell’encefalo;
- nella toxoplasmosi postprimaria sono invece assenti i sintomi, ma il parassita è presente nei muscoli e nel cervello, pronto a manifestarsi di nuovo in caso di abbassamento delle difese immunitarie.[ 1 ]
I rischi della toxoplasmosi in gravidanza
Contrarre la toxoplasmosi in gravidanza comporta gravi rischi, dal momento che l’infezione può arrivare al feto attraversando la placenta.
Se la toxoplasmosi in gravidanza non viene curata, l’infezione può quindi provocare ritardo nella crescita intrauterina, nascita prematura, aborto spontaneo o morte in utero.
Se l’infezione viene contratta nel primo trimestre di gravidanza, le possibilità di passarla al feto sono più basse, ma le conseguenze sugli organi in formazione saranno piuttosto gravi, mentre nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza ci sono più probabilità che l’infezione si trasmetta al feto, ma con possibili conseguenze meno gravi perché il feto è già quasi completamente formato.
Se invece l’infezione viene contratta prima della gravidanza in genere non viene trasmessa al feto perché la futura mamma ha sviluppato un’immunità permanente; in ogni caso, se si sta programmando una gravidanza, sarebbe meglio aspettare almeno sei mesi dall’infezione.[ 2 ]
Toxo test, lo screening della toxoplasmosi
C’è un semplice esame del sangue, chiamato toxo test, che permette di classificare le donne come protette, suscettibili o a rischio individuando la presenza o l’assenza di anticorpi. Se la donna risulta protetta, il test non viene più ripetuto, mentre se risulta suscettibile questo esame deve essere ripetuto almeno altre due volte nel corso della gravidanza per escludere che abbia contratto l’infezione proprio in questo periodo. Se l’infezione è invece confermata si procede con test sierologici più approfonditi per accertare la diagnosi e programmare una terapia e far seguire il nascituro in un centro specializzato per almeno tutto il primo anno di vita, anche in assenza di sintomi.
Come prevenire la toxoplasmosi in gravidanza?
Una futura mamma deve stare molto attenta a non contrarre questa infezione. Non esiste un vaccino, quindi bisognerà seguire una serie di accortezze per garantire il benessere di mamma e bambino.
Alcuni studi hanno dimostrato che tra le principali fonti di infezione per le donne in gravidanza c’è la carne poco cotta: dal 30 al 63% dei casi la causa è proprio questa[ 1 ]. Non è però l’unica: bisognerebbe anche:
- evitare la manipolazione di carne cruda (oppure lavarsi bene le mani);
- lavare attentamente gli utensili che sono venuti a contatto con la carne cruda;
- oltre alla carne cruda bisognerebbe evitare anche salumi crudi come, ad esempio, salame, prosciutto, salsiccia, bresaola, capocollo e così via;
- evitare di mangiare uova fresche crude;
- evitare di bere latte crudo non pastorizzato;
- lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo;
- fare attenzione alla manipolazione della terra di orti e giardini in cui possono aver defecato animali infetti (anche in questo caso è necessario lavare bene le mani oppure indossare dei guanti).
Gatti e gravidanza, cosa sapere
Si parla spesso della toxoplasmosi gatto, e a ragione: le feci del gatto possono infatti trasmettere l’infezione. Negli anni, però, si è molto ridimensionata l’attenzione nei confronti dei gatti domestici, che in passato venivano spesso allontanati in caso di gravidanza della proprietaria. Si ritiene infatti che i gatti domestici, alimentati con scatolette e croccantini e la cui lettiera viene pulita quotidianamente, non rappresentino un grosso rischio per la gestante. Il vero serbatoio del parassita è rappresentato dai gatti randagi, che si infettano cacciando piccoli animali che possono essere infetti e che poi defecano nel terreno: le cisti del parassita si schiudono dopo tre giorni e possono rilasciare toxoplasma per diverse settimane. Nonostante questo, è bene osservare qualche precauzione anche nei confronti del gatto di casa:
- affidare ad altre persone la pulizia della lettiera oppure utilizzare guanti monouso per l’operazione, lavando comunque accuratamente le mani subito dopo;
- tenere lontano il gatto dalle zone dove si conservano e si preparano i cibi;
- evitare che il proprio gatto entri in contatto con gatti randagi;
- non toccare gatti randagi.
Speriamo che il delicato argomento della toxoplasmosi in gravidanza sia ora più chiaro; in caso di dubbi o domande potete farcelo sapere sui nostri canali social.
NOTE
1. Istituto Superiore di Sanità, Toxoplasmosi
2. Nurse24, Toxoplasmosi in gravidanza