Lallazione del neonato, quando inizia? Avete presente quando il bimbo comincia a ripetere le prime sillabe? Anche se siamo ancora lontani dalle prime parole, il periodo della lallazione è molto importante: ecco cosa sapere.

lallazione

Uno dei momenti più emozionanti per i genitori è quello in cui il loro bimbo comincia a dire le prime parole. Ma c’è un periodo che precede questo traguardo che, pur non essendo forse altrettanto emozionante, è importante per lo sviluppo cognitivo e del linguaggio del piccolo. È il periodo della lallazione del neonato, cioè quando il bimbo comincia a pronunciare le prime sillabe. Noi di BlaBlaMamma cercheremo di chiarire alcune cose su questa fase dello sviluppo del neonato: quando comincia la lallazione, come stimolarla, a cosa fare attenzione.

Cos’è la lallazione del neonato e quando comincia

Fin dalla nascita il neonato emette dei suoni, che però non hanno nessun intento comunicativo o quasi: sono infatti chiamati suoni involontari. Dal quarto o quinto mese di vita circa qualcosa cambia e il bimbo comincia ad emettere i primi suoni volontari, rivolti soprattutto alla mamma e a chi abitualmente si cura di lui. È quella che gli esperti di linguaggio chiamano lallazione, detta anche babbling, cioè l’emissione di sillabe ripetute in serie e via via sempre più complesse.

Le fasi della lallazione

La lallazione, seppure a prima vista sembra una semplice ripetizione di sillabe senza un vero e proprio significato, si articola in diverse fasi che, anche se con tempistiche diverse, attraversano più o meno tutti i bimbi.

  • dai 4 ai 6 mesi circa si parla di lallazione reduplicata, cioè la stessa sillaba che si ripete;
  • dai 6 ai 9 mesi si presenta la lallazione variata, in cui si alternano vocali e consonanti;
  • dai 9 mesi in poi abbiamo infine la lallazione conversazionale, in cui il bambino pronuncia diverse sillabe con varie pause, intonazioni diverse e turni con la persona con la quale sta interagendo. È possibile che in questa fase si arrivi anche alle prime parole.

lallazione del neonato

Perchè è così importante?

Ogni bimbo ha i suoi tempi, ma la lallazione in genere si protrae fino al nono o decimo mese. Sarà un periodo intenso per il piccolo e per i suoi genitori, che vedranno progressi praticamente di giorno in giorno. Il piccolo infatti imparerà a controllare meglio i suoi movimenti, a usare le manine con sempre maggiore precisione e a percepire gli altri intorno a sé.

Si tratterà però di un periodo di sviluppo non solo psico-motorio, ma anche cognitivo. La lallazione, infatti, è l’espressione di un’esigenza del bimbo di interagire con i genitori e di comunicare i suoi stati d’animo, anche se i suoni che emette non hanno ancora un significato. Saranno i genitori a doverne interpretare il ritmo, il tono di voce e le variazioni, anche in relazione al momento in cui i suoni vengono emessi. Da questo momento in poi la capacità imitativa del bimbo prende il volo: comincerà infatti a divertirsi a provocare reazioni nelle altre persone, a ripetere i suoni proposti da chi gli sta intorno e a dare sempre più significato ai suoni che sente e che pronuncia.

Come stimolare la lallazione del neonato

Tutti i bambini o quasi tendono a lallare spontaneamente, emettendo suoni simili indipendentemente dalla lingua madre. Sanno inoltre riconoscere i suoni prima di imparare a pronunciarli, ma per riprodurli deve capire come muovere la bocca, la lingua e le labbra, ascoltandosi ed “esercitandosi”:
Proprio per questo motivo il ruolo degli adulti è molto importante: sono proprio le loro reazioni a guidare il bimbo verso suoni sempre più precisi e comprensibili. Proprio per questo motivo è bene rispondere alla lallazione del neonato anche se non ha un vero e proprio intento comunicativo, soprattutto all’inizio. Il bimbo, però, capirà che chi è intorno a lui reagisce ai suoi suoni e questo lo stimolerà a continuare a “parlare”.

Ci sono anche dei piccoli consigli che si possono seguire per aiutare il neonato a lallare. Se il bimbo ad esempio indica un oggetto o ne è chiaramente attirato, indichiamogli il nome dell’oggetto e ripetiamoglielo in maniera chiara; non sarà ovviamente in grado di ripeterlo, ma riconoscerà il suono di quella parola e comincerà ad abbinarla all’oggetto giusto.

In generale, non perdiamo nemmeno un’occasione di parlare con il bambino: mentre lo vestiamo, lo nutriamo, nel corso delle nostre attività quotidiane o semplicemente quando passiamo del tempo con lui. Leggiamogli anche dei libri: il suono delle nostre parole lo affascinerà anche se non ne comprende il significato e poi, cosa da non trascurare, potrebbe essere il primo passo per fargli amare la lettura.

Quando il bambino è più grande, infine, facciamogli delle domande e diamogli la possibilità di rispondere, ovviamente lallando: lo aiuteremo a comprendere il meccanismo dei turni nella comunicazione.

Lallazione interrotta, di cosa si tratta

A volte capita che la lallazione rimanga in una fase di stallo o che addirittura regredisca, portando il bimbo che già pronunciava distintamente le prime sillabe a tornare ad emettere semplici suoni o versi. Assecondate pure i tempi del vostro bimbo: molto probabilmente si tratta di una fase transitoria, ma se la situazione vi preoccupa potete comunque rivolgervi al vostro pediatra per avere qualche consiglio.

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Il neonato non lalla, quando preoccuparsi?

Ogni bambino ha i suoi tempi e il suo carattere, quindi anche per quanto riguarda la lallazione non c’è una “tabella di marcia” uguale per tutti i bambini. Tuttavia se il bimbo non lalla affatto entro i 10 mesi si può pensare di chiedere un consulto al proprio pediatra perchè in effetti ci potrebbe essere qualche problematica. Tra le più comuni ci possono essere:

  • il fatto che il bambino non è abbastanza stimolato;
  • un problema di udito del piccolo, che così non riesce a sentire bene i suoni e a ripeterli;
  • un problema a livello cognitivo, che porta il bimbo ad avere difficoltà nel ripetere i suoni che sente;
  • un disturbo dello spettro autistico.

Il pediatra, esaminata la situazione, potrà dare qualche consiglio oppure indirizzare i genitori verso uno specialista, come ad esempio un logopedista, un neuropsichiatra infantile o quello che sembrerà più adeguato.

Quando un bambino lalla poco, però, non siamo per forza di fronte ad una patologia. È importante valutare anche la comunicazione non verbale del piccolo e considerare il fatto che forse i genitori sono troppo solleciti nel soddisfare i bisogni del piccolo, che in questo modo non è incentivato a comunicare con loro verbalmente.

Adesso dovreste essere più consapevoli dell’importanza dei primi suoni dei vostri piccoli e avere qualche idea in più su come stimolarli a fare ancora meglio: se avete dubbi, domande o curiosità potete farcelo sapere sui nostri canali social.