Disturbi del linguaggio, come riconoscerli e cosa fare Il vostro bimbo sembra in difficoltà con le prime parole? Potrebbe trattarsi diun semplice ritardo nel parlare oppure di un segnale di un disturbo del linguaggio. Ecco i segnali da cogliere.

Disturbi del linguaggio, come riconoscerli e cosa fare

Molti genitori aspettano con ansia le prime paroline del proprio bimbo e spesso si agitano quando pensano che il piccolo sia in ritardo con questa tappa dello sviluppo. Ogni bimbo è unico e ha i suoi tempi per fare le cose, compreso parlare, ma ci sono alcuni segnali che potrebbero farci sospettare alcuni disturbi del linguaggio: segnalarli tempestivamente al proprio pediatra potrebbe aiutarci ad affrontarli in maniera rapida e con maggiore efficacia. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi cosa sono i disturbi del linguaggio, come riconoscerli e cosa fare.

Cosa sono i disturbi del linguaggio

I disturbi del linguaggio, come ad esempio la balbuzie nei bambini, rientrano all’interno della gamma dei disturbi del neurosviluppo del bambino, tra i quali troviamo anche ad esempio i DSA, ovvero i disturbi specifici dell’apprendimento. I disturbi del linguaggio si manifestano con un ritardo in uno o più ambiti dello sviluppo del linguaggio infantile, senza che però ci siano problemi a livello cognitivo, sensoriale, motorio, affettivo o socio-ambientale.[ 1 ]

Le tappe dello sviluppo del linguaggio

Ogni bimbo è unico e lo sviluppo linguistico infantile nei primi 36 mesi di vita è estremamente variabile. Ma quando preoccuparsi se un bambino non parla? Se un bambino di 2 anni non parla dovremmo preoccuparci? A questo proposito si possono tracciare a grandi linee delle tappe:

  • intorno ai 12 mesi compaiono le prime parole;
  • a 24 mesi di solito un bimbo ha già un vocabolario di circa 100 parole e riesce a formare brevi frasi;
  • verso i 30 mesi si assiste ad un rapido sviluppo: il piccolo comincia a produrre frasi sempre più complesse e arricchisce notevolmente il suo vocabolario.[ 2 ]

Disturbi del linguaggio, come riconoscerli e cosa fare

Bambini che non parlano: disturbo del linguaggio o semplice ritardo?

Imparare a parlare è un compito complesso, che richiede tempo e pazienza sia da parte del bimbo sia da parte dei suoi genitori. C’è tuttavia una sorta di spartiacque tra i late talkers, cioè i bambini che semplicemente imparano a parlare tardi, e i bimbi che potrebbero effettivamente soffrire di un disturbo del linguaggio. Si tratta dei tre anni: i bimbi che entro i 3-4 anni non riescono a sviluppare le normali componenti del linguaggio potrebbero avere un disturbo riguardante questa sfera. Non è raro però che questi disturbi vengano diagnosticati in ritardo, anche se nella maggior parte dei casi si preannunciano con una serie di segnali a cui bisognerebbe prestare attenzione:

  • mancata comparsa delle prime parole a 12 mesi;
  • vocabolario inferiore alle 20 parole a 18 mesi;
  • vocabolario inferiore a 50 parole a 24 mesi;
  • assenza di combinazioni di due parole tra i 24 e i 30 mesi;
  • assenza di frasi, anche semplici, dopo i 30 mesi.

Non si tratta ovviamente di certezza, ma di campanelli d’allarme che possono essere approfonditi, magari consultando l’equipe di specialisti di un centro specializzato nella cura dei disturbi del linguaggio, composta in genere da logopedista, psicologo e neuropsichiatra.[ 2 ]

Le classificazione dei disturbi del linguaggio

La classificazione dei disturbi del linguaggio tiene conto della differenza tra produzione e comprensione e dei vari aspetti legati al sottoinsieme fonologico, sintattico, lessicale e pragmatico.
Possiamo quindi distinguere:

  • i disturbi espressivi, che si caratterizzano per la difficoltà o l’impossibilità di rendere le immagini verbali dei comandi motori. Questo incide sull’accuratezza e sulla stabilità dei movimenti che permettono la corretta produzione del linguaggio. Si avranno quindi omissioni o sostituzioni dei suoi all’interno delle parole;
  • i disturbi dei processi linguistici, che riguardano l’ambito lessicale-sintattico e quello semantico-pragmatico. Ciò comporta la difficoltà nel riconoscimento e nel recupero delle parole, con discorsi anche fluenti e corretti dal punto di vista fonologico e grammaticale, ma con problemi a livello contenutistico;
  • i disturbi misti, che comprendono l’agnosia uditiva verbale e il disordine fonologico-sintattico. La prima è una difficoltà che riguarda la decodificazione e l’elaborazione delle parole, mentre la seconda include sia difficoltà percettive sia espressive.[ 1 ]

Come si curano?

Ogni caso andrà valutato in maniera specifica, ma in generale il trattamento riabilitativo che viene consigliato è l’intervento di un logopedista bambini. A questo si possono affiancare delle strategie educative che vedono un ruolo importante dei genitori, che devono mettersi in relazione con il bimbo aspettando le sue risposte, senza anticiparle o sostituirsi a lui, chiedendogli di ripetere le parole che vengono articolate male.

Speriamo che questo argomento sia ora un po’ più chiaro. Avete dubbi o domande? Fatecelo sapere sui nostri canali social!

NOTE


1. Fatebenefratelli, Cosa sono i Disturbi del Linguaggio: una classificazione
2. Ospedale Bambino Gesù, Disturbo del Linguaggio