Non è sempre facile conciliare il lavoro e la famiglia, soprattutto quando nasce un bimbo che, come è normale che sia, richiede cure e attenzioni continue. In Italia probabilmente le soluzioni per venire incontro alle esigenze delle mamme che lavorano non sono ancora del tutto soddisfacenti, ma qualche passo in avanti è stato fatto e noi di BlaBlaMamma vi aiuteremo a capire di quali misure potete usufruire e come fare a richiederle. Vediamo quindi cosa c’è da sapere sul diritto alla maternità.
- Cos’è il congedo di maternità obbligatorio
- Le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2019
- La possibilità di prolungamento della maternità flessibile
- Indennità di maternità: quanto spetta alle future mamme?
- Diritto alla maternità e lavoro autonomo; cosa sapere
- Indennità sostitutiva per congedo di maternità autonomi, come si calcola
- Come si presenta la domanda per il congedo di maternità?
- Aspettativa per maternità, di cosa si tratta
- Assegno di maternità Comuni Inps, l’agevolazione per le mamme che non lavorano
Cos’è il congedo di maternità obbligatorio
Il congedo di maternità è una misura disciplinata dall’articolo 16 del D. Lgs. n. 151/2001 [ 1 ] che permette alle donne lavoratrici di astenersi dal lavoro per 5 mesi, durante e/o dopo la gravidanza. Si tratta inoltre di un “periodo protetto” durante il quale la neo-mamma non può subire un licenziamento. Questa norma specifica che, in via generale, una donna non potrebbe lavorare nei due mesi che precedono la data presunta del parto e nei tre mesi successivi, ma su questo punto la Legge di Bilancio 2019 ha introdotto delle novità.
Le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2019
Come abbiamo accennato, la Legge di Bilancio 2019 ha aggiunto una possibilità che le future mamme dovrebbero valutare attentamente. A partire dal 1° gennaio 2019, infatti, è possibile astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto per un periodo di 5 mesi. La condizione indispensabile per lavorare praticamente fino al giorno del parto è la buona salute e l’assenza di rischi per la futura mamma e per il suo bambino. Questo deve essere certificato da un medico del Servizio sanitario nazionale oppure da un medico competente in materia di prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro. La certificazione medica dovrà essere presentata nel corso del settimo mese di gravidanza e deve dichiarare esplicitamente la totale assenza di pregiudizi per la salute della mamma e del nascituro fino alla data del parto.[ 2 ] Attenzione, però: in presenza anche di un solo giorno di malattia questa facoltà decade perchè si ritiene che venga meno il requisito dell’assenza di rischi per mamma e bimbo.
È una possibilità che può risultare utile alle future mamme che godono di buona salute e che svolgono un lavoro non troppo impegnativo fisicamente: in questo modo avranno 5 mesi da trascorrere con il proprio bimbo prima di rientrare al lavoro.
Ricapitolando, attualmente ci sono tre modalità per fruire dei 5 mesi del congedo di maternità 2020. Ci si può astenere dal lavoro:
- 2 mesi prima del parto e 3 mesi dopo;
- 1 mese prima del parto e 4 mesi dopo: in questo caso si parla di maternità flessibile;
- 5 mesi dopo la data presunta del parto grazie alla Legge di Bilancio 2019.
La possibilità di prolungamento della maternità flessibile
La maternità flessibile, lo abbiamo visto prima, consente alla futura mamma di astenersi dal lavoro per un mese prima della data presunta del parto e poi di trascorrere 4 mesi con il suo bambino. Questo, però, non le vieta di cambiare idea: se nel corso dell’ottavo mese dovesse sentirsi molto bene e se la sentisse di continuare a lavorare, la futura mamma può decidere di usufruire di tutti e 5 i mesi di congedo di maternità dopo il parto. Questo, ovviamente, deve avvenire con il consenso del medico, che deve certificare il buono stato di salute della lavoratrice in stato di gravidanza e l’assenza di rischi sul luogo di lavoro.
Indennità di maternità: quanto spetta alle future mamme?
Il congedo di maternità Inps che spetta alle lavoratrici, sia dipendenti che autonome, dà diritto ad una indennità di maternità pari all’80% della retribuzione giornaliera, che in genere viene calcolata sulla base dell’ultimo mese in cui si è lavorato.
Diritto alla maternità e lavoro autonomo, cosa sapere
Anche le lavoratrici autonome che stanno per diventare mamme hanno diritto al congedo di maternità, a patto che siano iscritte alla Gestione Separata Inps e in regola con il versamento dei contributi. Scendendo più nel dettaglio, ne possono beneficiare:
- artigiane;
- commercianti;
- coltivatrici dirette;
- imprenditrici agricole professionali;
- colone e mezzadre;
- pescatrici autonome.
Per le future mamme che lavorano in proprio, la maternità obbligatoria viene riconosciuta nei 2 mesi precedenti alla data presunta del parto e nei 3 mesi successivi, ma con una differenza: contrariamente alle lavoratrici dipendenti, l’indennità non comporta l’astensione dall’attività lavorativa. In caso di adozione o di affidamento, invece, il congedo di maternità viene fruito nei 5 mesi successivi all’arrivo in famiglia del bambino.
Indennità sostitutiva per congedo di maternità autonomi, come si calcola
Se per i lavoratori dipendenti le cose sono più semplici, il calcolo per l’ammontare dell’indennità per i lavoratori autonomi risulta più complicato. Anche a loro, infatti, spetta l’80% della retribuzione giornaliera, ma come quantificarla?
Per cercare di semplificare e standardizzare questo calcolo, la legge stabilisce una retribuzione convenzionale che cambia in base al tipo di attività svolta. Facciamo un esempio: per il 2020 la retribuzione giornaliera di riferimento per una coltivatrice diretta è fissata a 43,57 euro, quindi l’indennità sostitutiva per il congedo di maternità sarà di 34,86 euro.
In base alle variazioni dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie calcolato dall’Istat, per il 2020 l’Inps ha stabilito un aumento dello 0,5% della retribuzione convenzionale degli autonomi, di conseguenza è aumentata anche la somma percepita con l’indennità di maternità. A stabilirlo è la circolare 55 del 20 aprile 2020.[ 3 ]
Come si presenta la domanda per il congedo di maternità?
Per avvalersi di questo periodo di astensione dal lavoro è necessario fare domanda all’Inps per via telematica, utilizzando il proprio pin dispositivo e seguendo l’apposita procedura sul sito. La documentazione medica necessaria, invece, deve essere presentata presso uno sportello Inps del proprio territorio oppure inviata tramite raccomandata in una busta chiusa sulla quale dovrà essere apposta la scritta “contiene dati sensibili”. Chi non se la sentisse di presentare la domanda in maniera autonoma, magari perchè non proprio a suo agio con la burocrazia, può chiedere l’assistenza di un Caf o di un Patronato.
Aspettativa per maternità, di cosa si tratta
Oltre al congedo di maternità obbligatorio, le mamme che lavorano hanno diritto anche all’aspettativa per maternità, una misura facoltativa che consente di astenersi dal lavoro per prendersi cura del proprio bambino. Ci si può avvalere dell’aspettativa per un periodo complessivo di 6 mesi, frazionabili a seconda delle esigenze, che possono essere utilizzati fino al compimento dell’ottavo anno di età del bambino. In questo caso la nota dolente è quella economica: l’aspettativa per maternità, infatti, comporta la sospensione o il versamento solo al 30% della retribuzione.
Un’altra misura che permette alle mamme e ai papà di assentarsi dal lavoro per prendersi cura dei propri figli è il congedo parentale, chiamato anche maternità facoltativa, che si può utilizzare fino al dodicesimo anno di età del bambino.
Assegno di maternità Comuni Inps, l’agevolazione per le mamme che non lavorano
Anche le mamme disoccupate o casalinghe hanno diritto ad alcune agevolazioni: una di queste è l’assegno di maternità dei Comuni 2020. E’ un’alternativa al diritto alla maternità garantita dall’Inps alle mamme lavoratrici o precarie e spetta per ogni figlio. In caso di parto gemellare oppure per l’adozione o l’affidamento di più bambini, quindi, l’importo dell’assegno è moltiplicato per il numero di minori. Per accedere alla prestazione è necessario rivolgersi al proprio Comune di residenza entro 6 mesi dalla nascita o dall’ingresso in famiglia del bambino. [ 4 ]
L’argomento è sicuramente ampio e complesso. Se avete dubbi in proposito non esitate a farcelo sapere sui canali social di BlaBlaMamma, cercheremo di risolverli insieme.
NOTE
1. Camera, Dlgs 151/2001
2. Inps, Circolare n. 148 del 12 dicembre 2019
3. Inps, Circolare n. 55 del 20 aprile 2020
4. Inps, Assegno di maternità dei Comuni