Vi è mai capitato che il vostro bambino, durante la notte, cominci ad urlare nel sonno, con gli occhi sbarrati oppure serrati, e che sia sudato, ansante e che sembri in preda ad un vero e proprio terrore? Potrebbe trattarsi non di semplici incubi o di risvegli notturni bambini causati da altri fattori, ma di pavor notturno (o pavor nocturnus). Sicuramente per i genitori è davvero impressionante assistere a queste manifestazioni, che però sono del tutto innocue per il bambino. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere sul pavor notturno, compresi alcuni consigli per gestire al meglio le crisi.
- Cos’è il pavor nocturnus?
- Come si manifestano i terrori notturni
- Incubi o pavor notturno?
- Quali sono le cause
- Cosa fare in caso di pavor notturno?
- Si può prevenire?
Cos’è il pavor nocturnus?
Il pavor notturno, conosciuto anche come terrore notturno, scientificamente è una parasonnia, cioè una perturbazione non patologica del sonno. Può comparire tra i 2 e i 12 anni e tende a scomparire da solo con l’adolescenza. Si verifica durante le fasi di sonno profondo: anche se le crisi possono essere molto intense, al mattino il bimbo non ricorderà nulla di quanto accaduto. È importante sapere che, nonostante il fatto che le crisi possono sembrare spaventose agli occhi di chi vi assiste, sono innocue per la salute del bambino e non hanno cause patologiche.
Come si manifestano i terrori notturni
Nel corso degli episodi di pavor notturno il bambino non si sveglia: non può quindi rispondere agli stimoli esterni ma può muoversi e urlare, persino alzarsi dal letto e lanciare oggetti se siamo in presenza anche della condizione di sonnambulismo, che a volte si presenta insieme ai terrori notturni. Il bambino durante una crisi urla e piange nel sonno, appare sudato, con il respiro corto e frequente, le pupille dilatate, gli occhi sbarrati o, al contrario, serrati, e una aumentata frequenza cardiaca. I suoi movimenti sono rigidi e scomposti; può inoltre essere pallido oppure paonazzo. Questi episodi possono quindi essere molto intensi e durare da pochi secondi ad alcuni minuti. Se non viene svegliato, al mattino non ricorderà nulla di quanto successo.
Incubi o pavor notturno?
Tutti i bambini, prima o poi, si svegliano piangendo in preda ad un incubo. Tuttavia chi ha un bambino che soffre o ha sofferto di pavor nocturnus conosce bene la differenza tra queste due cose. L’intensità dell’episodio, innanzitutto, è diversa; nel caso degli incubi, poi, il bambino ha un ricordo del brutto sogno fatto mentre il bimbo che ha avuto una crisi di terrore notturno al mattino avrà un’amnesia totale riguardo a quanto successo. Un’altra differenza riguarda la fase del sonno in cui si verificano questi episodi: i brutti sogni si hanno nelle fasi di sonno REM, mentre il pavor si verifica nelle fasi di sonno profondo non-REM. Infine, il pavor notturno si manifesta frequentemente nella prima parte della notte, all’incirca 90 minuti dopo che il bimbo si è addormentato, mentre gli incubi di solito si hanno nella parte finale della notte.
È solo una piccola parte dei bambini a soffrire di pavor nocturnus: tra il 3 e il 6% dei bimbi tra i 3 e i 10 anni, con una leggera preponderanza dei maschi rispetto alle femmine.
Quali sono le cause
A giocare un ruolo fondamentale è la genetica: i bimbi che hanno genitori o parenti che hanno sofferto di pavor notturno sono più inclini ad avere crisi. Ci sono poi alcuni fattori che possono contribuire a scatenare questi episodi:
- stanchezza e privazione di sonno;
- stress;
- febbre;
- alcuni tipi di medicinali che hanno effetti sul sistema nervoso centrale;
- conseguenze dell’anestesia totale;
- asma notturna;
- reflusso gastrico notturno.
Cosa fare in caso di pavor notturno?
Le crisi di terrore notturno possono essere molto stressanti soprattutto per i genitori, che spesso non sanno bene come gestire la situazione. Per prima cosa, è meglio non svegliare il bambino: per lui sarebbe un’esperienza disorientante e potrebbe spaventarsi, mentre se lasciamo che la crisi faccia il suo corso il piccolo, al suo risveglio, non ricorderà nulla. Un risveglio forzato durante i terrori notturni, in cui il bimbo si sveglia circondato dai genitori angosciati, può rappresentare addirittura un’esperienza traumatica! Abbracci e tentativi di contatto o di comunicazione potrebbero addirittura aggravare la situazione, quindi in genere è meglio evitarli. Meglio piuttosto parlare con tono basso e rassicurante: il piccolo non sarà in grado di afferrare il senso delle nostre parole, quindi non cerchiamo di farlo ragionare, ma potrebbe percepire il suono e il tono di voce. Fate attenzione a mettere in sicurezza l’ambiente se il bambino dovesse alzarsi e muoversi per evitare che il bimbo si faccia male. Un ultimo consiglio: non raccontate al bambino ciò che è successo durante la notte, potreste provocare uno stato di ansia.
Si può prevenire?
Ci sono alcune buone abitudini che possono aiutarvi a prevenire le crisi dei vostri bimbi: andare a letto presto per evitare una eccessiva stanchezza e non far assumere al bambino cibi e bevande ricchi di caffeina. Una strategia che ha dimostrato una certa efficacia in caso di crisi frequenti è quella dei risvegli programmati: in genere gli episodi si verificano sempre alla stessa ora, quindi è sufficiente svegliare il bambino una mezzora prima e poi farlo riaddormentare. In questo modo si spezza il ciclo del sonno da cui dipende lo scatenarsi di questi episodi.
Avete mai vissuto un’esperienza simile? Se avete dubbi, domande o episodi da condividere potete farcelo sapere tramite i nostri canali social!