Cos’è la preeclampsia e quali sono i suoi sintomi? Molte future mamme sono preoccupate per il rischio di preeclampsia in gravidanza, una complicazione che può risultare abbastanza rischiosa per mamma e bambino. Vediamo di cosa si tratta e a cosa fare attenzione.

Cos'è la preeclampsia e quali sono i suoi sintomi

La preeclampsia gravidanza, conosciuta anche come gestosi gravidica, è una delle complicazioni della gravidanza che può destare maggiore preoccupazione tra le future mamme. Si tratta infatti di una condizione potenzialmente pericolosa sia per la donna che per il bambino, legata principalmente alla pressione alta in gravidanza e ad altri sintomi che non devono essere sottovalutati.

Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegare in modo chiaro e completo cos’è la preeclampsia in gravidanza, quali sono i sintomi preeclampsia a cui prestare attenzione e cosa fare nel caso in cui venga diagnosticata. Conoscere questa condizione è il primo passo per affrontarla con maggiore consapevolezza e serenità, sapendo che oggi i controlli medici e i percorsi di monitoraggio permettono di proteggere sia la salute della mamma che quella del bambino.

Cos’è la preeclampsia in gravidanza

La preeclampsia, conosciuta come detto anche come gestosi gravidica, è una delle complicazioni più serie della gravidanza e non deve mai essere sottovalutata. Si tratta di una condizione legata principalmente alla pressione alta in gravidanza e alla presenza di proteine nelle urine, che può insorgere dopo la ventesima settimana di gestazione.

Questa patologia interessa circa il 3-5% delle donne in dolce attesa, ma le stime suggeriscono che la percentuale sia in crescita a causa dell’aumento dell’età media delle future mamme e della maggiore diffusione di condizioni come obesità, ipertensione e diabete.[ 1 ]

Il rischio della preeclampsia in gravidanza non riguarda solo la salute della donna, ma anche quella del bambino, perché può compromettere il corretto funzionamento della placenta e quindi la crescita fetale. Per questo motivo è fondamentale una diagnosi precoce: riconoscere per tempo i sintomi della preeclampsia e sottoporsi a regolari controlli permette di ridurre al minimo le conseguenze, spesso gravi, che questa condizione può comportare.

Preeclampsia: rischi per mamma e bambino

In alcuni casi la preeclampsia in gravidanza può avere un decorso lieve e migliorare spontaneamente dopo il parto, ma non va mai sottovalutata. Questa condizione rappresenta infatti una delle principali cause di mortalità materna in gravidanza e durante il parto.

Per la futura mamma i rischi includono problemi di coagulazione del sangue, danni agli organi (come fegato e reni) e la possibile evoluzione verso l’eclampsia, una forma più grave che può manifestarsi con convulsioni, perdita di coscienza ed emorragie cerebrali. In situazioni particolarmente critiche può verificarsi anche la sindrome HELLP, caratterizzata da alterazioni a livello epatico e sanguigno.

Il bambino, invece, può subire conseguenze legate al malfunzionamento della placenta: la riduzione del flusso di sangue e ossigeno può determinare un ritardo della crescita intrauterina o addirittura un arresto della crescita. Nei casi più seri può rendersi necessario un parto prematuro, che rappresenta l’unica soluzione definitiva per risolvere la preeclampsia.[ 2 ]

Preeclampsia sintomi: come riconoscerli

La preeclampsia in gravidanza è una condizione spesso subdola, perché può comparire improvvisamente dopo le 20 settimane di gestazione, con maggiore frequenza nell’ultimo trimestre, e in alcuni casi non dare segnali evidenti. Proprio per questo motivo i controlli regolari durante la gravidanza sono fondamentali.

I due sintomi principali che destano sospetto sono la pressione alta in gravidanza e la presenza di proteine nelle urine, rilevata attraverso gli esami di routine previsti nei controlli ostetrici.[ 2 ]

Accanto a questi, possono manifestarsi anche altri segnali che non vanno ignorati:

  • dolori addominali persistenti;
  • dolore sotto alle costole, soprattutto sul lato destro;
  • nausea e vomito non collegati ad altre cause;
  • mal di testa intenso e ricorrente;
  • alterazioni della vista, visione offuscata o lampi di luce;
  • tremori alle mani o spasmi muscolari;
  • gonfiore improvviso di viso, mani o gambe;
  • aumento di peso eccessivo e rapido, superiore a 5 chili in una settimana.

Per aiutare a distinguere meglio i segnali, ecco una tabella di sintesi:

Sintomi lievi Sintomi gravi
Pressione leggermente elevata Pressione molto alta e persistente
Gonfiore a mani e piedi Gonfiore improvviso e diffuso a viso e corpo
Mal di testa occasionale Mal di testa forte e continuo, non alleviato da farmaci
Lieve nausea Nausea e vomito intensi e improvvisi
Aumento di peso graduale Aumento di peso rapido, oltre 5 kg in una settimana
Nessun disturbo visivo Visione offuscata, lampi di luce, perdita temporanea della vista

Cos'è la preeclampsia e quali sono i suoi sintomi

Cause della preeclampsia e fattori di rischio

Le cause della gestosi gravidica non sono ancora del tutto chiare, ma la maggior parte degli studi concorda sul fatto che alla base ci siano alterazioni nello sviluppo della placenta e dei vasi sanguigni che la nutrono. Quando la placenta non funziona correttamente, il flusso di ossigeno e sostanze nutritive diretti al bambino può ridursi notevolmente, causando sofferenza fetale e problemi di crescita. Allo stesso tempo, il rilascio di sostanze nocive nel sangue materno può danneggiare gli organi della mamma, come reni e fegato, generando i sintomi tipici della patologia.

Esistono poi diversi fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare la preeclampsia in gravidanza:

  • Ipertensione, diabete o malattie renali già presenti prima della gravidanza;
  • Età superiore ai 40 anni al momento del concepimento;
  • Sovrappeso o obesità, che possono influire sulla pressione e sul corretto funzionamento dell’organismo;
  • Gravidanza gemellare o plurigemellare, che comporta un maggior carico per la placenta;
  • Storia personale di preeclampsia in una gravidanza precedente;
  • Familiarità per preeclampsia, cioè avere parenti stretti che ne hanno sofferto;
  • Malattie autoimmuni, come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi.[ 1 ]

Preeclampsia in gravidanza: quando può comparire

La preeclampsia può manifestarsi in diversi momenti della gestazione, ma in genere compare dopo la ventesima settimana. Non è frequente nelle prime fasi della gravidanza, mentre i sintomi tendono a emergere soprattutto nel secondo e terzo trimestre.

Ecco una panoramica per trimestre:

  • Primo trimestre: la preeclampsia è molto rara. In questa fase iniziale i controlli servono più che altro a individuare i fattori di rischio (come pressione alta, obesità o patologie renali pregresse).
  • Secondo trimestre: a partire dalla ventesima settimana la condizione può comparire, spesso in modo silenzioso, motivo per cui diventa fondamentale monitorare regolarmente la pressione e le analisi delle urine.
  • Terzo trimestre: è il periodo in cui la preeclampsia si manifesta più frequentemente e può peggiorare rapidamente. In questa fase i controlli medici sono decisivi per tutelare la salute di mamma e bambino e valutare se proseguire la gravidanza o anticipare il parto.

Per la sua natura imprevedibile, la preeclampsia richiede un monitoraggio attento per tutta la gravidanza, con particolare attenzione a partire dalla metà della gestazione.

Cosa fare in caso di preeclampsia

L’unica cura definitiva per la preeclampsia è il parto. Per questo motivo la donna che riceve questa diagnosi viene seguita con grande attenzione dai medici fino a quando non è possibile far nascere il bambino in condizioni di sicurezza.

Non sempre è necessario il ricovero immediato:

  • se la pressione alta è l’unico sintomo, la futura mamma può rimanere a casa, ma deve sottoporsi a controlli frequenti, monitorare i valori pressori e seguire scrupolosamente le indicazioni ricevute;
  • se invece viene diagnosticata una forma più complessa di preeclampsia, il ricovero ospedaliero diventa indispensabile per controllare la salute di mamma e bambino, verificare il flusso sanguigno attraverso la placenta e valutare la crescita fetale.

Di norma si cerca di prolungare la gravidanza fino almeno alla 37ª settimana, così da permettere al bambino di completare il suo sviluppo. Nei casi di preeclampsia grave, però, può essere necessario anticipare il parto senza attendere il termine della gestazione.

Anche dopo la nascita è importante mantenere un attento monitoraggio: la pressione deve rimanere sotto controllo e la donna deve seguire le terapie e le indicazioni del medico. In genere la condizione tende a risolversi spontaneamente entro sei settimane dal parto.

La preeclampsia si può prevenire?

Al momento la preeclampsia non può essere completamente prevista né prevenuta, perché le cause esatte della sua insorgenza non sono ancora del tutto chiare. Tuttavia, è possibile ridurre i rischi e individuare la condizione il più precocemente possibile grazie a controlli mirati.

Le donne che presentano fattori di rischio per la preeclampsia dovrebbero essere seguite in ambulatori specialistici, con visite ed esami più frequenti rispetto a una gravidanza senza complicazioni. Monitorare con costanza la pressione arteriosa, effettuare analisi delle urine regolari e sottoporsi a ecografie di controllo aiuta a identificare eventuali segnali della malattia nelle sue fasi iniziali.

Alcuni comportamenti quotidiani possono contribuire a proteggere la salute della mamma e del bambino:

  • mantenere un peso adeguato già prima della gravidanza e durante la gestazione;
  • seguire un’alimentazione equilibrata e ricca di nutrienti utili come calcio, magnesio e acidi grassi omega 3;
  • evitare fumo e alcol, che possono aumentare il rischio di complicazioni;
  • praticare attività fisica moderata, se autorizzata dal medico;
  • non trascurare mai i controlli prenatali.

Anche se la preeclampsia in gravidanza non si può evitare del tutto, una diagnosi precoce permette di affrontarla in modo più sicuro e ridurre le conseguenze per mamma e bambino.

Conclusioni

La preeclampsia gravidanza è una delle complicazioni più delicate della gravidanza, ma grazie ai progressi della medicina oggi può essere gestita in modo molto più sicuro rispetto al passato. Sapere cos’è la preeclampsia, quali sono i sintomi da riconoscere e quali fattori aumentano il rischio è il primo passo per affrontarla con consapevolezza.

Anche se non esistono strategie certe per prevenirla, i controlli regolari e un monitoraggio costante della salute di mamma e bambino permettono di individuare tempestivamente la comparsa della patologia e intervenire in modo adeguato. Con la giusta assistenza medica, nella maggior parte dei casi è possibile arrivare al parto in condizioni di sicurezza, tutelando il benessere di entrambi.

Domande frequenti sulla preeclampsia

La preeclampsia passa dopo il parto?

Sì, nella maggior parte dei casi la preeclampsia si risolve entro poche settimane dopo la nascita del bambino. Tuttavia è importante continuare a monitorare la pressione e seguire i controlli medici anche nel post partum.

La preeclampsia può tornare in una gravidanza successiva?

Sì, il rischio di svilupparla nuovamente è maggiore se è già comparsa in una gravidanza precedente, soprattutto se era in forma grave o insorta precocemente. Per questo in una nuova gravidanza sono previsti controlli più frequenti.

La preeclampsia è ereditaria?

La familiarità è considerata un fattore di rischio. Se mamma o sorelle hanno sofferto di preeclampsia, la probabilità di svilupparla può aumentare.

La preeclampsia può presentarsi senza sintomi?

Sì, in alcuni casi può essere silente e rilevata solo durante i controlli di routine, grazie alla misurazione della pressione e agli esami delle urine.

Come si distingue la preeclampsia dall’ipertensione in gravidanza?

L’ipertensione gestazionale riguarda solo l’aumento della pressione arteriosa. La preeclampsia, invece, si accompagna anche ad altri segni come la presenza di proteine nelle urine e possibili danni agli organi.

NOTE


1. ISS Salute, Preeclampsia o gestosi
2. Ospedale Niguarda, Preeclampsia ed eclampsia in gravidanza: di cosa si tratta?