Quando la testolina del neonato si presenta già alla nascita più piccola del normale oppure smette di crescere nel periodo successivo si parla in genere di microcefalia, una condizione causata da una grande quantità di patologie ma anche da fattori ambientali. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi cosa sapere sulla microcefalia del neonato.
- Cos’è la microcefalia del neonato?
- Quali sono le cause?
- Quali possono essere i sintomi e le conseguenze per il bambino?
- Come si effettua la diagnosi
- Cosa fare?
Cos’è la microcefalia del neonato?
Si parla di microcefalia quando la circonferenza cranica del neonato è molto ridotta rispetto a quella dei coetanei della stesso sesso e della stessa etnia oppure quando non continua a crescere dopo la nascita. Il modo per accertare questa condizione, che deve essere valutata da un medico o da uno specialista, consiste nel misurare la scatola cranica del bimbo 24 ore dopo la nascita e confrontare questo valore con i parametri di riferimento, prendendo in considerazione quelli che si riferiscono a bambini della stesso sesso, età ed etnia. Può anche succedere che il piccolo nasca con la testa di dimensioni normali e poi il suo sviluppo si arresti dopo la nascita (microcefalia secondaria) ed è quindi importante sottoporre il bimbo e misurazioni regolari, che verranno svolte durante le sue visite pediatriche.
Quali sono le cause?
La cause possono essere genetiche o ambientali. Nel caso della microcefalia di origine genetica c’è il rischio che questa si ripresenti in occasione di successive gravidanze dei due genitori, anche se la probabilità varia molto a seconda delle anomalie genetiche di cui i genitori sono portatori. La microcefalia può essere riscontrata in oltre 450 condizioni genetiche e si può associare anche ad altri sintomi, fino a costituire il quadro più o meno caratteristico di una sindrome. In altri casi, invece, la microcefalia può essere imputata a mutazioni avvenute durante la formazione della cellula uovo, dello spermatozoo oppure nelle prime fasi di sviluppo embrionale. C’è anche la possibilità che la causa della microcefalia sia ambientale, cioè causata da qualcosa che avviene durante la gravidanza come, ad esempio:
- contatto con sostanze chimiche come il metilmercurio o metalli pesanti;
- assunzione di alcol e sostanze stupefacenti da parte della mamma;
- infezioni materne come rosolia, citomegalovirus, toxoplasmosi, herpes, varicella o HIV;
- danni riportati dal cervello prima della nascita oppure durante il parto, come traumi, ischemia e ipossia;
- malnutrizione grave.[ 1 ]
Quali possono essere i sintomi e le conseguenze per il bambino?
Molto dipende dalle cause e dalla gravità del problema. Frequentemente la microcefalia si associa ad un ritardo dello sviluppo psicomotorio e del linguaggio e ad una disabilità intellettiva, ma ci sono anche casi in cui il quoziente intellettivo rientra nella norma. Altri sintomi possono essere scarso accrescimento del bambino in statura e peso, problemi di udito e vista, difficoltà nel movimento e nell’equilibrio, epilessia, convulsioni, modifiche dell’anatomia del volto e disturbi neurocomportamentali come ad esempio deficit dell’attenzione o iperattività.
Come si effettua la diagnosi
La microcefalia in alcuni casi può essere diagnosticata prima ancora della nascita attraverso l’ecografia che in genere si svolge alla fine del secondo trimestre o all’inizio del terzo trimestre di gravidanza. Dopo la nascita, invece, il pediatra o il neurologo può effettuare:
- la misurazione della circonferenza cranica, dell’altezza e del peso del paziente e il confronto di questi dati con apposite tabelle;
- la misurazione della circonferenza cranica dei genitori per capire se si tratta di una caratteristica ereditaria;
- l’anamnesi gravidica per poter accertare o escludere cause ambientali;
- la valutazione dell’accrescimento alla nascita, dell’andamento della condizione e delle tappe dello sviluppo psicomotorio del bimbo;
- una visita neurologica approfondita.
Cosa fare?
Non c’è una vera e propria cura per la microcefalia, ma bisogna scegliere l’approccio più adatto in base ai sintomi e alle necessità cliniche del piccolo. Se ad esempio c’è un ritardo psicomotorio e una disabilità intellettiva si possono mettere in campo psicomotricità, terapia occupazionale e logopedia per acquisire competenze e capacità utili nella vita quotidiana.
In generale, la prognosi varia a seconda della causa della microcefalia e ai sintomi manifestati, ma se il trattamento è adeguato, soprattutto nelle forme più lievi, la situazione tende a migliorare.
Speriamo che l’argomento sia più chiaro: se avete dubbi o domande potete farcelo sapere sui nostri canali social.
NOTE
1. Ospedale Bambino Gesù, Microcefalia