La malattia emolitica del neonato, chiamata anche MEN, è una malattia del sangue del piccolo che si può verificare quando il gruppo sanguigno della mamma non è compatibile con quello del bambino. Cosa fare in questo caso? È una situazione pericolosa? Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere.
- Cos’è la malattia emolitica del neonato
- Quali sono le cause?
- Le complicanze durante la gravidanza e dopo
- Come si cura?
- La malattia emolitica del neonato si può prevenire
Cos’è la malattia emolitica del neonato
Il termine malattia emolitica del feto e del neonato (MENF) indica una patologia innescata dall’incompatibilità tra gli anticorpi della mamma e i globuli rossi del feto, che vengono riconosciuti come estranei dall’organismo della mamma. Questo può dare luogo a diverse complicanze, sia durante la gravidanza sia successivamente. È più facile che questa situazione si verifichi nel corso della seconda gravidanza o di quelle successive.
Quali sono le cause?
Questa condizione di incompatibilità si verifica in una gravidanza su quattro circa, spesso con conseguenze modeste. Sono necessarie condizioni ben precise perché si verifichi. Deve infatti sussistere:
- una incompatibilità del sistema Rh, cioè quando una mamma con gruppo Rh negativo concepisce un bimbo Rh positivo;
- una incompatibilità legata al gruppo sanguigno AB0, cioè quando una mamma con gruppo sanguigno 0 porta in grembo un bimbo con gruppo A o B.
Potenzialmente l’incompatibilità Rh è la più grave, ma perché si manifesti è necessario che la mamma si sia sensibilizzata venendo in contatto precedentemente (ad esempio nel corso di una gravidanza precedente) con l’antigene Rh. In questo caso verranno prodotti anticorpi materni contro il fattore Rh, che però non sono in grado di passare la barriera placentare. Il contatto avviene al momento del parto; nel corso della prima gravidanza di una donna Rh negativo con feto Rh positivo avviene la sensibilizzazione e la mamma produce questi anticorpi, ma la MENF si verificherà nel corso della seconda gravidanza, quando gli anticorpi saranno già in circolo e in grado di attraversare la placenta, provocando danni.[ 1 ]
Nel caso dell’incompatibilità AB0, invece, l’emolisi, cioè la distruzione dei globuli rossi del feto, può avvenire già nel corso della prima gravidanza; è la forma più diffusa ma anche la meno grave.
Le complicanze durante la gravidanza e dopo
La malattia emolitica del neonato può esporre il bimbo ad alcune complicanze sia prima che dopo la nascita. Durante la gravidanza si possono verificare:
- anemia moderata, con una conseguente difficoltà a trasportare ossigeno ai polmoni e agli altri organi;
- iperbilirubinemia e ittero provocati dalla rottura dei globuli rossi: questo produce una sostanza chiamata bilirubina che si accumula e provoca un colorito giallastro della pelle;
- anemia grave con ingrossamento di fegato e milza;
- idrope fetale, con una sofferenza del cuore e un accumulo di liquido negli organi e nei tessuti.
Dopo la nascita, invece, possono verificarsi:
- iperbilirubinemia grave e ittero;
- kernittero o encefalopatia neonatale, quando la quantità di bilirubina nel sangue è tanto elevata da passare nel cervello, dove può provocare danni permanenti;
- anemia grave.[ 1 ]
Come si cura?
La malattia emolitica del neonato può essere curata sia prima che dopo la nascita del bimbo. Si può ad esempio intervenire durante la gravidanza con trasfusioni di sangue in utero, con l’immunoprofilassi che neutralizzi gli anticorpi patologici o con un parto prematuro nel caso di complicanze gravi. Dopo la nascita si possono eseguire fototerapia per ridurre la concentrazione di bilirubina, trasfusioni di sangue, somministrare liquidi per endovena, somministrare ossigeno o eseguire la ventilazione meccanica oppure mettere in atto una pratica chiamata exanguino-trasfusione, che sostituisce completamente il sangue del neonato con sangue nuovo.
La malattia emolitica del neonato si può prevenire
Lo strumento più importante per fare fronte alla malattia emolitica del neonato è la prevenzione, che può essere fatta con uno studio immunoematologico che dovrebbe essere eseguito da tutte le donne in dolce attesa nel corso del primo trimestre di gravidanza. In questo modo si può determinare il fattore Rh e ricercare nel siero della mamma gli anticorpi specifici rivolti contro le proteine eritrocitarie. Questo studio viene chiamato Test di Coombs indiretto e dovrebbe essere ripetuto alla 28esima settimana di gestazione.
Al giorno d’oggi praticamente tutte le donne con Rh negativo sono individuate all’inizio della gravidanza; se non sono già sensibilizzate vengono loro somministrate immunoglobuline RH, che prevengono la formazione di anticorpi con i globuli rossi del bimbo Rh positivo. Queste immunoglobuline vengono somministrate alla mamma intorno alla 28esima settimana di gravidanza e poi 72 ore circa prima del parto.[ 2 ]
Speriamo che questo argomento un po’ complicato sia ora più chiaro: se avete dubbi o domande potete farcelo sapere sui nostri canali social.
NOTE
1. Ospedale Bambino Gesù, Malattia emolitica del neonato
2. SIMTI (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia) e SIGO (Società Italiana Ginecologia e Ostetricia) Linee guida per la prevenzione ed il trattamento della Malattia Emolitica del Feto e del Neonato