Il parto è un evento che ogni donna attende con ansia e un po’ di timore durante tutta la gravidanza. Noi di BlaBlaMamma vogliamo aiutarvi a conoscere meglio le varie fasi che si susseguono, che cosa succede in ognuna di esse e quanto durano.
- Cos’è il travaglio e quali sono le sue fasi
- La preparazione del corpo al travaglio
- La prima fase del parto: il periodo prodromico
- La fase dilatante del parto
- La fase espulsiva del parto
- L’ultima fase del parto: il secondamento
Cos’è il travaglio e quali sono le sue fasi
Con il termine “travaglio” si intende l’insieme delle fasi che portano alla nascita del vostro bimbo e all’espulsione della placenta. Pur non essendoci un parto uguale ad un altro, sono state individuate alcune fasi che sono comuni ad ogni donna, anche se la loro durata è molto variabile. Si tratta di:
- periodo prodromico, cioè quello di preparazione;
- periodo dilatante;
- periodo espulsivo, in cui si assiste alla nascita del bimbo;
- periodo del secondamento, in cui avviene l’espulsione della placenta.
La preparazione del corpo al travaglio
Il corpo già nell’ultimo periodo di gravidanza si prepara al momento del parto con un’attività contrattile sporadica che a volte può allarmare la gestante. Niente paura: anche se queste contrazioni possono essere dolorose, sono il segnale che tutto sta andando per il meglio e che l’utero si sta già preparando al travaglio. In alcuni casi nel corso di questo lavoro di preparazione al parto si può verificare anche la perdita del tappo mucoso, cioè delle perdite di muco bianco, rosato o marrone. Si può anche vedere qualche gocciolina di sangue, nel caso in cui ci fosse la rottura di qualche capillare. Nemmeno questo è un sintomo dell’inizio del travaglio, ma solo un segnale del fatto che il momento si sta avvicinando.
La prima fase del parto: il periodo prodromico
Il periodo prodromico è la fase di passaggio dalla gravidanza al parto: significa che a breve avrete il vostro bambino tra le braccia. L’inizio del travaglio è caratterizzato da contrazioni regolari e dolorose, con pause anche lunghe tra l’una e l’altra.[ 1 ] È una delle fasi del parto più variabili e imprevedibili per quanto riguarda la durata quindi, anche se probabilmente non ne avrete voglia e magari proverete anche una sensazione di nausea, dovreste sforzarvi di mangiare e bere qualcosa. L’obiettivo è quello di arrivare a 4 cm di dilatazione: alcune donne ci arrivano abbastanza velocemente, per altre la faccenda può essere più lunga, tutto dipende dalle condizioni iniziali del collo dell’utero.
Dal momento che questa fase potrebbe durare anche alcune (o molte) ore, è importante trovarsi in una situazione in cui la futura mamma si senta a suo agio, possa stare in compagnia a avere sottomano snack o piccoli pasti leggeri. Niente stress: se potete rilassatevi chiacchierando, ascoltando musica, facendo qualche passo o leggendo.
La fase dilatante del parto
Mentre il periodo prodromico può essere affrontato anche a casa, a questo punto bisognerebbe proprio trovarsi in ospedale perchè la fase dilatante del parto segna l’inizio del travaglio vero e proprio. Le contrazioni diventano più regolari e dolorose: in genere si verificano ad intervalli di circa 5 minuti l’una dall’altra, ma anche in questo caso è difficile determinare quanto durerà questa fase. Se la futura mamma sta bene non è ancora necessario recarsi in sala parto o in sala travaglio: può rimanere in camera e fare tutto ciò che la fa sentire a suo agio per alleviare il dolore e distrarsi. Può anche bere e sbocconcellare qualche snack dolce che darà un po’ di energia. Nella fase dilatante il collo dell’utero deve arrivare alla dilatazione completa, pari a 10 centimetri, mentre la testa del bambino comincia a scendere lungo il canale del parto. Tra questo periodo e il successivo avviene quella che viene definita “fase latente”, in cui il corpo della mamma si riposa prima delle spinte che porteranno alla nascita del bimbo.
La fase espulsiva del parto
A questo punto il bimbo è pronto ad uscire dal corpo della mamma: grazie a poderose spinte della mamma attraverserà il canale del parto fino a nascere e voi potrete finalmente abbracciarlo. In questa fase la partoriente dovrà “semplicemente” assecondare la voglia di spingere, trovando la posizione più comoda: è una cosa assolutamente naturale che non si può insegnare, ogni donna in quel momento saprà istintivamente cosa fare. In questo momento la partoriente ha bisogno di essere circondata da persone calme e tranquille che rispettino i suoi tempi e il suo istinto, senza obbligarla ad assumere posizioni che per lei risultano innaturali, senza cercare di guidarne le spinte e senza manipolazioni sulla pancia.
L’ultima fase del parto: il secondamento
Anche se stringere tra le braccia il vostro bambino vi ha già ripagato di tutta la fatica e il dolore subito per farlo nascere, il vostro compito non è ancora finito. L’ultima fase del parto è quella del secondamento, che avviene dopo la recisione del cordone ombelicale che ancora tiene uniti mamma e bambino. A questo punto avviene l’espulsione della placenta, in genere 15 o 20 minuti dopo la nascita, ma anche in questo caso le tempistiche variano da mamma a mamma; se però entro un’ora non è ancora successo nulla, si deve pensare di ricorrere ad un intervento attivo per l’estrazione della placenta, in sala operatoria e in anestesia generale. Per favorire il secondamento si consiglia di attaccare il neonato al seno,[ 2 ] possibilmente mantenendo intorno a sé un’atmosfera intima e rilassata.
Speriamo che dopo queste informazioni possiate affrontare il parto in maniera più consapevole e serena; se avete dubbi e domande potete farcelo sapere sui nostri canali social.
NOTE
1. Uppa, Rita Breschi , Il travaglio di parto: le diverse fasi
2. Ostetriche Brescia, Il travaglio e il parto