Le più belle filastrocche di Gianni Rodari per bambini I bambini amano farsi cullare dai ritmi di poesie e rime, soprattutto se sono belle come quelle di Gianni Rodari! Scopriamo quindi insieme quali sono le più belle filastrocche di Gianni Rodari da leggere insieme!

Le più belle filastrocche di Gianni Rodari per bambini

Gianni Rodari è uno degli scrittori per bambini (e non solo) più conosciuti e amati, capace di trasformare la semplicità delle parole in mondi pieni di fantasia. Appassionato di politica, musica e lettura, ebbe il suo primo contatto con l’universo dei più piccoli nel 1941, quando diventò maestro supplente. La sua carriera prese poi un’altra direzione, ma non abbandonò mai la scrittura, regalando racconti, poesie e soprattutto filastrocche che ancora oggi fanno sognare intere generazioni.

Dalla celebre Grammatica della fantasia alle raccolte poetiche che hanno reso unico il suo stile, Rodari ha lasciato in eredità un patrimonio culturale che continua a ispirare insegnanti, genitori e bambini. Non a caso, nel 1970 vinse il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, riconosciuto come il “Nobel” della letteratura per l’infanzia.

Noi di BlaBlaMamma vogliamo farvi conoscere alcune delle più belle filastrocche di Gianni Rodari per bambini, suddivise per temi: quelle che giocano con le parole e i numeri, quelle dedicate alla scuola, le filastrocche di Natale, le più brevi e immediate, fino alle filastrocche famose di Gianni Rodari che tutti ricordano con affetto.

Filastrocche di Gianni Rodari su parole, numeri e punteggiatura

Le filastrocche di Gianni Rodari che giocano con lettere, numeri e segni di punteggiatura sono tra le più divertenti e istruttive. Attraverso rime leggere e immagini buffe, l’autore trasforma la grammatica e la matematica in storie che insegnano ridendo. In questa sezione si trovano alcuni esempi che mostrano la genialità di Rodari: l’alfabeto diventa protagonista, i segni prendono vita e persino i numeri finiscono in avventure sorprendenti.

Il caso di una parentesi

C’era una volta una parentesi aperta e uno scolaro si scordò di chiuderla. Per colpa di quel somaro la poveretta buscò un raffreddore, e faceva uno starnuto al minuto. Passato il malore fece scrivere da un pittore il seguente cartello: Chi mi apre, mi chiuda, per favore.

👉 Una filastrocca breve e ironica che insegna l’importanza di non dimenticare i segni di punteggiatura, anche i più piccoli.

La famiglia Punto e Virgola

C’era una volta un punto e c’era anche una virgola: erano tanto amici, si sposarono e furono felici. Di notte e di giorno andavano intorno sempre a braccetto: “Che coppia modello” la gente diceva “che vera meraviglia la famiglia Punto-e-virgola”. Al loro passaggio in segno di omaggio perfino le maiuscole diventavano minuscole: e se qualcuna, poi, a inchinarsi non è lesta la matita del maestro le taglia la testa.

👉 Qui Rodari immagina una vera e propria famiglia nata dall’unione di un punto e una virgola: un modo creativo per rendere la punteggiatura un gioco.

L’accento sulla A

“O fattorino in bicicletta dove corri con tanta fretta?” “Corro a portare una lettera espresso arrivata proprio adesso”. “O fattorino, corri diritto, nell’espresso cosa c’è scritto?” “C’è scritto: Mamma non stare in pena se non rientro per cena, in prigione mi hanno messo perché sui muri ho scritto col gesso. Con un pezzetto di gesso in mano quel che scrivevo era buon italiano, ho scritto sui muri della città “Vogliamo pace e libertà”. Ma di una cosa mi rammento, che sull’-a- non ho messo l’accento. Perciò ti prego per favore, va’ tu a correggere quell’errore, e un’altra volta, mammina mia, studierò meglio l’ortografia”.

👉 Una poesia che unisce impegno civile e attenzione all’ortografia, mostrando come un piccolo errore possa cambiare il senso di un messaggio importante.

Como sul comò

Una volta un accento per distrazione cascò sulla città di Como mutandola in comò. Figuratevi i cittadini comaschi, poveretti: detto e fatto si trovarono rinchiusi nei cassetti. Per fortuna uno scolaro rilesse il componimento e liberò i prigionieri cancellando l’accento. Ora ai giardini pubblici han dedicato un busto “A colui che sa mettere gli accenti al posto giusto”.

👉 Giocare con gli accenti diventa una piccola avventura surreale che insegna quanto siano preziosi anche i dettagli della lingua.

B.P.

Tutte le lettere dell’alfabeto hanno un suono vivace e lieto tranne l’Acca che, come si sa, un suono proprio non ce l’ha. Ci sono lettere importanti: l’A che a tutte sta davanti, del suo primato è molto orgogliosa e porta sempre la Maglia rosa; la Zeta, con cui si scrive “zero”, è più temuta dell’Uomo Nero. Ci sono lettere buone e care come la G del verbo giocare. Certe lettere vanno in coppia, e la T spesso si raddoppia… Ma la coppia più speciale, famosa su scala internazionale, è quella che vedete qui: una B. con una P. B.P… Che vuol dire? Pensateci un po’: forse Buon Pranzo… forse Buon Pro… Oppure… Buona Passeggiata? Trovate da soli la … Bella Pensata.

👉 Un inno all’immaginazione che invita i bambini a giocare con le iniziali per creare significati sempre nuovi.

La tragedia di un Dieci

Fuggiva un giorno un Dieci pieno di trepidazione, inseguito da un nemico mortale: la Sottrazione! Il poverino è raggiunto, crudelmente mutilato: ben due unità ha perduto, un Otto è diventato. Dalla padella cascando nella brace, ecco qua, incappa nella Divisione che lo taglia a metà. Ora è un misero Quattro, mal visto dagli scolari. Consolati gli dicono sei sempre un numero pari. C’è poco da consolarsi la mia sorte è ben dura. O incontro un’Addizione o sarà… la bocciatura.

👉 I numeri diventano personaggi con emozioni e paure, dimostrando come la matematica possa trasformarsi in una storia viva e divertente.

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Filastrocche di Gianni Rodari sulla scuola

La scuola è uno dei temi centrali nelle opere di Gianni Rodari. Con ironia e leggerezza, l’autore racconta l’emozione del primo giorno, la fantasia che vola anche tra i banchi e il confine sottile tra studio e gioco. Le sue filastrocche non sono semplici rime, ma piccoli racconti che aiutano a guardare l’esperienza scolastica con occhi più curiosi e allegri.

Il primo giorno di scuola

Suona la campanella; scopa, scopa la bidella; viene il bidello ad aprire il portone; viene il maestro dalla stazione; viene la mamma, o scolaretto, a tirarti giù dal letto… Viene il sole nella stanza: su, è finita la vacanza. Metti la penna nell’astuccio, l’assorbente nel quadernuccio, fa la punta alla matita e corri a scrivere la tua vita. Scrivi bene, senza fretta ogni giorno una paginetta. Scrivi parole diritte e chiare: Amore, lottare, lavorare.

👉 Una poesia che restituisce tutta l’emozione del ritorno a scuola: il risveglio, i preparativi e soprattutto il desiderio di cominciare a scrivere la propria storia.

Distrazione interplanetaria

Chissà se a quest’ora su Marte, su Mercurio o Nettuno, qualcuno in un banco di scuola sta cercando la parola che gli manca per cominciare il tema sulla pagina bianca. E certo nel cielo di Orione, dei Gemelli, del Leone, un altro dimentica nel calamaio i segni d’interpunzione … come faccio io. Quasi Io sento lo scricchiolio di un pennino in fondo al firmamento: in un minuscolo puntino nella Via Lattea un minuscolo scolaretto sul suo libro di storia disegna un pupazzetto. Lo sa che non sta bene, e anch’io lo so: ma rideremo insieme quando lo incontrerò.

👉 Qui Rodari porta la scuola nello spazio: anche tra le stelle ci sono alunni distratti, a dimostrazione che la fantasia non ha confini.

Il paese delle vacanze

Il Paese delle Vacanze non sta lontano per niente: se guardate sul calendario lo trovate facilmente. Occupa, tra Giugno e Settembre, la stagione più bella. Ci si arriva dopo gli esami. Passaporto, la pagella. Ogni giorno, qui, è domenica, però si lavora assai: tra giochi, tuffi e passeggiate non si riposa mai.

👉 Una filastrocca che ricorda come l’estate sia una vera scuola alternativa, fatta di giochi, avventure e libertà.

La scuola dei grandi

Anche i grandi a scuola vanno tutti i giorni di tutto l’anno. Una scuola senza banchi, senza grembiuli né fiocchi bianchi. E che problemi, quei poveretti, a risolvere sono costretti: “In questo stipendio fateci stare vitto, alloggio e un po’ di mare”. La lezione è un vero guaio: “Studiare il conto del calzolaio”. Che mal di testa il compito in classe: “C’è l’esattore delle tasse”!

👉 Rodari sorride anche sulle difficoltà degli adulti, ricordando che la vita stessa è una scuola in cui si impara ogni giorno.

Il calamaio

Che belle parole se si potesse scrivere con un raggio di sole. Che parole d’argento se si potesse scrivere con un filo di vento. Ma in fondo al calamaio c’è un tesoro nascosto e chi lo pesca scriverà parole d’oro col più nero inchiostro.

👉 Un inno poetico al potere delle parole: anche da un semplice calamaio possono nascere tesori preziosi, se usati con fantasia.

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Filastrocche di Natale di Gianni Rodari

Filastrocca di Capodanno

Filastrocca di Capodanno: fammi gli auguri per tutto l’anno: voglio un gennaio col sole d’aprile, un luglio fresco, un marzo gentile; voglio un giorno senza sera, voglio un mare senza bufera; voglio un pane sempre fresco, sul cipresso il fiore del pesco; che siano amici il gatto e il cane, che diano latte le fontane. Se voglio troppo, non darmi niente, dammi una faccia allegra solamente.

👉 Una poesia che trasforma i desideri di un bambino in speranza universale: l’anno nuovo come occasione di felicità e serenità.

Lo Zampognaro

Se comandasse lo zampognaro che scende per il viale, sai che cosa direbbe il giorno di Natale? “Voglio che in ogni casa spunti dal pavimento un albero fiorito di stelle d’oro e d’argento”. Se comandasse il passero che sulla neve zampetta, sai che cosa direbbe con la voce che cinguetta? “Voglio che i bimbi trovino, quando il lume sarà acceso, tutti i doni sognati, più uno, per buon peso”. Se comandasse il pastore dal presepe di cartone sai che legge farebbe firmandola col lungo bastone? “Voglio che oggi non pianga nel mondo un solo bambino, che abbiano lo stesso sorriso il bianco, il moro, il giallino”. Sapete che cosa vi dico io che non comando niente? Tutte queste belle cose accadranno facilmente; se ci diamo la mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno.

👉 Un invito alla solidarietà e alla speranza, dove i desideri di un pastore, di un passero e di un bambino trasformano il Natale in un tempo senza fine.

Il Pianeta degli alberi di Natale

Dove sono i bambini che non hanno l’albero di Natale con la neve d’argento, i lumini e i frutti di cioccolata? presto, presto adunata, si va sul Pianeta degli alberi di Natale, io so dove sta. Che strano, beato Pianeta… Qui è Natale ogni giorno. Ma guardatevi attorno: gli alberi della foresta, illuminati a festa, sono carichi di doni. Crescono sulle siepi i panettoni, i platani del viale sono platani di Natale. Perfino l’ortica, non punge mica, ma tiene su ogni foglia un campanello d’argento che si dondola al vento. In piazza c’è il mercato dei balocchi. Un mercato coi fiocchi, ad ogni banco lasceresti gli occhi. E non si paga niente, tutto gratis. Osservi, scegli, prendi e te ne vai. Anzi, anzi, il padrone ti fa l’inchino e dice: “Grazie assai, torni ancora domani, per favore: per me sarà un onore…” Che belle le vetrine senza vetri! Senza vetri, s’intende, così ciascuno prende quello che più gli piace: e non si passa mica alla cassa, perché la cassa non c’è. Un bel Pianeta davvero. Anche se qualcuno insiste a dire che non esiste… Ebbene, se non esiste, esisterà: che differenza fa?

👉 Una filastrocca Gianni Rodari, che trasporta i lettori in un pianeta immaginario dove il Natale non finisce mai e tutto è dono, meraviglia e condivisione.

Filastrocche brevi di Gianni Rodari

Non tutte le poesie di Gianni Rodari sono lunghe: alcune sono così brevi da essere fulmini di fantasia, ma rimangono scolpite nella memoria. Ecco una selezione di esempi autentici:

Il cielo è di tutti

Qualcuno che la sa lunga mi spieghi questo mistero: il cielo è di tutti gli occhi, di ogni occhio è il cielo intero. È mio, quando lo guardo. È del vecchio, del bambino, del re, dell’ortolano, del poeta, dello spazzino. Non c’è povero tanto povero che non ne sia il padrone. Il coniglio spaurito ne ha quanto il leone. Il cielo è di tutti gli occhi, ed ogni occhio se vuole si prende la luna intera, le stelle comete, il sole. Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente. Spiegatemi voi dunque in prosa od in versetti, perché il cielo è uno solo e la terra è tutta a pezzetti.

👉 Una riflessione potente e inclusiva sulla condivisione e l’uguaglianza

Il giorno più bello della storia

S’io fossi un fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato profumato come le viole. Un pane così verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Cile: i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia.

👉 Un desiderio poetico che unisce solidarietà e fantasia

Gli odori dei mestieri

Io so gli odori dei mestieri: di noce moscata sanno i droghieri, sa d’olio la tuta dell’operaio, di farina sa il fornaio, sanno di terra i contadini, di vernice gli imbianchini, sul camice bianco del dottore di medicine c’è buon odore. I fannulloni, strano però, non sanno di nulla e puzzano un po’.

👉 Una filastrocca sensoriale e divertente, che percorre mestieri e odori

Filastrocca corta e matta

Filastrocca corta e matta: il porto vuole sposare la porta; la viola studia il violino; il mulo dice: “Mio figlio è il mulino”; la mela dice: “Mio nonno è il melone”; il matto vuole essere un mattone. E il più matto della terra sapete che vuole? Fare la guerra!

👉 Gioco fulmineo di suoni e significati: Rodari piega le parole per mostrare l’assurdo… e chiude con una stoccata pacifista.

Le più belle filastrocche di Gianni Rodari

Tra le opere più amate di Gianni Rodari ci sono le filastrocche che hanno saputo conquistare grandi e piccoli, diventando veri classici senza tempo. In questi testi si ritrovano tutta la sua fantasia, l’ironia e la capacità di trasformare il quotidiano in poesia. Ecco una selezione di alcune delle filastrocche più belle di Rodari, che ancora oggi fanno emozionare, sorridere e riflettere.

La luna al guinzaglio

Con te la luna è buona, mia savia bambina: se cammini, cammina e se ti fermi tu si ferma anche la luna ubbidiente lassù. È un piccolo cane bianco che tu tieni al guinzaglio, è un docile palloncino che tieni per il filo: andando a dormire lo leghi al cuscino, la luna tutta notte sta appesa sul tuo lettino.

👉 Una delle immagini poetiche più suggestive di Rodari: la luna diventa compagna di giochi e di sogni, tenera come un animale domestico.

Stelle senza nome

I nomi delle stelle sono belli: Sirio, Andromeda, l’Orsa, i due Gemelli. Chi mai potrebbe dirli tutti in fila? Son più di cento volte centomila. In fondo al cielo, non so dove e come, c’è un milione di stelle senza nome: stelle comuni, nessun le cura, ma per loro la notte è meno scura.

👉 Con poche righe, Rodari invita a guardare il cielo non solo per le stelle famose, ma anche per quelle più umili che rendono luminosa la notte.

Girotondo in tutto il mondo

Filastrocca per tutti i bambini, per gli italiani e per gli abissini, per i russi e per gli inglesi, gli americani ed i francesi; per quelli neri come il carbone, per quelli rossi come il mattone; per quelli gialli che stanno in Cina dove è sera se qui è mattina. Per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci e dormono dentro un sacco di stracci; per quelli che stanno nella foresta dove le scimmie fan sempre festa. Per quelli che stanno di qua o di là, in campagna od in città, per i bambini di tutto il mondo che fanno un grande girotondo, con le mani nelle mani, sui paralleli e sui meridiani.

👉 Una filastrocca universale che celebra l’unione tra i bambini di ogni parte del pianeta, senza confini né differenze.

Un treno carico di filastrocche

O che stazione importante: udite la voce dell’altoparlante? “Dal marciapiede numero nove parte il rapido per Ognidove”. O che stazione di riguardo, ti chiede scusa se c’è ritardo: “L’accellerato, sbuffando e fischiando, arriverà alle Non-si-sa-quando”. E come infine è giunto il treno lei si presenta senza meno: “Mi chiamo stazione Così-e-così, tutti quanti scendono qui”.

👉 Un viaggio immaginario su un treno pieno di fantasia, dove stazioni e binari diventano scenari surreali e divertenti.

Io vorrei

Io vorrei che nella luna ci si andasse in bicicletta per vedere se anche lassù chi va piano non va in fretta. Io vorrei che nella luna ci si andasse in micromotore per vedere se anche lassù chi sta zitto non fa rumore. Io vorrei che nella Luna ci si andasse in accelerato per vedere se anche lì chi non mangia la domenica ha fame il lunedì.

👉 Una filastrocca che unisce fantasia e ironia, immaginando un mondo lunare con le stesse regole e abitudini di quello terrestre.

Le filastrocche di Gianni Rodari sono un patrimonio prezioso che continua a parlare a grandi e piccoli con la stessa freschezza di sempre. Attraverso giochi di parole, immagini poetiche e messaggi profondi, invitano a guardare il mondo con curiosità e fantasia.

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