Il liquido amniotico per nove lunghi mesi protegge il bimbo da tutto ciò che gli può essere dannoso: infezioni, urti, movimenti bruschi della mamma e così via. Contribuisce quindi a creare un ambiente in cui il piccolo possa crescere sicuro e protetto: ma ci siamo mai chiesti cosa sia esattamente il liquido amniotico? Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere.
- Cos’è il liquido amniotico e a cosa serve
- La quantità di liquido amniotico
- Cosa ci può dire un’analisi del liquido amniotico?
- Perdite di liquido amniotico
Cos’è il liquido amniotico e a cosa serve
Per tutta la durata della gravidanza il bambino nuota nel liquido amniotico, che protegge lui dal mondo esterno, ma allo stesso tempo mette al riparo gli organi della mamma da movimenti bruschi del bimbo. La sua composizione è abbastanza semplice: il 97% circa è costituito da acqua, nella quale sono diluiti sali minerali e altre sostanze utili per la crescita del feto, che nelle prime 14 settimane vengono assorbite tramite la pelle del piccolo. Quando i reni cominciano a funzionare, le sostanze di scarto vengono liberate nel liquido amniotico, insieme a cellule che si staccano dalla pelle e dai capelli del bimbo. Ciò significa che questo liquido è sporco? Assolutamente no: è sempre in condizioni ottimale perché si rinnova ogni 3 ore circa. Non solo: questo speciale liquido consente anche di mantenere una temperatura abbastanza costante all’interno del grembo della mamma, in modo che il feto non subisca bruschi sbalzi di temperatura. È proprio tramite il liquido amniotico che il piccolo può “fare ginnastica” muovendosi senza sforzo nella pancia della mamma per sviluppare appieno il suo apparato muscolo – scheletrico, fino a girarsi nella giusta posizione quando si avvicina il momento del parto. È infine proprio la rottura del sacco amniotico che stimola la produzione delle prostaglandine che danno il via alle contrazioni.
La quantità di liquido amniotico
Ma quanto liquido amniotico contiene il grembo di una futura mamma? La sua quantità varia nel corso della gravidanza, andando da 20 cc nella settima settimana fino ad arrivare ad un litro nel corso del nono mese, anche se a partire dalla 38esima settimana comincerà a diminuire: è un segnale che indica che il piccolo si sta preparando a nascere. La quantità di liquido amniotico presente all’interno del sacco amniotico può essere rilevata attraverso una ecografia e la misurazione delle massime falde di liquido nei diversi quadranti dell’utero. È importante monitorare questo parametro perché avere troppo o troppo poco liquido amniotico può causare problemi.
Polidramnios, quando il liquido amniotico è troppo
La presenza di un eccesso di liquido amniotico può essere la spia di un problema del feto o della mamma. Può infatti indicare delle anomalie o malformazioni congenite del feto che gli impediscono di assorbire correttamente parte del liquido oppure può essere causato dal diabete gestazionale della mamma. I sintomi che si possono riscontrare sono disturbi addominali, problemi di digestione, utero ingrossato, gonfiore delle gambe, respiro affannoso o un brusco aumento di peso. Ovviamente ognuno di questi sintomi, preso singolarmente, non indica polidramnios: sarà solo il vostro ginecologo a poterlo diagnosticare con esami specifici. Tra i rischi maggiori c’è quello di un parto prematuro.
Oligodramnios, quando il liquido amniotico è troppo poco
Ci sono invece casi in cui il liquido amniotico risulta troppo poco: si parla allora di oligodramnios. È una condizione che interessa l’1% circa delle gravidanze ed è causato da patologie della mamma o del feto. Tra le cause ci sono infatti una alterata permeabilità delle membrane, delle infezioni vaginali della mamma, un aumentato riassorbimento, un ritardo della crescita del feto oppure delle malformazioni fetali. Una ridotta quantità di liquido amniotico può portare ad un deficit di sviluppo del piccolo, causando problemi soprattutto ai polmoni. Al tempo stesso, il feto risulta schiacciato contro le pareti dell’utero e ha una gamma di movimenti limitata, con il rischio di patologie malformative delle estremità.
Cosa ci può dire un’analisi del liquido amniotico?
Il liquido amniotico ci può anche offrire preziose informazioni sulla salute del feto, soprattutto se si sospettano dei problemi. Al suo interno si trovano infatti cellule che provengono dalla pelle, dalle mucose intestinali, dai reni e dai polmoni del nascituro: analizzandole si possono diagnosticare con certezza quasi assoluta anomalie cromosomiche o specifiche patologie, come ad esempio la fibrosi cistica. I principali esami che si possono eseguire sono:
- amniocentesi, che consiste nel prelievo di un po’ di liquido tramite un ago introdotto attraverso l’addome della mamma. Questo esame ha un tasso di affidabilità quasi totale, che va dal 99,4 al 100%, per le anomalie cromosomiche;
- amnioscopia: in questo caso il liquido viene prelevato attraverso la vagina. Serve per verificare la presenza di meconio nel liquido amniotico negli ultimi giorni di gravidanza.
Perdite di liquido amniotico
Nel 20% circa delle gravidanze, andando verso il giorno del parto si possono verificare perdite di liquido amniotico, che spesso si confondono con le urine. Si tratta di un fenomeno normale a fine gravidanza: alcune piccole fessure fanno in modo che il liquido amniotico esca un po’ per volta. In genere poco dopo si verifica la rottura delle acque vera e propria e il travaglio: in questo caso la futura mamma può attendere anche 24-48 ore prima di recarsi in ospedale, in assenza di problemi.
Se invece queste perdite si verificano prima e con una certa frequenza è bene recarsi subito in ospedale per tenere monitorata la situazione e decidere insieme al proprio ginecologo come è meglio procedere.
L’argomento è davvero vasto e complesso, ma speriamo che ora sia un po’ più chiaro: se avete dubbi o domande potete farcelo sapere sui nostri canali social.