Sono molte le future mamme che vivono il momento del parto con un mix di emozioni contrastanti: entusiasmo per l’arrivo del bambino, impazienza di conoscerlo, ma anche timori legati a ciò che accadrà in sala parto. Avere paura del parto è assolutamente normale, e spesso non dipende soltanto dai possibili rischi per la salute della mamma e del neonato, ma anche da procedure mediche che potrebbero rendersi necessarie. Una di queste è l’episiotomia, un intervento di cui si parla spesso con preoccupazione e dubbi. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegare in modo chiaro che cos’è, quando viene praticata, quali conseguenze può avere e come affrontare al meglio la fase della guarigione.
- Che cos’è l’episiotomia?
- Perché e quando si esegue
- Quando l’episiotomia è davvero necessaria?
- Episiotomia conseguenze
- Episiotomia: cicatrice e guarigione
- Episiotomia cicatrice ipertrofica
- Ci si può rifiutare di fare l’episiotomia?
- Cosa fare per prevenire l’episiotomia?
- Conclusioni
- FAQ sull’episiotomia
Che cos’è l’episiotomia?
L’episiotomia è un piccolo intervento chirurgico che consiste in un’incisione di alcuni centimetri eseguita, in particolari circostanze, durante il parto naturale. Lo scopo è quello di allargare temporaneamente l’apertura vaginale per facilitare il passaggio della testa del bambino e ridurre i tempi di espulsione.
L’incisione interessa la zona del perineo, ovvero l’area muscolare compresa tra la vagina e l’ano, e viene effettuata sotto anestesia locale. Al termine del parto, la ferita viene suturata con punti riassorbibili.
Esistono due principali tecniche:
– episiotomia mediana, un taglio verticale che va dalla vagina verso l’ano;
– episiotomia mediolaterale, un’incisione obliqua in direzione di uno dei glutei, solitamente quello destro.[ 1 ]
L’episiotomia venne introdotta intorno alla metà del Settecento e, soprattutto negli anni Ottanta, era considerata una procedura quasi di routine, praticata a gran parte delle donne al primo parto. Oggi l’approccio è cambiato: l’uso di questo intervento si è notevolmente ridotto, ma resta comunque frequente. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nei soli parti spontanei, l’incidenza è calata dal 24% del 2015 fino a circa il 13% dell’ultima rilevazione disponibile, ossia il 2020.
Perché e quando si esegue
Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’episiotomia è considerata una pratica “dannosa, tranne in rari casi” e il suo utilizzo di routine non trova alcuna giustificazione scientifica.[ 2 ] Nonostante ciò, come mostrano i dati, questo intervento continua a essere praticato con una certa frequenza, soprattutto in alcune aree del nostro Paese.
In passato si credeva che l’incisione potesse proteggere il perineo da lacerazioni spontanee eccessive e prevenire conseguenze a lungo termine come incontinenza urinaria o prolasso uterino. Si riteneva, infatti, che un taglio “controllato” fosse meno traumatico di una lacerazione naturale.
Le evidenze scientifiche più recenti hanno però ribaltato questa visione: numerosi studi hanno dimostrato che l’episiotomia non offre vantaggi né immediati né a lungo termine. Al contrario, può comportare conseguenze negative come dolore persistente, sanguinamento, maggior rischio di infezioni e cicatrizzazione lenta. Inoltre, la sutura può rendere più difficoltosa la ripresa dei rapporti sessuali e causare una significativa riduzione della tonicità del pavimento pelvico, con aumento del rischio di incontinenza e prolasso.
Per questi motivi, oggi l’episiotomia non viene più considerata una pratica preventiva, ma un intervento da riservare soltanto a situazioni specifiche e realmente necessarie.
Quando l’episiotomia è davvero necessaria?
Nonostante le criticità legate a questa pratica, esistono situazioni in cui l’episiotomia può rivelarsi indispensabile per tutelare la salute della mamma e del bambino. Uno dei casi più frequenti è quando il neonato mostra segni di sofferenza fetale proprio nella fase finale del parto: la testolina si trova all’altezza del perineo, ma i muscoli non hanno il tempo sufficiente per distendersi in modo naturale. In queste circostanze, l’incisione consente di accelerare la nascita e guadagnare minuti preziosi.
Un’altra eventualità riguarda i bambini di dimensioni particolarmente grandi, condizione nota come macrosomia, che rende più difficoltoso il passaggio nel canale del parto. L’episiotomia può essere indicata anche in caso di uso di strumenti come forcipe o ventosa, quando la pressione sul perineo è molto elevata e il rischio di lacerazioni estese sarebbe ancora più alto.
In sintesi, l’episiotomia non è più vista come una procedura preventiva, ma come un intervento mirato, da riservare solo a contesti di reale necessità clinica.
Episiotomia conseguenze
Le conseguenze dell’episiotomia possono variare molto da donna a donna e dipendono sia dal tipo di incisione, sia dalla capacità di cicatrizzazione individuale. Nella maggior parte dei casi si tratta di un fastidio temporaneo, ma non mancano situazioni in cui i disagi possono prolungarsi.
Tra le conseguenze episiotomia più comuni rientrano:
- Dolore e bruciore nella zona del perineo, soprattutto nei primi giorni dopo il parto.
- Difficoltà a sedersi o camminare comodamente, finché la ferita non inizia a guarire.
- Rischio di infezioni, se la sutura non viene mantenuta ben pulita.
- Problemi di cicatrizzazione, con possibili esiti estetici o funzionali più evidenti.
- Fastidio nei rapporti sessuali durante i primi mesi, dovuto a dolore o paura di provare dolore.
- Riduzione della tonicità del pavimento pelvico, che può contribuire a incontinenza o prolasso.
Accanto agli aspetti fisici, non vanno sottovalutate le conseguenze emotive: la presenza della cicatrice può generare ansia, paura di sentire dolore o timore di non tornare più come prima. In realtà, con il giusto supporto medico e la riabilitazione perineale, nella maggior parte dei casi si recuperano pienamente funzionalità e benessere.
Episiotomia: cicatrice e guarigione
Anche quando vengono utilizzati punti riassorbibili, una cicatrice dell’episiotomia rimane sempre, seppur con dimensioni e visibilità variabili. In genere, se la sutura è eseguita con precisione e i margini della ferita sono ben accostati, la cicatrice tende a essere minima e a non compromettere né la sensibilità né la funzionalità della zona.
La fase di guarigione richiede comunque tempo e pazienza. Il perineo, infatti, è una zona particolarmente delicata: non è esposta ad aria e luce, è soggetta a umidità e movimenti continui, e questo può rallentare la cicatrizzazione. Durante i primi giorni è normale avvertire dolore o bruciore, soprattutto quando ci si siede o ci si muove.
I tempi di guarigione variano molto da donna a donna: per alcune la ripresa è piuttosto rapida, in poche settimane, mentre altre possono impiegare diversi mesi prima di tornare a sentirsi completamente a proprio agio. In ogni caso, il rispetto delle indicazioni mediche e una buona igiene intima aiutano a favorire una cicatrizzazione ottimale e a prevenire complicazioni.
Episiotomia cicatrice ipertrofica
In alcuni casi la cicatrice dell’episiotomia può non guarire in modo regolare e diventare una cicatrice ipertrofica. Si tratta di una cicatrice più spessa e in rilievo rispetto al tessuto circostante, spesso accompagnata da dolore, tensione o prurito.
Le cause possono dipendere da diversi fattori: predisposizione individuale a cicatrizzazioni anomale, infezioni locali, sutura non perfettamente eseguita o eccessiva tensione sulla zona durante la guarigione. A differenza dei cheloidi, che continuano a crescere oltre i margini della ferita, la cicatrice ipertrofica rimane circoscritta ma può comunque risultare fastidiosa dal punto di vista estetico e funzionale.
Per trattarla possono essere utili:
- applicazione di creme specifiche o gel a base di silicone, che favoriscono la distensione del tessuto cicatriziale;
- fisioterapia del pavimento pelvico, per ridurre dolore e tensione muscolare;
- controlli periodici dal ginecologo, per valutare l’evoluzione della cicatrice;
- in alcuni casi, trattamenti mirati come laser o infiltrazioni, da valutare con lo specialista.
Una cicatrice ipertrofica non deve spaventare: con le giuste cure e il supporto medico, nella maggior parte dei casi è possibile ridurne l’impatto e recuperare il benessere.
Ci si può rifiutare di fare l’episiotomia?
Esistono situazioni in cui l’episiotomia può diventare indispensabile per salvaguardare la salute della mamma o del bambino, ma si tratta di casi relativamente rari. Nella maggior parte delle circostanze, la donna ha il diritto di esprimere la propria volontà e di rifiutare che la procedura venga eseguita in maniera routinaria.
È importante sapere che nessun atto medico può essere praticato senza la firma del consenso informato. Questo vale anche per il parto: la futura mamma ha il diritto di essere informata in modo chiaro e completo sui motivi per cui si propone l’episiotomia e sulle eventuali alternative.
Un ulteriore strumento di tutela è il piano del parto, un documento scritto che permette alla gestante di comunicare in anticipo ai professionisti sanitari le proprie preferenze e scelte. Tuttavia, nel momento del travaglio può non essere semplice far valere i propri diritti, perché la donna si trova già in una condizione di forte vulnerabilità fisica ed emotiva.
Per questo motivo, è consigliabile discutere con il proprio ginecologo o ostetrica di fiducia durante la gravidanza, chiarire dubbi e timori e arrivare al momento del parto con un piano condiviso che rispetti le esigenze cliniche ma anche i desideri della futura mamma.
Cosa fare per prevenire l’episiotomia?
La decisione di ricorrere all’episiotomia dipende in gran parte dalle valutazioni dell’operatore sanitario, ma esistono alcune strategie utili per preparare il perineo al momento del parto e ridurre il rischio che l’intervento diventi necessario.
Durante la gravidanza è possibile:
- praticare regolarmente esercizi per il pavimento pelvico, che aiutano a rendere i muscoli più elastici e resistenti;
- affidarsi a un’ostetrica o a un fisioterapista specializzato per imparare a riconoscere e attivare correttamente la muscolatura;
- eseguire massaggi perineali negli ultimi mesi di gestazione, che favoriscono la flessibilità dei tessuti;
- mantenere una buona idratazione e un’alimentazione equilibrata, che contribuiscono alla salute dei tessuti.
Durante il travaglio vero e proprio, possono essere utili:
- assumere posizioni che facilitano la discesa del bambino, come quelle verticali o laterali;
- richiedere l’applicazione di impacchi caldi sul perineo, che aiutano a distendere i muscoli e ad alleviare il dolore;
- seguire la respirazione e i tempi del proprio corpo, evitando spinte eccessivamente forzate.
Questi accorgimenti non garantiscono che l’episiotomia non venga praticata, ma possono contribuire a ridurre sensibilmente le probabilità e a vivere il momento del parto con maggiore consapevolezza e serenità.
Conclusioni
L’episiotomia è una pratica medica che oggi non viene più considerata di routine, ma da riservare a situazioni particolari in cui è davvero necessaria per la salute della mamma e del bambino. Conoscere bene di cosa si tratta, quali sono le sue conseguenze e come affrontare la fase della guarigione permette di arrivare al momento del parto più consapevoli e preparate.
Ogni donna ha il diritto di essere informata, di esprimere le proprie preferenze attraverso il consenso informato o il piano del parto, e di sentirsi parte attiva delle decisioni che riguardano il proprio corpo. Prepararsi durante la gravidanza con esercizi, massaggi e posizioni favorenti può ridurre il rischio di dover ricorrere all’incisione e contribuire a vivere un’esperienza di nascita più positiva.
Ricordiamo che, in caso di dubbi o difficoltà nella guarigione, il riferimento rimane sempre il ginecologo o l’ostetrica, figure fondamentali per accompagnare la mamma in un percorso di recupero sereno e sicuro.
FAQ sull’episiotomia
Quanto tempo ci vuole per guarire dall’episiotomia?
La guarigione varia da donna a donna: in media il dolore diminuisce dopo 2-3 settimane, ma la completa cicatrizzazione può richiedere alcune settimane o, nei casi più lenti, alcuni mesi.
Si può fare qualcosa per alleviare il dolore dopo l’episiotomia?
Sì, sono utili impacchi freddi, una corretta igiene intima, l’uso di cuscini morbidi per sedersi e, se indicato dal medico, farmaci antidolorifici compatibili con l’allattamento.
L’episiotomia lascia sempre una cicatrice visibile?
Una piccola cicatrice rimane quasi sempre, ma se la sutura è eseguita correttamente e non ci sono complicazioni, con il tempo tende a diventare poco evidente e a non dare fastidio.
L’episiotomia può influire sulla vita sessuale?
Nelle prime settimane è normale avvertire fastidio o paura di provare dolore. Con la guarigione completa e, se necessario, la riabilitazione del pavimento pelvico, la maggior parte delle donne recupera pienamente sensibilità e piacere.
NOTE
1. Humanitas San Pio X, Episiotomia: come si esegue e a cosa serve il taglio vaginale
2. WHO, WHO recommendations Intrapartum care for a positive childbirth experience