L’argomento del sonno del neonato è uno dei più discussi tra i neogenitori, quasi quanto quello dell’allattamento. Se ci sono opinioni abbastanza concordanti sull’utilizzo di ninne nanne e rumori bianchi, le opinioni si dividono soprattutto su un punto: dove dovrebbe dormire il bambino durante la notte. Per anni si è pensato che far dormire il piccolo nel lettone con mamma e papà fosse un “vizio”, una consuetudine concessa per stanchezza o debolezza emotiva dei genitori. Un’abitudine, secondo alcuni, difficile da interrompere in futuro.
Negli ultimi anni, però, grazie a studi più approfonditi e al confronto con altre culture, si sta diffondendo una visione diversa. Sempre più famiglie scelgono la pratica del cosleeping, che non è solo una questione di comodità, ma anche di benessere e sicurezza emotiva per il bambino. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegare nel dettaglio di cosa si tratta, quali sono i benefici supportati dalla ricerca e come praticarlo in totale sicurezza, così che ogni genitore possa fare una scelta informata e serena.
- Cos’è il cosleeping e differenze con bed sharing e room sharing
- Vantaggi del cosleeping per neonato e genitori
- Svantaggi e possibili criticità
- Cosleeping sicuro: regole e consigli pratici
- Errori da evitare
- Prodotti utili per il cosleeping
- Conclusione
- FAQ sul cosleeping neonato
Cos’è il cosleeping e differenze con bed sharing e room sharing
Il cosleeping è la pratica di dormire vicini al proprio bambino durante la notte, garantendo un contatto fisico o visivo che lo rassicura e ne favorisce il riposo. Questo può avvenire in diverse modalità: con il bed sharing, ossia condividendo lo stesso letto, oppure con il room sharing, in cui il piccolo dorme in una culla o in un lettino collocato accanto al letto dei genitori. Esiste anche una versione intermedia molto diffusa, il side-bed, un lettino aperto su un lato e agganciato al letto matrimoniale, che permette di unire vicinanza e sicurezza.
Sebbene oggi se ne parli come di una scelta “moderna” o di tendenza, il cosleeping è in realtà una consuetudine antichissima, praticata da secoli in molte culture. In Giappone, ad esempio, i genitori dormono su futon disposti l’uno accanto all’altro, mentre in gran parte dell’Africa e dell’America Latina il letto familiare è il cuore della vita domestica. Anche in Italia, fino a buona parte del Novecento, era normale che i bambini dormissero con mamma e papà, spesso in letti più grandi o in spazi appositamente predisposti.
Negli anni successivi, complice l’influenza di modelli educativi più rigidi, si è diffusa l’idea che il neonato dovesse imparare fin da subito a dormire da solo nella propria cameretta. Questa convinzione nasceva soprattutto dalla volontà di preservare la privacy di coppia e dalla paura che il bambino non volesse più “staccarsi” dal lettone.
Negli ultimi decenni, tuttavia, le ricerche scientifiche e il confronto con altre realtà culturali hanno portato a una rivalutazione del cosleeping. Oggi sappiamo che dormire vicini può offrire benefici concreti sia al bambino che ai genitori, migliorando la qualità del sonno, rafforzando il legame affettivo e facilitando la gestione dei risvegli notturni. La vicinanza notturna, infatti, non è solo una questione di comodità: è una risposta naturale al bisogno di protezione e sicurezza che il neonato porta con sé sin dalla nascita.
Vantaggi del cosleeping per neonato e genitori
Vediamo nel dettaglio quali sono i vantaggi di dormire insieme, sia che si scelga il bed sharing (stesso letto) sia che si opti per un lettino accanto al lettone dei genitori.
Il cosleeping risponde innanzitutto a un bisogno primordiale del neonato: sentirsi al sicuro. Dopo nove mesi passati nel grembo materno, avvolto dal calore e dal battito del cuore della mamma, il piccolo trova rassicurante percepire durante la notte il respiro, il calore e la presenza dei genitori. Questa vicinanza rafforza il legame emotivo e trasmette un senso di protezione che aiuta il bambino a rilassarsi e ad addormentarsi più facilmente.
Per la mamma (e spesso anche per il papà), avere il piccolo accanto significa non dover interrompere continuamente il proprio sonno per raggiungere la culla in un’altra stanza, rendendo più semplici e meno faticosi l’allattamento notturno o i momenti di rassicurazione in caso di pianto. Questo si traduce in un riposo complessivamente migliore per tutta la famiglia.
Tra i principali benefici documentati:
- Maggiore serenità emotiva: un neonato che dorme vicino ai genitori tende a piangere meno e a gestire meglio lo stress. Diversi studi hanno osservato che il pianto prolungato aumenta i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che nei primi mesi di vita può influenzare lo sviluppo dei sistemi di neurotrasmissione. Il contatto fisico costante favorisce invece una migliore regolazione ormonale: i bambini che dormono con i genitori sviluppano più recettori per il cortisolo e per la serotonina (ormone del buonumore), migliorando la loro capacità di gestire le emozioni anche in età adulta.
- Migliore qualità del sonno: dormire a contatto con la mamma è profondamente rassicurante per il bambino e favorisce un sonno più stabile e continuo. Questo si traduce in meno risvegli notturni e, di conseguenza, in un riposo migliore anche per i genitori. Un sonno più sereno significa anche giornate più tranquille e una migliore regolazione dei ritmi sonno-veglia.
- Allattamento più semplice e prolungato: il sonno condiviso favorisce una maggiore durata del periodo di allattamento al seno. La vicinanza facilita le poppate notturne, aumentando l’apporto di sostanze nutritive e anticorpi che rinforzano le difese immunitarie del piccolo. L’allattamento frequente, inoltre, stimola una produzione di latte più costante e abbondante.
- Riduzione del rischio di SIDS: secondo diverse ricerche, il cosleeping praticato in sicurezza può ridurre il rischio di morte in culla (SIDS). I bambini che dormono vicino ai genitori tendono ad avere un sonno più leggero e trascorrono più tempo nella fase REM, caratterizzata da una migliore ossigenazione del sangue e da un più facile risveglio in caso di problemi respiratori.
I benefici del cosleeping non sono solo per il bambino: anche la mamma può trarne vantaggio, dormendo più serenamente e mantenendo una produzione di latte costante grazie alla stimolazione del contatto pelle a pelle. Questa vicinanza aiuta anche a prevenire la depressione post partum, sostenendo il benessere emotivo e rafforzando ulteriormente il legame madre-figlio.
Svantaggi e possibili criticità del cosleeping
Il cosleeping, se praticato correttamente e in sicurezza, presenta numerosi benefici, ma non è privo di possibili aspetti critici. Oltre alle necessarie attenzioni e precauzioni da mettere in atto quando si condivide il letto con un bambino piccolo, è importante valutare anche eventuali conseguenze pratiche e organizzative, così da scegliere consapevolmente.
Uno dei possibili svantaggi riguarda la riduzione degli spazi di intimità di coppia. Condividere il letto con il neonato può limitare le occasioni per parlare in tranquillità alla fine della giornata o per scambiarsi gesti di affetto senza la presenza del bambino. Si tratta però di una difficoltà spesso temporanea, che può essere gestita cercando momenti di vicinanza in altri momenti della giornata o predisponendo spazi alternativi per la coppia.
Un altro aspetto da considerare è la dipendenza dal sonno condiviso. Alcuni bambini, se abituati a dormire sempre vicino ai genitori, possono impiegare più tempo ad accettare di dormire da soli in un’altra stanza. Questo non è necessariamente un problema, ma è bene che i genitori ne siano consapevoli, specialmente se in futuro desiderano favorire un sonno più autonomo.
C’è poi la questione del disaccordo tra i genitori: non sempre entrambi si sentono a proprio agio con il cosleeping. È quindi fondamentale parlarne apertamente, esprimere le proprie preoccupazioni e trovare un compromesso che garantisca serenità a tutta la famiglia.
Infine, per alcuni genitori, la condivisione del letto può comportare un sonno più leggero e frammentato, soprattutto nei primi tempi, per il timore di muoversi e disturbare il bambino. Con il tempo, però, molti trovano un equilibrio naturale che permette di riposare meglio.
In sintesi, gli svantaggi del cosleeping non sono insormontabili, ma vanno valutati alla luce dello stile di vita della famiglia e delle proprie esigenze, così da adottare soluzioni che mantengano un buon equilibrio tra vicinanza e benessere di tutti.
Cosleeping sicuro: regole e consigli pratici
Condividere il sonno con il proprio bambino offre numerosi vantaggi, ma è fondamentale farlo seguendo precise regole di sicurezza. Gli esperti, compresa l’OMS e l’American Academy of Pediatrics, sottolineano l’importanza di creare un ambiente di riposo che riduca al minimo i rischi, soprattutto nei primi mesi di vita.
Ecco le principali indicazioni da seguire per un cosleeping sicuro:
- Posizione del sonno: il bambino dovrebbe dormire sempre supino, cioè a pancia in su. È la posizione considerata più sicura per ridurre il rischio di SIDS.
- Temperatura ideale: mantenere la stanza intorno ai 18-20 gradi. Un ambiente troppo caldo aumenta il rischio di surriscaldamento, che è un fattore di rischio per la morte in culla. Se la temperatura è più alta, meglio alleggerire l’abbigliamento del bambino piuttosto che coprirlo eccessivamente.
- Ambiente privo di fumo: non bisogna fumare nella stanza in cui dorme il neonato, nemmeno nelle ore precedenti al sonno.
- Superficie di riposo sicura: evitare cuscini, lenzuola sciolte, piumoni e coperte nello spazio del bambino. La soluzione più sicura è un sacco nanna che mantenga il calore senza rischi di soffocamento.
- Materasso compatto: il materasso non deve essere troppo morbido, per evitare affossamenti che possano ostacolare la respirazione.
- Condizioni di salute dei genitori: il cosleeping è sconsigliato se uno dei genitori è affetto da obesità grave, assume alcolici, farmaci o sostanze che riducono la vigilanza durante il sonno.
Molti genitori temono di poter fare del male involontariamente al proprio bambino durante la notte. In realtà, questo rischio è molto basso per le mamme che allattano al seno: gli ormoni prodotti durante l’allattamento, come prolattina e ossitocina, regolano anche il ciclo del sonno, rendendo la madre più vigile e con un riposo sincronizzato a quello del piccolo.
Se, nonostante le precauzioni, resta la preoccupazione di condividere lo stesso letto, esistono alternative sicure come il lettino affiancato o side-bed, agganciato al letto matrimoniale. Questa soluzione consente di mantenere la vicinanza e la praticità delle poppate notturne, offrendo al bambino uno spazio proprio e protetto.
Errori da evitare
Anche se il cosleeping può essere una scelta sicura e benefica, ci sono comportamenti e situazioni che aumentano i rischi e che andrebbero sempre evitati. Essere consapevoli di questi errori aiuta a rendere le notti più serene e sicure per tutta la famiglia.
- Condividere il letto in condizioni di ridotta vigilanza: evitare il cosleeping se uno dei genitori ha assunto alcol, farmaci sedativi o sostanze che possano compromettere la capacità di percepire i movimenti del bambino.
- Usare superfici non idonee: divani, poltrone o letti ad acqua sono ambienti pericolosi perché aumentano il rischio di cadute o soffocamento.
- Lasciare spazi vuoti o fessure: tra materasso e parete o tra materasso e testata non devono esserci spazi in cui il piccolo possa rimanere incastrato.
- Eccesso di coperte e cuscini: ridurre al minimo gli elementi morbidi nello spazio del bambino per prevenire il rischio di soffocamento o surriscaldamento.
- Vestire troppo il neonato: con il cosleeping, il calore corporeo dei genitori contribuisce alla temperatura del piccolo, quindi è meglio optare per indumenti leggeri e traspiranti.
- Non controllare le condizioni di salute del bambino: in caso di raffreddore, problemi respiratori o febbre, è opportuno prestare ancora più attenzione alla posizione e alla temperatura.
Prestare attenzione a questi punti è il primo passo per trasformare il cosleeping in un’esperienza sicura, confortevole e priva di rischi inutili.
Prodotti utili per il cosleeping
Scegliere gli accessori giusti può rendere il cosleeping più comodo e sicuro, semplificando la gestione delle notti e garantendo il benessere di tutta la famiglia. Ecco alcune soluzioni che possono fare la differenza:
Lettini side-bed
Si agganciano al letto matrimoniale e creano una continuità della superficie di riposo, mantenendo il bambino vicino ma in uno spazio protetto. Molti modelli sono regolabili in altezza per adattarsi a diversi tipi di letto.
Sacchi nanna
Sostituiscono coperte e lenzuola, evitando il rischio di soffocamento e mantenendo il piccolo alla giusta temperatura per tutta la notte.
Materassi compatti e traspiranti
Offrono un supporto stabile e riducono il rischio di affossamenti, favorendo una postura corretta durante il sonno.
Barriere di sicurezza
Utili per prevenire cadute nel caso in cui il letto non sia posizionato contro una parete o per creare un lato protetto accanto al genitore.
Baby monitor audio/video
Anche se il bambino dorme vicino, un monitor può aiutare a tenere sotto controllo movimenti e suoni durante i momenti in cui ci si allontana dalla stanza.
Quando si scelgono questi prodotti, è importante verificare che siano certificati secondo le normative di sicurezza europee, privi di materiali tossici e adatti all’età del bambino. Un buon equipaggiamento non solo aumenta la sicurezza, ma rende il cosleeping più semplice e sereno.
Conclusione
Il cosleeping è una scelta che ogni famiglia può valutare in base alle proprie esigenze, al proprio stile di vita e alla propria sensibilità. Non esiste una regola universale valida per tutti: ciò che conta davvero è garantire al bambino un sonno sicuro, sereno e ristoratore, nel rispetto del benessere di tutta la famiglia.
Che si opti per il bed sharing, per un lettino affiancato o per il room sharing, l’importante è conoscere le regole di sicurezza, evitare comportamenti a rischio e attrezzarsi con prodotti adeguati.
Ogni notte passata vicino al proprio piccolo è un’occasione per rafforzare il legame affettivo e vivere momenti di intimità che resteranno nella memoria per sempre. Con la giusta consapevolezza e un pizzico di organizzazione, il cosleeping può trasformarsi in un’esperienza preziosa e indimenticabile.
FAQ sul cosleeping neonato
Fino a che età si può fare cosleeping?
Non esiste un’età precisa in cui interrompere il cosleeping: la decisione dipende dalle esigenze della famiglia e dal livello di indipendenza del bambino. Alcuni genitori scelgono di mantenere la vicinanza fino ai 2-3 anni, altri preferiscono passare al lettino dopo il primo anno. L’importante è che il passaggio avvenga in modo graduale e sereno.
Il cosleeping rende più difficile far dormire il bambino da solo?
Può accadere che un bambino abituato al cosleeping impieghi più tempo ad accettare di dormire in un’altra stanza, ma con un approccio graduale e rassicurante il passaggio può avvenire senza traumi. La sicurezza emotiva acquisita grazie alla vicinanza notturna spesso facilita l’autonomia in età prescolare.
Il cosleeping è sicuro fin dai primi giorni?
Sì, a patto che vengano rispettate tutte le regole di sicurezza: superficie di riposo compatta, assenza di cuscini e coperte nella zona del bambino, genitori in buone condizioni di vigilanza e temperatura ambientale corretta. Nei primi mesi, il side-bed è spesso la soluzione più sicura.
Si può fare cosleeping con gemelli?
Sì, ma è consigliabile utilizzare due spazi distinti, come due culle o side-bed affiancati al letto dei genitori. In questo modo ciascun bambino ha il proprio spazio sicuro, evitando il rischio di surriscaldamento o compressione accidentale.
Il cosleeping aiuta davvero l’allattamento?
Molti studi confermano che dormire vicino al bambino facilita le poppate notturne e contribuisce a prolungare il periodo di allattamento al seno. La vicinanza stimola la produzione di latte e rende più semplice rispondere ai bisogni del neonato, riducendo al minimo le interruzioni del sonno.
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