Una delle maggiori preoccupazione di una futura mamma, non appena saputo di essere incinta, è probabilmente quella di perdere il bambino che porta in grembo a causa di un aborto spontaneo. Noi di BlaBlaMamma vogliamo fare un po’ di chiarezza spiegandovi quali sono le cause dell’aborto spontaneo e quali sono i sintomi da non sottovalutare.
- Le cause dell’aborto spontaneo
- Quali sono i segnali da non sottovalutare?
- Cosa fare?
- Si può rimanere incinta dopo un aborto spontaneo?
Le cause dell’aborto spontaneo
L’aborto spontaneo consiste nella perdita della gravidanza nel corso delle prime 13 settimane di gestazione. Non è un evento raro: interessa circa il 10% delle gravidanze e nella maggior parte dei casi non dipende da azioni compiute (o non compiute) dalla donna. È importante tenerlo presente, dal momento che molte donne soffrono di grandi sensi di colpa. È comunque un evento che può essere difficile da accettare, anche se non c’è un modo giusto o sbagliato per rielaborare l’evento.
Le più frequenti cause di aborto spontaneo sono anomalie cromosomiche o genetiche che non consentono il corretto sviluppo del feto. Si tratta di una sorta di selezione naturale: se i cromosomi dello spermatozoo o della cellula uovo risultano anomali, lo sviluppo dell’embrione non potrà verificarsi in maniera normale e in alcuni casi si andrà incontro all’interruzione della gravidanza.
Lavorare, allenarsi, fare sport, avere rapporti con il partner oppure aver assunto la pillola anticoncezionale prima di rimanere incinta non sono eventi che possono causare l’interruzione di una gravidanza, se non in casi estremi e molto rari.
Fumo, alcool e caffeina sono spesso ritenuti causa di aborto spontaneo: sicuramente non fanno bene né alla mamma né al bimbo, ma per quanto riguarda il fumo i pareri degli esperti si dividono, mentre pare che l’alcol effettivamente possa aumentare il rischio di aborto spontaneo nel primo trimestre di gravidanza. Il consumo moderato di caffeina (un paio di tazzine al giorno) sembra invece non avere influenza.
Tra i fattori da tenere in considerazione c’è anche l’età della futura mamma: il rischio di aborto aumenta con il crescere dell’età della mamma; si stima che circa un terzo degli aborti spontanei si verifichi in donne con più di 40 anni.
Altre cause di aborto spontaneo possono essere:
- malformazioni congenite o acquisite dell’utero materno;
- incontinenza cervicale, che si verifica quando il collo dell’utero si dilata in una fase molto precoce della gravidanza;
- malattie autoimmuni o trombofiliche, cioè che aumentano la coagulazione del sangue;
- patologie come rosolia, toxoplasmosi e citomegalovirus oppure infezioni vaginali non curate;
- insufficienza del corpo luteo, che non produce abbastanza progesterone.[ 1 ]
Quali sono i segnali da non sottovalutare?
Possono verificarsi aborti silenti, cioè privi di sintomi, oppure aborti che si manifestano con sanguinamento, crampi addominali, brividi, febbre, dolore intenso e altri sintomi che possono variare caso per caso. Attenzione, però: piccoli crampi e un leggero sanguinamento vaginale all’inizio della gravidanza possono essere comuni e segnalare l’impianto dell’embrione. La cosa migliore da fare, in caso di dubbio, è quella di rivolgersi al proprio medico. La minaccia di aborto viene diagnosticata attraverso una ecografia che verifica se l’embrione sta crescendo nell’utero e se è presente il battito fetale. Si può anche misurare il livello di ormone hCG nel sangue: un basso livello potrebbe significare la perdita della gravidanza.
Cosa fare?
Una volta che viene diagnosticato un aborto spontaneo, si possono intraprendere due strade:
- se non ci sono segni di infezione è possibile attendere l’espulsione spontanea del materiale abortivo, eventualmente aiutandosi con l’assunzione di farmaci che facilitino le contrazioni dell’utero;
- se si hanno segni di infezione, sanguinamento abbondante o altre condizioni patologiche si può invece ricorrere all’aspirazione del materiale abortivo dalla cavità uterina tramite una cannula che viene inserita nel canale cervicale.[ 1 ]
In questo, però, il vostro punto di riferimento dovrà essere il vostro ginecologo: sarà lui a valutare caso per caso come è meglio procedere.
Si può rimanere incinta dopo un aborto spontaneo?
Dopo un aborto spontaneo nel primo trimestre di gravidanza, la maggior parte delle donne riesce poi a rimanere incinta e a portare a termine una gravidanza senza problemi. Solo dopo due o tre aborti spontanei consecutivi è il caso di sottoporsi ad esami specifici per individuare le cause del problema.
Speriamo che questo delicato argomento sia ora un po’ più chiaro. Se avete dubbi, domande o esperienze da raccontare fatecelo sapere sui nostri canali social!
NOTE
1. Humanitas, Aborto spontaneo