Parto con epidurale: tutto quello che bisogna sapere Il dolore del parto è una delle tante paure delle future mamme. Vediamo quindi cosa c'è da sapere sul parto con epidurale: per chi è indicato e in cosa consiste.

parto con epidurale

Tra le maggiori preoccupazioni di una futura mamma c’è senza dubbio anche la paura del dolore del parto, un timore assolutamente comune e comprensibile. È proprio da questa esigenza di maggiore serenità che molte donne iniziano a informarsi sul parto con epidurale, una procedura che permette di affrontare il travaglio con un controllo efficace del dolore, mantenendo lucidità e partecipazione attiva al momento della nascita.

Noi di BlaBlaMamma vogliamo accompagnarvi in questa scelta con informazioni chiare, affidabili e aggiornate, così da comprendere davvero in cosa consiste l’epidurale, quali benefici può offrire e quali aspetti valutare insieme al personale sanitario per prendere la decisione più adatta al proprio percorso di nascita.

Epidurale, la situazione in Italia

In Italia il parto con analgesia epidurale è ancora meno diffuso rispetto ad altri Paesi europei. I dati disponibili, seppur non recentissimi, mostrano un quadro molto variegato: secondo la Società Italiana di Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti), la percentuale di donne che richiede il parto con epidurale oscilla tra il 10% di Marche e Trentino e il 35% del Lazio. In altre regioni i numeri sono intermedi, come il 12% della Sicilia, il 18% della Toscana, il 20% dell’Umbria, il 26% di Veneto, Liguria e Lombardia e il 27,7% dell’Emilia-Romagna.

Il confronto internazionale evidenzia una differenza ancora più marcata. Sempre secondo la Siaarti, la Spagna registra un ricorso all’epidurale pari al 56% dei parti vaginali, la Francia raggiunge il 60%, il Giappone il 65% e gli Stati Uniti arrivano fino al 67%.

Da cosa nasce questa discrepanza? Le ragioni sono molteplici. Una delle più rilevanti riguarda l’organizzazione ospedaliera: garantire l’epidurale in qualsiasi momento richiede un numero adeguato di anestesisti reperibili, protocolli efficienti e personale formato. Per alcune strutture questo rappresenta ancora una sfida, soprattutto durante le ore notturne o nei punti nascita più piccoli. La buona notizia è che, negli ospedali di maggiori dimensioni e più strutturati, l’accesso all’epidurale sta migliorando grazie a investimenti, formazione e una crescente attenzione al benessere della partoriente.

Cos’è il parto con epidurale e come si svolge

L’analgesia epidurale è una tecnica di anestesia locale che viene eseguita esclusivamente da un medico anestesista qualificato. Consiste nell’inserimento di un sottile catetere nello spazio epidurale, una zona situata tra la dura madre e il legamento che riveste internamente il canale vertebrale. Attraverso questo catetere vengono somministrati anestetici e antidolorifici, che bloccano la trasmissione del dolore nella parte inferiore del corpo senza compromettere lo stato di coscienza della partoriente.

L’obiettivo non è “addormentare” la mamma, ma permetterle di vivere il travaglio con minore sofferenza fisica, mantenendo la possibilità di collaborare attivamente alle spinte e rimanere pienamente presente al momento della nascita.

Dal punto di vista pratico, la procedura viene effettuata con la partoriente seduta o sdraiata su un fianco, in una posizione che permette all’anestesista di accedere facilmente alla zona lombare. Una volta posizionato il catetere, questo rimane in sede e consente di modulare la dose dei farmaci per tutta la durata del travaglio.

Per quanto riguarda la sensazione durante la procedura, la percezione varia in base alla sensibilità individuale, ma nella maggior parte dei casi l’epidurale non viene descritta come dolorosa. È possibile avvertire un lieve fastidio, una pressione o un bruciore momentaneo mentre si inserisce l’ago o il catetere, sensazioni che si risolvono rapidamente.

Quando comincia a fare effetto?

L’epidurale può essere richiesta in qualsiasi momento del travaglio attivo, indipendentemente dal livello di dilatazione. Dopo la somministrazione iniziale dei farmaci attraverso il catetere, molte donne avvertono una progressiva sensazione di calore o intorpidimento che parte dalla zona lombare e si estende verso il basso.

Il pieno effetto analgesico si manifesta generalmente entro 20-30 minuti, anche se la velocità può variare in base alla risposta individuale e al tipo di farmaco utilizzato. Durante il travaglio, l’anestesista può regolare la dose quando necessario, così da mantenere un controllo ottimale del dolore senza compromettere la mobilità.

Una volta sospesa l’analgesia, la sensibilità torna gradualmente: nel giro di 1-3 ore svaniscono sia la sensazione di pesantezza alle gambe sia l’eventuale difficoltà nel percepire lo stimolo di urinare. Anche la temporanea riduzione della sensibilità vescicale è del tutto normale e rientra spontaneamente nel corso delle ore successive.

Qual è l’effetto dell’epidurale sul travaglio?

L’analgesia epidurale riduce in modo significativo la percezione del dolore, pur mantenendo la partoriente sveglia, lucida e pienamente partecipe del proprio travaglio. Questo permette di affrontare le contrazioni con maggiore serenità, risparmiare energie e vivere il momento della nascita con più controllo emotivo e fisico.

Ci sono però alcuni aspetti da considerare. L’epidurale può comportare un prolungamento dei tempi del travaglio, in particolare della fase espulsiva, poiché la riduzione della sensibilità rende meno immediato percepire il momento giusto per spingere. Per questo motivo viene effettuato un monitoraggio costante della mamma e del bambino, così da assicurare che la progressione del travaglio proceda senza complicazioni.

In una percentuale limitata di casi aumenta anche la possibilità di ricorrere a un parto assistito, per esempio con ventosa o forcipe. Si tratta comunque di interventi sicuri e utilizzati solo quando necessari per tutelare mamma e neonato.

Un aspetto positivo spesso poco noto è che il catetere epidurale consente comunque una buona libertà di movimento. Molte donne riescono ad assumere posizioni più comode e, se la dose di farmaco lo permette, possono anche camminare durante il travaglio con il supporto del partner o di una persona di fiducia. La mobilità aiuta la discesa del bambino e può favorire un travaglio più fluido e meno stressante.

epidurale

In quali situazioni è indicata

A meno che non siano presenti controindicazioni specifiche, qualsiasi partoriente può richiedere l’anestesia epidurale. Ci sono però scenari in cui questa tecnica risulta particolarmente utile, sia per migliorare il comfort della mamma, sia per favorire una gestione più sicura del travaglio. Tra le situazioni in cui è maggiormente indicata rientrano:

  • travaglio molto doloroso, complicato o prolungato, che rischia di affaticare eccessivamente la partoriente;
  • travaglio prematuro o postmaturo, condizioni in cui il monitoraggio e la stabilità della mamma diventano ancora più importanti;
  • parto cesareo (quando effettuato in urgenza) oppure parto assistito con ventosa o forcipe;
  • parto gemellare, spesso più impegnativo dal punto di vista fisico e clinico;
  • parto podalico, quando si prevede una gestione più complessa delle fasi espulsive;
  • parto indotto, dove le contrazioni possono risultare più intense e ravvicinate;
  • diabete gestazionale o preesistente, per ridurre lo stress metabolico durante il travaglio;
  • situazioni in cui è richiesto un rilasciamento importante dei muscoli pelvici o una dilatazione più agevolata della cervice per facilitare manovre ostetriche;
  • quando si prevede la necessità di un cesareo o di un parto vaginale strumentale in pazienti che potrebbero non tollerare un’anestesia generale;
  • la presenza di patologie materne che coinvolgono cuore, polmoni o condizioni legate alla gravidanza come la preeclampsia, in cui è fondamentale mantenere la stabilità della mamma.[1]

L’epidurale, in queste circostanze, non rappresenta solo un aiuto sul piano del dolore, ma uno strumento clinico importante per accompagnare la nascita in sicurezza.

Quando è controindicata l’anestesia epidurale?

L’anestesia epidurale è una procedura sicura, ma come ogni tecnica medica richiede alcune condizioni di salute favorevoli per essere eseguita senza rischi. Esistono infatti situazioni specifiche in cui l’epidurale non può essere praticata, oppure viene valutata con estrema cautela dall’équipe anestesiologica.

Le principali controindicazioni all’anestesia epidurale includono:

  • coagulopatie congenite o acquisite, che aumentano il rischio di sanguinamento nello spazio epidurale;
  • assunzione recente di farmaci anticoagulanti o antiaggreganti, che interferiscono con la coagulazione;
  • allergie note ai farmaci anestetici o analgesici utilizzati durante la procedura;
  • infezioni cutanee o lesioni in prossimità del punto in cui dovrebbe essere inserito l’ago;
  • problemi importanti alla colonna vertebrale, come malformazioni, scoliosi severa o interventi chirurgici che rendono difficile o rischioso l’accesso all’area epidurale;
  • malformazioni del midollo spinale, che possono aumentare il rischio di complicanze neurologiche;
  • stato febbrile o infezioni sistemiche in corso, poiché la procedura potrebbe facilitare la diffusione dei batteri;
  • ipovolemia marcata o emorragia materna, condizioni in cui la pressione sanguigna è instabile e l’epidurale potrebbe aggravare la situazione.

In presenza di dubbi o condizioni borderline, la valutazione dell’anestesista è fondamentale: sarà infatti il professionista a stabilire se il parto epidurale rappresenta la scelta più sicura o se è preferibile optare per un’altra modalità analgesica.

Effetti collaterali, complicanze e rischi

L’analgesia epidurale è considerata una procedura sicura sia per la mamma che per il bambino. Rimane comunque un atto medico invasivo, ed è quindi importante conoscere gli effetti collaterali più comuni e le possibili complicanze che, seppur rare, possono verificarsi. Comprendere questi aspetti aiuta ad affrontare la scelta in modo informato e consapevole.

Tra gli effetti collaterali più frequenti del parto con epidurale possono comparire:

  • prurito generalizzato lieve, legato ai farmaci utilizzati e destinato a risolversi spontaneamente;
  • asimmetria dell’effetto analgesico, percepita quando una parte del corpo risulta più “coperta” dall’anestesia rispetto all’altra, spesso risolvibile riposizionando o regolando il catetere;
  • riduzione temporanea della pressione arteriosa, generalmente controllata dal personale e non pericolosa per il bambino;
  • prolungamento della fase espulsiva, dovuto a una ridotta percezione dello stimolo alla spinta;
  • maggiore necessità di ossitocina endovenosa per regolarizzare il ritmo delle contrazioni.[ 1 ]

Accanto agli effetti collaterali più comuni, esistono alcune complicanze meno frequenti che richiedono una valutazione attenta:

  • cefalea intensa dovuta a una possibile perforazione accidentale della dura madre, una condizione fastidiosa ma trattabile;
  • nausea e vomito, spesso correlati alla variazione di pressione o ai farmaci utilizzati;
  • dolore alla schiena nei giorni successivi, generalmente lieve e transitorio;
  • infezione nel punto di inserzione del catetere, anche se l’adozione di rigorose misure igieniche riduce notevolmente il rischio;
  • ematoma epidurale, una complicanza molto rara ma potenzialmente seria, che può comportare sintomi neurologici come difficoltà respiratorie, convulsioni o danni nervosi permanenti.

La presenza costante dell’anestesista e dell’équipe ostetrica consente di monitorare in modo tempestivo qualsiasi segnale anomalo, intervenendo se necessario. Per la grande maggioranza delle donne, l’esperienza dell’epidurale risulta positiva e priva di conseguenze significative.

Anestesia epidurale, peridurale o spinale? Le differenze

I termini epidurale e peridurale indicano la stessa procedura: il farmaco viene somministrato attraverso un sottile catetere inserito nello spazio peridurale, cioè l’area che si trova appena fuori dalle membrane che avvolgono il midollo spinale. Questo permette un’analgesia progressiva e modulabile, ideale durante il travaglio perché consente di regolare la dose in base all’intensità del dolore e alla fase del parto.

L’anestesia spinale, invece, è una tecnica diversa. In questo caso l’ago attraversa le membrane esterne fino a raggiungere lo spazio subaracnoideo, dove viene iniettata una piccola quantità di anestetico. L’effetto è più rapido e più intenso rispetto all’epidurale, ma non può essere modulato nel tempo. Per questo motivo viene utilizzata soprattutto in caso di parto cesareo, dove è necessario un effetto anestetico profondo e immediato.

I due tipi di analgesia possono avere effetti simili, ma si differenziano per intensità, rapidità e durata. In alcune situazioni cliniche vengono anche combinate nella cosiddetta tecnica “combined spinal-epidural”, che unisce la rapidità della spinale alla possibilità di mantenere il sollievo dal dolore per tutta la durata del travaglio tramite il catetere epidurale.

Il parto con l’epidurale è un diritto?

Nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’epidurale come un diritto fondamentale di ogni partoriente, sottolineando l’importanza di garantire alle donne la possibilità di affrontare il travaglio con un’adeguata analgesia, se lo desiderano.

In Italia, però, questo diritto fatica ancora a tradursi in una reale possibilità per tutte. Solo una parte delle donne viene sottoposta a epidurale non per scelta clinica o personale, ma per ragioni strettamente organizzative. La disponibilità del servizio, infatti, dipende dalla presenza di anestesisti reperibili 24 ore su 24, dalla struttura del punto nascita e dal personale dedicato.

Nonostante il Ministero della Salute abbia espresso l’intenzione di includere l’analgesia epidurale tra i nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), al momento in Italia si tratta ancora di un diritto non pienamente esigibile. La carenza di Unità operative di anestesia e rianimazione e la mancanza di personale specializzato rendono difficile garantire l’epidurale a tutte le donne che la richiedono, soprattutto nei punti nascita più piccoli.

L’auspicio, condiviso da molte associazioni e professionisti, è che nei prossimi anni l’accesso all’epidurale diventi realmente uniforme sul territorio nazionale, così da permettere a ogni mamma di scegliere con consapevolezza e libertà.

Conclusioni

Il parto con epidurale rappresenta una possibilità preziosa per affrontare il travaglio con maggiore serenità, riducendo il dolore e mantenendo un ruolo attivo in tutte le fasi della nascita. Come ogni procedura medica richiede una valutazione personalizzata, ma conoscere in anticipo benefici, limiti, indicazioni e controindicazioni permette di arrivare preparate, consapevoli e più tranquille.

In un percorso così delicato, informarsi fa la differenza: parlarne con ginecologi, ostetriche e anestesisti aiuta a capire quali opzioni sono davvero disponibili nel proprio punto nascita e a definire un piano del parto che rispecchi bisogni, paure e desideri. L’obiettivo non è un travaglio perfetto, ma un’esperienza sicura e rispettosa, in cui ogni futura mamma possa sentirsi ascoltata e sostenuta.

NOTE


1. IRRCS materno infantile Burlo Garofolo, Partoanalgesia epidurale