Dischezia neonato: cos’è, come si riconosce e come si cura Non si parla spesso di dischezia neonato, eppure è un disturbo che può colpire i nostri piccoli. Di cosa si tratta e, soprattutto, quali sono i rimedi? Ecco cosa sapere!

Dischezia neonato: cos'è, come si riconosce e come si cura

Capita frequentemente che nei primi mesi di vita il neonato presenti piccoli disturbi legati alla funzionalità intestinale, dovuti alla fisiologica immaturità del sistema digerente. Tra questi rientra anche la dischezia neonato, una condizione caratterizzata da difficoltà nell’espulsione delle feci nonostante lo sforzo. In questo articolo vedremo insieme che cos’è la dischezia, come riconoscerla fin dai primi segnali e quali accorgimenti possono facilitare l’evoluzione naturale del disturbo.

Dischezia neonato: cos’è e perché si manifesta

La dischezia del neonato è una condizione funzionale (quindi non patologica) legata all’immaturità del sistema escretore. Nonostante le feci siano morbide e fisiologicamente formate, il bambino fatica ad espellerle a causa di una temporanea mancata coordinazione tra i muscoli addominali e lo sfintere anale. Il contenuto intestinale rimane quindi “fermo” nell’ampolla rettale, provocando sforzi intensi, piccoli pianti, rossore del viso e una sensazione di blocco. Si tratta di una difficoltà transitoria che può comparire nei primi mesi, quando il piccolo non ha ancora imparato a contrarre l’addome e, contemporaneamente, a rilasciare il pavimento pelvico nel momento giusto.

Come riconoscerla: sintomi e segnali

La dischezia neonato si manifesta con episodi in cui il bambino, pur avendo feci morbide, fatica ad espellerle e mostra una serie di segnali molto caratteristici. Tra i più frequenti:

  • sforzo prolungato (più di 5–10 minuti), spesso accompagnato da irrigidimento del corpo
  • viso arrossato e atteggiamento di spinta
  • pianto o lamenti durante lo sforzo
  • breve interruzione del pianto dopo l’espulsione delle feci
  • assenza di sangue o anomalie nelle feci (che rimangono morbide e fisiologiche)

In genere questi episodi si verificano una o due volte al giorno e si risolvono spontaneamente. È importante distinguere la dischezia da una stitichezza vera e propria, poiché non è la consistenza delle feci a causare il problema ma la mancata coordinazione neuromuscolare che impedisce il rilassamento dello sfintere anale nel momento corretto.

Diagnosi: come viene accertata

La diagnosi di dischezia neonato viene effettuata dal pediatra sulla base dell’osservazione clinica e dell’anamnesi. Non sono necessari esami strumentali: è fondamentale descrivere con precisione la frequenza degli episodi, la durata dello sforzo e l’aspetto delle feci. Il medico valuterà:

  • la presenza di sforzi intensi in assenza di patologie associate;
  • la consistenza delle feci (morbide o semi-liquide);
  • l’assenza di dolore addominale persistente al di fuori dell’episodio di evacuazione;
  • l’assenza di segni di disidratazione o perdita di peso.

Se questi criteri sono presenti e non vi sono sospetti di malformazioni o stitichezza patologica, il pediatra può confermare che si tratta di una disfunzione funzionale transitoria legata all’immaturità neuromuscolare. In caso di dubbi, potrà programmare un breve periodo di osservazione o richiedere ulteriori accertamenti per escludere altre alterazioni dell’alvo.

Dischezia o stitichezza?

Quando un neonato mostra difficoltà nell’evacuazione, si tende spesso ad attribuire il problema alla stitichezza. Tuttavia, stitichezza e dischezia sono disturbi diversi e richiedono un approccio completamente differente. Nel caso della stitichezza, le feci sono dure, secche e poco frequenti: il neonato può evacuare anche solo ogni 3–4 giorni e lo fa con evidente fastidio. Proprio perché l’origine del disturbo è la consistenza delle feci, l’intervento più efficace consiste nel regolare l’alimentazione o, se allattato al seno, nel rivedere momentaneamente il regime nutrizionale della mamma. In alcuni casi può essere necessario ricorrere, esclusivamente su indicazione del pediatra, a piccoli accorgimenti dietetici o a prodotti che favoriscono l’idratazione del contenuto intestinale.

La dischezia neonato, invece, si presenta in bimbi che hanno feci morbide, normali per consistenza e colore, ma che non riescono ad espellerle perché contraggono contemporaneamente sia l’addome che lo sfintere anale. In pratica, avvertono lo stimolo ma non riescono ancora a “sincronizzare” il rilassamento dello sfintere con lo sforzo di spinta.
In questo quadro non serve intervenire sull’alimentazione, perché il problema non riguarda la composizione delle feci. Ciò che conta è riconoscere che si tratta di un disturbo funzionale legato alla maturazione neurologica, destinato a risolversi spontaneamente.

Quando parlare di dischezia?
In generale, quando:

  • il bambino ha meno di 9 mesi;
  • si sforza per almeno 5–10 minuti prima dell’evacuazione;
  • le feci sono morbide e fisiologiche;
  • non sono presenti sangue, febbre, perdita di peso, o altri segnali di patologia.

In presenza di questi criteri, è molto probabile che si tratti di dischezia e che il neonato stia semplicemente “imparando” a coordinare i movimenti che permettono l’espulsione delle feci.

Dischezia neonato cos'è, come si riconosce e come si cura

Cosa fare in caso di dischezia neonato?

Come già visto, in caso di dischezia infantile non è necessario intervenire sull’alimentazione del neonato o, in caso di allattamento al seno, su quella della mamma. Le feci sono infatti già morbide e ben idratate, pertanto modificare la dieta non influisce sulla risoluzione del disturbo. Molti pediatri sconsigliano anche la stimolazione rettale con sondino, poiché rischia di diventare un “automatismo” e impedire al bambino di sviluppare autonomamente il corretto meccanismo di evacuazione. Alcuni professionisti la suggeriscono solo in casi eccezionali e sempre con estrema moderazione, esclusivamente per evitare accumuli eccessivi di feci. Sono invece da evitare lassativi, tisane, infusi o rimedi naturali: anche se appaiono innocui, possono interferire con le normali funzioni intestinali e devono essere utilizzati solo su prescrizione pediatrica.

Il neonato con dischezia ha soprattutto bisogno di rilassare la muscolatura e di essere aiutato attraverso piccoli gesti quotidiani:

  • eseguire un massaggio delicato al pancino, effettuando movimenti circolari in senso orario;
  • creare un ambiente tranquillo (luci soffuse e voce bassa contribuiscono ad abbassare la tensione del piccolo);
  • strofinare un batuffolo di cotone imbevuto di acqua tiepida sulla zona delle natiche, mentre si sostiene il bambino con le gambe leggermente sollevate;
  • inserire, quando consigliato dal pediatra, esercizi di mobilizzazione dolce, come il movimento “bicicletta” (le gambe vengono flesse e distese delicatamente per favorire la motilità intestinale).

Queste semplici accortezze aiutano il neonato ad acquisire progressivamente la coordinazione neuromuscolare necessaria per espellere le feci in modo autonomo e senza dolore.

Sistema escretore immaturo: come evolve nei primi mesi

Nei primi mesi di vita molti processi fisiologici sono ancora in fase di maturazione, compresa la regolazione dell’attività intestinale. Il sistema escretore del neonato viene gestito principalmente da riflessi automatici, che solo con il passare delle settimane si trasformano in meccanismi più coordinati tra sistema nervoso centrale e muscolatura addomino-pelvica. Durante questa fase è perfettamente normale che il neonato:

  • non riconosca sempre correttamente lo stimolo dell’evacuazione;
  • contragga contemporaneamente muscoli addominali e sfintere anale (determinando la difficoltà tipica della dischezia);
  • manifesti pianto o agitazione prima dell’emissione delle feci;
  • evacui una volta risolta la fase di sforzo con un gesto improvviso e liberatorio.

Progressivamente, grazie alla ripetizione di questi episodi, il sistema nervoso inizia a riconoscere lo stimolo e ad associarlo al corretto schema motorio. È proprio questa maturazione neuromuscolare che consente di passare dalle evacuazioni «per riflesso» all’atto volontario e coordinato. Per questo motivo la dischezia neonato tende a risolversi spontaneamente: nella maggior parte dei casi l’organismo impara da solo a sincronizzare i movimenti necessari entro poche settimane.

Dischezia neonato, quanto dura e quando preoccuparsi

La dischezia neonato, pur potendo risultare fastidiosa da osservare per chi si prende cura del bambino, non deve destare particolare preoccupazione: nella maggior parte dei casi si tratta di una fase transitoria legata alla maturazione del sistema neuromuscolare. Generalmente il disturbo si risolve spontaneamente nel giro di 2–3 mesi, soprattutto se il piccolo viene accompagnato con pazienza attraverso semplici gesti di rilassamento e senza introdurre stimolazioni inappropriate.

È comunque consigliabile rivolgersi al pediatra se:

  • gli episodi si protraggono oltre il 9° mese di vita;
  • le feci diventano dure, secche o striate di sangue;
  • compaiono febbre, vomito o perdita di peso associati alle difficoltà di evacuazione;
  • il neonato mostra dolore addominale anche al di fuori degli episodi di sforzo.

In questi casi è opportuno approfondire per escludere la presenza di stitichezza patologica o di altre condizioni che possano influire.

Conclusione

La dischezia neonato rientra tra i disturbi funzionali più comuni dei primi mesi di vita ed è legata esclusivamente all’immaturità del sistema escretore. Pur potendo generare sforzi intensi e qualche momento di disagio, tende a risolversi spontaneamente man mano che il bambino apprende la corretta coordinazione tra muscoli addominali e sfintere anale. Un ambiente tranquillo, piccoli massaggi al pancino e l’assenza di stimolazioni improprie rappresentano le strategie più efficaci per accompagnare questa fase. In presenza di dubbi o se compaiono sintomi atipici, è sempre consigliabile confrontarsi con il pediatra per escludere altre cause e ricevere indicazioni personalizzate.

FAQ – Domande frequenti sulla dischezia neonato

La dischezia neonato è pericolosa?

No, nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione funzionale e fisiologica dei primi mesi. Non è correlata a patologie e non compromette la crescita del bambino.

Come capire se è dischezia o stitichezza?

Nella dischezia le feci sono morbide e il bambino si sforza pur non riuscendo ad espellerle; nella stitichezza le feci sono dure e secche e l’evacuazione è poco frequente. Il pediatra può aiutare a distinguere le due condizioni.

È necessario usare il sondino per aiutare il neonato?

Solitamente no. Il sondino dovrebbe essere utilizzato solo su indicazione del pediatra e per brevi periodi, per evitare che il bambino si abitui a evacuare solo in seguito a stimolazione.

La dischezia può essere evitata?

Non esistono strategie per prevenirla, poiché è legata alla maturazione neuromuscolare. Tuttavia, creare un ambiente rilassato e praticare massaggi leggeri può aiutare il bambino a gestire meglio lo stimolo.

Quando passa la dischezia neonato?

In genere si risolve spontaneamente entro 2–3 mesi, e quasi sempre prima del nono mese di vita.

NOTE