Disprassia: cos’è, sintomi e come affrontarla Ci sono bimbi che vengono etichettati come lenti e goffi; in realtà potrebbero soffrire di disprassia. Vediamo di cosa si tratta, come riconoscerla e cosa fare!

Disprassia: cos'è, sintomi e come affrontarla

La disprassia è una condizione che influisce sullo sviluppo e sulla coordinazione. È abbastanza diffuso, tanto che si stima che interessi il 6% circa dei ragazzi tra i 6 e i 15 anni, ma spesso non viene diagnosticata e si tende a bollare questi ragazzi semplicemente come maldestri o distratti. Riconoscere questa condizione sarebbe invece importante per poter intervenire e ridurre le difficoltà di questi bambini. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere sulla disprassia e su come affrontarla.

Disprassia significato: di cosa si tratta?

La disprassia è una condizione che crea delle difficoltà a compiere in maniera coordinata i movimenti necessari per azioni considerate semplici in base all’età del bambino, ad esempio allacciarsi le scarpe oppure mangiare senza sporcarsi. Queste difficoltà possono riguardare la motricità globale oppure aree specifiche del corpo, come ad esempio la mani. Si tratta di una condizione neurologica che comincia a manifestarsi durante lo sviluppo e che persiste in età adulta, causando problemi in diversi ambiti a chi ne soffre.

Non sono bambini maldestri o svogliati

È molto frequente che la disprassia non sia diagnosticata e che si tenda a bollare questi bambini come maldestri o svogliati. In realtà non mancano né l’impegno né la voglia, ma proprio alcune abilità necessarie per compiere gesti che consideriamo semplici ma che in realtà necessitano di abilità e processi complessi. I bambini con disprassia non sono per questo meno intelligenti degli altri, ma appaiono goffi, lenti, imprecisi e con difficoltà motorie e verbali. Si possono ad esempio confondere con l’uso delle due mani oppure avere difficoltà a orientarsi nello spazio. Essere etichettati come svogliati, poco precisi e lenti non li aiuta: spesso questi bambini sanno esattamente cosa vorrebbero fare, ma mancano loro delle capacità per poterlo fare bene, cosa di cui si rendono conto, con ripercussioni a livello emotivo e psicologico.

Disprassia cos'è, sintomi e come affrontarla

Le tipologie di disprassia

La disprassia evolutiva si può manifestare in tanti modi diversi da bambino a bambino e con diversi livelli di gravità. Il termine disprassia motoria comprende tutti i disturbi e le difficoltà che riguardano diverse aree del corpo e diverse funzioni. Uno stesso soggetto può soffrire di diversi tipi di disprassia motoria, tra cui possiamo ricordare:

  • disprassia generalizzata, in cui coesistono diversi tipi di disturbo;
  • disprassia degli arti superiori;
  • disprassia dello sguardo;
  • disprassia della marcia, con problemi a gattonare, camminare o fare le scale;
  • disprassia dell’abbigliamento, con difficoltà ad eseguire operazioni come allacciare stringhe e bottoni;
  • disprassia della scrittura o del disegno;
  • disprassia orale, che riguarda la gestione del cibo con la bocca.

C’è poi la disprassia verbale, chiamata anche disprassia verbale evolutiva (DVE), che si manifesta con un linguaggio rallentato e scarsamente comprensibile a causa della difficoltà ad articolare i suoni con lingua, labbra e mandibola o con una totale assenza di linguaggio.

Quali sono le cause

Le cause della disprassia sono ancora poco chiare. Sembra che ci sia una certa predisposizione genetica, mentre non risulta che sia dovuta a lesioni cerebrali. Tra i fattori predisponenti ci sono il consumo di alcol in gravidanza da parte della mamma, la sofferenza pre-perinatale, il basso peso alla nascita e la prematurità.

Disprassia cos'è, sintomi e come affrontarla

I sintomi della disprassia

Ci sono diversi tipi di disprassia e quindi i sintomi di questo disturbo possono essere davvero tanti e differenti tra di loro. Ci sono però alcuni sintomi comuni:

  • abilità carenti riguardo alla coordinazione e alla qualità e quantità dei movimenti. Rientrano anche goffaggine, lentezza e scarso equilibrio;
  • deficit o ritardo di linguaggio;
  • iperattività e difficoltà a mantenere l’attenzione, a ricordare e a rielaborare informazioni;
  • scarsa autonomia e cura di sé;
  • bassa autostima.

I campanelli d’allarme

Come riconoscere la disprassia nei bambini? Non è sempre facile e il consulto con un esperto è sempre d’obbligo, ma ci sono alcuni segnali che possono spingerci a fare maggiore attenzione sin dai primi mesi di vita. Nel primo anno di vita si possono ad esempio notare difficoltà nel cambiare posizioni, nell’afferrare oggetti e nel gattonare, mentre nel secondo anno di vita bisognerebbe prestare attenzione alla difficoltà in movimenti e gesti e nello sviluppo del linguaggio. In età prescolare questi disturbi si fanno più evidenti e influiscono negativamente sulle attività quotidiane. Si possono così riscontrare difficoltà a vestirsi o a mangiare con le posate senza sporcarsi, una certa goffaggine nei movimenti, come ad esempio difficoltà a salire e scendere le scale o tendenza a inciampare spesso, la difficoltà a maneggiare oggetti, la scarsa capacità di giocare con i coetanei e la fatica ad acquisire nuove abilità. Con il passare del tempo, il bimbo si rende sempre maggiormente conto delle sue difficoltà e probabilmente tenderà ad evitare compiti per lui difficili: è un altro fattore da osservare con attenzione.

Cosa fare?

Se avete dei dubbi, la cosa migliore è parlarne con il pediatra che potrà indirizzare verso uno specialista che indagherà sulla situazione in maniera approfondita. Una volta fatta la diagnosi si potrà lavorare per ridurre le difficoltà connesse a questo disturbo e a rendere così migliore la vita del bimbo. Ogni intervento viene deciso in base alla situazione specifica del bimbo e deve essere portato avanti con la collaborazione di famiglia e scuola per poter ridurre l’impatto di questa condizione sulla vita quotidiana del piccolo. Spesso viene offerto anche un supporto psicologico per controllare l’impatto che la disprassia può avere sulle emozioni e sull’autostima.[ 1 ]

Avevate già sentito parlare di questo disturbo? Avete dubbi o domande? Fatecelo sapere sui nostri canali social!
NOTE


1. Aidee, Conoscere la disprassia