Differenze tra pannolini: tradizionali, ecologici e riutilizzabili Non tutti i pannolini sono uguali! Vediamo come scegliere nel migliore dei modi quello più adatto, considerando costi, ecologia, praticità e salute del bimbo.

Per una mamma uno dei principali problemi nei primi anni del neonato è la scelta del pannolino. Sul mercato ne esistono di tanti tipi, per cui spesso risulta difficile scegliere il migliore cercando di conciliare costi, ecologia, praticità e salute del bebè.
Noi di BlaBlaMamma ti spiegheremo quali sono le caratteristiche di pannolini tradizionali, ecologici e riutilizzabili, in modo da orientare al meglio la tua scelta in quella che, per i primi anni di vita del tuo bambino, diventerà un’operazione di routine.
Infatti, pur non esistendo il “momento giusto” per togliere il pannolino al proprio figlio, è opinione diffusa che andrebbe tolto dopo 24 mesi. La ragione è spiegata dal dottor Giovanni Beretta [ 1 ], urologo di Firenze, secondo cui: “…per un bambino è difficile avere un controllo assoluto degli sfinteri prima dei due anni, ma le variabili sono numerose ed ogni bimbo ha i suoi tempi ed è quindi praticamente impossibile generalizzare in modo assoluto e categorico”. Il dottor Beretta riporta le indicazioni del suo collega americano Steve Hodges, della Wake Forest Baptist University, secondo il quale lo “spannolinamento” non dovrebbe mai avvenire al di sotto dei tre anni per non aumentare il rischio di enuresi (incontinenza notturna), stipsi e altri problemi più importanti dell’apparato urinario e intestinale.

Come si diceva, scegliere il giusto pannolino è importante anche dal punto di vista ecologico. Facendo un rapido calcolo, nei primi 3 anni di vita, un bambino che utilizzi i tradizionali “usa e getta” arriva a produrre circa 1.800 chili di rifiuto secco, corrispondenti a 6.000 unità da 300 grammi l’una [ 2 ].
La stessa produzione industriale di pannolini monouso comporta un notevole consumo di materiali naturali come acqua, legno ed energia.
Il pannolino “ideale” dal punto di vista funzionale dovrebbe:

  • assorbire velocemente i liquidi
  • trattenere efficacemente le fuoriuscite di urine e feci
  • essere semplice da indossare
  • non stringere troppo
  • rispettare la pelle del bambino

Partendo da queste considerazioni, vediamo quali sono le caratteristiche delle tre principali tipologie di pannolino presenti sul mercato.

Pannolini tradizionali usa e getta

I pannolini tradizionali sono i classici “usa e getta” che da alcuni decenni hanno sostituito del tutto il cosiddetto “ciripà”, una pezza di tessuto assorbente, solitamente di forma triangolare, da avvolgere e annodare ai fianchi del neonato.
Il pannolino tradizionale altro non è che un pacchetto di cellulosa avvolto da materiali plastificati. Al suo interno si trovano diversi tipi di gel chimici superassorbenti e fortemente disidratati, in grado di espandersi al contatto con la pipì.
Le tipologie più diffuse sul mercato includono i pannolini “a strappo” e quelli “a mutandina”. Ne esistono di differenti taglie e sono adattabili alle misure del bambino grazie ad adesivi laterali attraverso cui farli aderire al corpo, in modo da evitare possibili perdite. È importante prestare attenzione a non stringerli troppo, per scongiurare il pericolo di irritazioni o fastidi di altro genere.


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Ogni volta che devono essere sostituiti vanno gettati nel bidone della raccolta indifferenziata o in quello della raccolta pannolini, se previsto dal proprio comune di residenza. Esistono sul mercato anche i cosiddetti mangiapannolini, speciali contenitori brevettati che servono a evitare l’emissione di cattivi odori e la proliferazione di germi e batteri, grazie a un meccanismo che permette di sigillare ogni pannolino usato. Questi bidoni possono contenere da un minimo di 10 a un massimo di 20 pannolini e oltre.

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Per la produzione dei pannolini tradizionali vengono utilizzate sostanze sintetiche, derivati del petrolio e polpa di legno.
Considerato un uso di 6.000 pannolini in 3 anni, il dispendio energetico per la loro produzione è compreso tra i 2.000 e i 6.300 Mega Joule, mentre la quantità d’acqua utilizzata varia dai 35 ai 75 metri cubi [ 3 ].
Dal punto di vista ambientale il tempo di biodegradabilità di ciascun pannolino è di circa 500 anni, dovuto alla quantità di materie plastiche utilizzate.
Il loro costo totale, calcolato cioè su tre anni, è compreso tra i 1.500 e i 1.700 euro, a seconda di tipologia e marca utilizzata.
Il vero vantaggio derivante dall’uso dei pannolini tradizionali consiste nel tempo per il cambio, veramente molto rapido.

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Pannolini ecologici biodegradabili usa e getta

Anche i pannolini ecologici sono “usa e getta” ma, a differenza dei tradizionali, risultano essere biodegradabili fino all’85% (ma in alcuni casi si arriva a sfiorare il 100%) e composti da materiali naturali, che dovrebbero risultare meno irritanti per la pelle del bambino.
Ormai sul mercato esistono diversi marchi, italiani e stranieri, che garantiscono un’elevata qualità delle materie prime di cui sono fatti. Si tratta di prodotti anallergici certificati, che fanno uso di sbiancanti all’ossigeno, e non al cloro, per azzerare ogni tipo di tossicità.
I materiali utilizzati sono tutti di origine vegetale e possono variare dalla cellulosa purissima alla polpa di legno o di bambù.
I rivestimenti esterni non contengono materie plastiche, utilizzando solitamente amidi vegetali, ad esempio di mais.

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Lo smaltimento di questi pannolini ecologici deve essere fatto nella raccolta indifferenziata, non risultando completamente biodegradabili, perlomeno dal punto di vista legislativo. Infatti gli attuali limiti normativi non consentono di smaltire nell’organico i biopolimeri di cui sono composti questi pannolini, non ancora riconosciuti come materia riciclabile, pur essendo della stessa famiglia dei prodotti termoplastici che vengono smaltiti nell’organico.
Sono ancora pochi i pannolini ecologici biodegradabili al 100% presenti sul mercato e il loro costo risulta essere leggermente superiore rispetto agli altri ecologici. Un esempio è rappresentato da quelli della linea NappyNat, prodotti da un’azienda italiana.
Essendo realizzati in materiali ecocompatibili, l’impatto ambientale del processo produttivo e di smaltimento risulta essere minore rispetto ai tradizionali “usa e getta”. Inoltre il legno utilizzato per realizzare la maggior parte dei materiali di cui sono composti i pannolini ecologici proviene da foreste FSC (Forest Stewardship Council), gestite cioè in modo corretto e responsabile, rispettando rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.

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Pannolini ecologici riutilizzabili

I pannolini riutilizzabili sono l’evoluzione moderna del vecchio ciripà. Sono pannolini lavabili composti da una parte impermeabile e traspirante esterna, e una parte assorbente interna. Le tipologie presenti sul mercato si dividono in quattro macrocategorie: AIO (All In One), AI2 (All In Two), pocket e sistema a due pezzi.
A seconda della tipologia, le due parti principali possono essere separate o unite parzialmente o totalmente tramite l’utilizzo di bottoni o cuciture. Se la parte esterna impermeabile è completamente separata dalla parte assorbente è detta cover o mutandina impermeabile. Può essere fatta principalmente di tre tessuti diversi: PUL (poliuretano laminato), pile o lana. Nella parte assorbente interna, realizzata in cotone, canapa, bambù o microfibra, possono essere aggiunti inserti assorbenti e booster con lo scopo di aumentare l’assorbenza del pannolino.
Un accessorio talvolta indispensabile, inoltre, consiste nei velini catturapupù, che vanno direttamente a contatto con la pelle del bambino e possono essere usa e getta o lavabili. Questi velini separano il pannolino dai residui solidi, permettendone una più rapida pulizia. Sono indispensabili quando si devono utilizzare creme sulla pelle del bambino, evitando che le stesse causino problemi di assorbimento del pannolino. Possono essere utilizzati per mantenere più asciutta la pelle in caso di arrossamenti.
Per tutti i tipi di pannolini lavabili sono disponibili varie taglie o la taglia unica. In tal caso, la regolazione della stessa avviene mediante la chiusura di bottoncini, ripiegando la parte anteriore del pannolino o regolando la lunghezza degli elastici del giro coscia e della parte posteriore.

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Quando il pannolino è sporco, dopo aver gettato nel wc l’eventuale residuo solido, viene riposto in una “wet bag” e/o in un bidone di stoccaggio (meglio se dotato di coperchio per tenere all’interno gli odori), fino ad un massimo di tre giorni, in attesa del giorno di bucato. La wet bag è un sacco impermeabile disponibile in varie dimensioni, che può essere anche dotato di maniglie o laccetti per consentire di appenderlo, in modo da risparmiare spazio, e di una cerniera di fondo per lo svuotamento diretto in lavatrice. I pannolini si lavano insieme a tutto il resto del bucato con un normale detersivo che non contenga cloro né sostanze sbiancanti (eventualmente si può utilizzare il percarbonato di sodio). I pannolini asciugano all’aria, in casa o fuori, in circa un giorno e non è necessario l’uso dell’asciugatrice elettrica, che comporterebbe un notevole consumo di energia. Non è necessario stirarli, a meno che il bimbo non soffra di infezioni per le quali la sterilizzazione mediante stiratura al vapore lo renda necessario.

Considerando l’utilizzo dei pannolini per i primi 3 anni di vita del bambino, saranno necessari tra i 20 e i 30 pannolini riutilizzabili. Il dispendio energetico per la loro produzione è compreso tra gli 830 e i 1.550 Mega Joule, mentre la quantità d’acqua utilizzata varia dai 48 ai 126 metri cubi [ 4 ].
Dal punto di vista ambientale non vi è alcun rifiuto che finisce in discarica. Il loro costo totale, calcolato cioè su tre anni, è compreso tra i 200 e i 400 euro.
Rispetto ai pannolini usa e getta, il tempo per il cambio è leggermente più lungo e il riutilizzo del pannolino comporta l’operazione di lavaggio e asciugatura, che può essere però effettuata insieme ai lavaggi di routine del bucato.

Un buon consiglio può essere quello di non utilizzare questo tipo di pannolini da subito, nei primi mesi di vita del bambino, in quanto può essere un periodo già abbastanza faticoso per le neomamme. Inoltre questo tipo di prodotto è leggermente più ingombrante dei pannolini usa e getta, che consentono una migliore vestibilità del neonato, almeno nei primi mesi.


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In alcune città sono presenti negozi specializzati in pannolini per bambini di tutte le età, le cosiddette “pannolinoteche”, dove si può trovare supporto e consulenza personalizzata per tutte le esigenze. Alcuni propongono il noleggio di un kit di pannolini lavabili per sperimentarne varie tipologie e trovare quella più adatta. Esiste anche un altro servizio di vendita e noleggio di kit esclusivi di pannolini lavabili, che comprende il servizio di lavanderia e include la consegna e il ritiro a domicilio, due volte alla settimana.

L’impatto globale dei pannolini lavabili sull’ambiente cala notevolmente se questi vengono utilizzati per più di un bambino. Ce li si può procurare usati da un conoscente o conservarli per un eventuale fratellino o per un’altra famiglia.

L’opinione dell’esperta

Per la scelta del miglior pannolino per il proprio figlio, riteniamo importante riportare l’opinione della dottoressa Elena Galli [ 5 ], pediatra e allergologa del Direttivo della Società Italiana di Immuno-Allergologia Pediatrica, che afferma: “Non ci sono ancora studi che dimostrino che un tipo di pannolino sia migliore dell’altro rispetto alla cute sensibile del bambino”. Considerando l’impatto ambientale la dottoressa ritiene che: “…non c’è dubbio che i lavabili siano migliori. Ed è anche vero che questi ultimi non contengono sostanze chimiche e lasciano quindi traspirare meglio la pelle. Ma allo stesso tempo c’è da dire che ogni cute è unica ed esistono pelli più sensibili di altre, più predisposte a problematiche”. Infatti, secondo l’esperta: “La dermatite da pannolino è fondamentalmente legata a sfregamento, sudorazione, macerazione e ristagno di urine. Questi problemi, quindi, possono verificarsi con tutti i tipi di pannolino se questi non vengono cambiati spesso, ogni due ore o comunque quando, come dopo i pasti, è più probabile che il bimbo faccia i suoi bisogni”. La pediatra sottolinea come: “un lavaggio non corretto dei pannolini lavabili e/o l’uso di determinati prodotti, come ammorbidenti e/o sbiancanti, può provocare irritazioni. In questi casi, anche i pannolini realizzati con le fibre migliori possono dare problemi”. E conclude che: “Le dermatiti da pannolini negli ultimi anni sono in aumento. Questo perché, per rendere più assorbenti i pannolini usa e getta, vengono utilizzate delle resine che possono favorire la comparsa di irritazioni. Nei pannolini lavabili, ovviamente queste resine non sono presenti”.

Pensiamo di averti fornito sufficienti informazioni per orientarti tra le differenze delle tipologie di pannolini utilizzabili per tuo figlio, ma se hai domande o suggerimenti, non esitare a contattarci sui nostri social.

NOTE


1. Giovanni Beretta, “A che età si deve togliere il pannolino?”
2, 3, 4. Uppa.it, “La guida completa ai pannolini ecologici”
5. Elena Galli, “Pannolini: quali scegliere”