A quale tipologia di papà appartieni? Non c'è una sola tipologia di papà: alcuni psicologi riconoscono diverse tipologie, ognuna con le sue caratteristiche. Vi sentite di appartenere ad una di queste o avete un rapporto del tutto diverso con il vostro bimbo?

A quale tipologia di papà appartieni?

Di papà ce n’è uno solo, certo, ma di quale tipo? Alcuni psicologi, infatti individuano diverse tipologie di padre, ognuna con delle caratteristiche positive e negative. Noi di BlaBlaMamma vogliamo provare ad illustrarvele: vi sentite di appartenere nettamente ad una di queste oppure vi sembra di avere un mix di caratteristiche delle diverse tipologie?

Il ruolo del papà

Il padre, fino a qualche decennio fa, era il pater familias indiscusso, quello che prendeva decisioni, puniva i figli se necessario e faceva valere tutta la sua autorità all’interno del nucleo famigliare. Ora la figura del papà è sicuramente cambiata: i padri sono più presenti e partecipi nella vita della famiglia e dei figli, condividono equamente (o quasi) i compiti con la compagna e le decisioni solitamente vengono prese in comune. La società, anche dal punto di vista dell’essere padre, non richiede più di incarnare un ruolo ben preciso, quindi ognuno si sente libero di interpretare questa parte nel modo che gli viene più congeniale, anche se non sempre è quello più corretto. Alcuni psicologi hanno quindi individuato alcune tipologie di papà in cui potrebbe essere possibile ritrovarsi, del tutto o in parte.

Il padre “materno”

Un papà che cambia pannolini, fa il bagnetto e si alza di notte per far riaddormentare il piccolo può essere semplicemente un papà presente e coinvolto, che condivide i compiti con la propria compagna svolgendo un ruolo prezioso. Dietro a questa figura, però, ci possono essere motivazioni non così limpide: in alcuni casi potrebbe esserci una sorta di rivalità con la mamma del bimbo e un tentativo inconscio di sminuirla e di prenderne il posto. Se questo comportamento del padre è una fonte di tensione, la cosa migliore è parlarne apertamente, magari con l’aiuto di una persona qualificata, in modo che il bimbo non venga coinvolto e strumentalizzato in questa situazione.

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Il padre “rivale”

Questo tipo di papà tende a vedere, più o meno in maniera conscia, il bambino come un rivale che gli sottrae parte dell’amore e delle attenzioni della sua compagna. Questo atteggiamento può denotare anche una certa mancanza di autostima e la paura di essere visto non più come un uomo ma semplicemente come un genitore. La compagna può cercare di rassicurare il compagno sotto questo aspetto, facendo sentire il neo papà importante e virile. In caso contrario, difficilmente potrà diventare una rassicurante figura di riferimento per il proprio bimbo!

Il padre “compagno”

Certamente è bellissimo che padre e figlio (o figlia) condividano passione e interessi e che trascorrano molto tempo insieme in perfetta armonia. Questo è l’esatto opposto del modello di padre autoritario e distante che imperava fino a qualche tempo fa. I figli che hanno un padre compagno si sentono di sicuro valorizzati, ma attenzione: il papà non dovrebbe posizionarsi sullo stesso livello gerarchico del figlio, rinunciando a qualsiasi autorità! Questi padri, inoltre, ad un certo punto potrebbero risultare troppo “ingombranti” e invadenti, dando al figlio la percezione di non avere spazio per crescere. Pur senza rinunciare al più piacevole ruolo di compagno di avventure, quindi, il papà non dovrebbe mai rinunciare alla sua prerogativa di prendere decisioni importanti e di prendersi le proprie responsabilità nell’educazione del figlio.

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Il padre “involontario”

C’è anche chi diventa padre senza averlo deciso in maniera consapevole, ma questo non vuol dire che non possa essere un ottimo papà! Dopo la “doccia fredda” dell’annuncio inaspettato, infatti, è possibile innescare una serie di riflessioni che li possono portare ad assumersi le proprie responsabilità volentieri e ad accettare il proprio bambino, soprattutto dopo averlo preso in braccio la prima volta. Ce ne sono purtroppo altri che fanno fatica ad accettare il bambino e che tenderanno sempre a non vederlo come figlio. A questo punto la cosa difficile sarà cercare di spiegarlo al bambino trovando le parole giuste, magari facendosi affiancare in questo da una persona competente ed esperta.

Il padre assente

Ci sono diversi motivi per i quali un padre può essere assente dalla vita dei figli: può essere il lavoro oppure il divorzio, ad esempio. Questo non significa che il bimbo non possa costruirsi una rappresentazione interiore del padre, in modo che sia psicologicamente presente. La mamma, però, dovrebbe evitare di essere troppo critica nei confronti dell’altro genitore: questo renderebbe davvero difficile la costruzione di un rapporto positivo.

Cosa ne pensate di queste tipologie di papà? Riuscite ad individuarne altre? Fatecelo sapere sui nostri canali social!

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