Parto anonimo: come funziona e cosa dice la legge Una possibilità che viene data alle donne in Italia è quella del parto anonimo, che consente di non riconoscere il bambino, ricevendo però tutta l'assistenza necessaria. Vediamo cosa sapere su questo delicato argomento.

Parto anonimo come funziona e cosa dice la legge

Diamo sempre per scontato che la nascita di un bambino sia un evento atteso con gioia e trepidazione, dimenticandoci che non è detto che sia così in tutti i casi. Non tutte sono pronte ad assumersi una responsabilità così grande per motivi diversi: a volte si tratta di problemi economici, altre volte dell’età troppo giovane dei futuri genitori, o ancora una situazione non abbastanza stabile. Queste donne non devono essere giudicate, ma sostenute, informate e accompagnate in modo che possano fare la scelta migliore per sé stesse e per il proprio bimbo. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi tutto quello che c’è da sapere sul parto anonimo e come funziona in Italia.

Cos’è il parto in anonimato

Ci sono casi in cui una gravidanza è un vero e proprio fulmine a ciel sereno e condizioni in cui non si può o non si vuole avere un bambino. In Italia, però, c’è un’alternativa all’aborto poco conosciuta ma fattibile, cioè il parto in anonimato, che consente alla donna di partorire in ospedale ricevendo tutta l’assistenza necessaria ma senza riconoscere il bambino. Il tutto dovrebbe avvenire con la massima riservatezza, accompagnando la donna in gravidanza in questo percorso non certo facile, senza giudicarla e senza colpevolizzarla.
Il parto anonimo in Italia è disciplinato dal DPR 366/2000 art. 30 comma 2[ 1 ], che recita: “La dichiarazione di nascita è resa da uno dei genitori, da un procuratore speciale, ovvero dal medico o dalla ostetrica o da altra persona che ha assistito al parto, rispettando l’eventuale volontà della madre di non essere nominata”.

I diritti di mamma e bambino

La partoriente e il bambino sono due persone giuridiche e vanno tutelate. In particolare, il neonato è riconosciuto da subito come “persona” con i suoi diritti inviolabili: al nome, all’identificazione, alla cittadinanza, allo status di filiazione, all’educazione e alla crescita in famiglia. Anche se la mamma non riconosce il bimbo, viene stilata la dichiarazione di nascita, l’atto di nascita, l’identità anagrafica e l’acquisizione del nome e della cittadinanza, insomma, tutte le normali formalità burocratiche. L’unica differenza, in questo caso, è che la dichiarazione di nascita può essere fatta dal medico o dall’ostetrica, indicando poi nell’atto di nascita la dicitura “nato da donna che non consente di essere nominata”. Il nome della mamma rimane così segreto.

Parto anonimo come funziona e cosa dice la legge2

Parto anonimo e adozione, cosa sapere?

Se un bimbo, al momento della nascita, non viene riconosciuto dalla mamma viene segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, che apre un procedimento di adottabilità e cerca di individuare il prima possibile una coppia adottante idonea. In questo modo il piccolo ha la possibilità di crescere in una famiglia, di crescere e di essere educato, assumendo lo status di figlio legittimo.

E se la mamma ci ripensa?

Può capitare che la mamma abbia un ripensamento e che, dopo che è stata fatta la segnalazione al Tribunale per i Minorenni, chieda di poter riconoscere il bambino. Cosa succede in questi casi? La legge italiana prevede che in questa particolare situazione la procedura di adottabilità del neonato venga sospesa per due mesi al massimo, periodo in cui la mamma dovrà dimostrare di avere un rapporto costante con il piccolo.
Il riconoscimento, però, può avvenire se la neo mamma ha già compiuto 16 anni. Se la ragazza fosse più giovane ma volesse comunque occuparsi del suo bambino può farlo, anche se legalmente non lo può riconoscere. In questo caso la procedura di adozione viene sospesa fino al suo sedicesimo compleanno, purché il bimbo abbia un rapporto continuativo con la mamma.

Il diritto alla segretezza della mamma

Per la legge italiana la mamma che non riconosce il bambino al momento della nascita ha diritto alla segretezza. L’art. 28 della legge 2001 n. 149 ha introdotto anche in Italia (non senza polemiche) il diritto dell’adottato di accedere ad informazioni che riguardano l’identità dei suoi genitori biologici in alcuni casi particolari, ad esempio per conoscere le proprie origini biologiche in caso di malattie gravi. La stessa normativa, però, nega l’accesso a queste informazioni se l’adottato non è stato riconosciuto alla nascita, stabilendo così che il diritto alla segretezza della mamma prevale su ogni altra considerazione.[ 2 ]

Speriamo che questo delicato argomento sia ora un po’ più chiaro. Avete dubbi o domande? Fatecelo sapere sui nostri canali social!

NOTE


1. Ministero della Salute, Regolamento per la revisione e la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile, a norma dell’articolo 2, comma 12, della legge 15 maggio 1997, n. 127
2. Ministero della Salute, Parto in anonimato