Hikikomori, come aiutare gli adolescenti che non vogliono uscire di casa Si parla di Hikikomori quando ragazzi e adolescenti tendono e rinchiudersi nelle loro camere, isolandosi davanti allo schermo di pc e smartphone. Cosa sapere e come aiutare questi ragazzi? Cerchiamo di capirlo insieme.

Hikikomori, come aiutare gli adolescenti che non vogliono uscire di casa

Avete mai sentito parlare di Hikikomori? Questo termine apparentemente difficile in realtà è una parola giapponese che indica un fenomeno sociale nato proprio in Giappone alcuni anni fa e che successivamente si è diffuso nel resto del mondo, Italia compresa. Noi di BlaBlaMamma vogliamo spiegarvi di cosa si tratta e come aiutare gli adolescenti che non vogliono uscire di casa.

Chi sono gli Hikikomori?

In genere gli Hikikomori sono preadolescenti, adolescenti e giovani adulti che, di fronte ad una vita sociale difficoltosa o caratterizzata da episodi poco felici, si isolano in un loro mondo, vivendo di fatto una vita quasi esclusivamente virtuale davanti allo schermo di un pc o di uno smartphone. Il web diventa così il loro ambiente e il loro rifugio, che apparentemente li tiene al sicuro da persone e situazioni del mondo reale che sono percepiti come troppo difficili da gestire e che quindi causano ansia e sofferenza. Spesso questo rifiuto si estende anche ai propri famigliari.

Più tecnicamente viene definita come Hikikomori una persona che si ritira completamente dalla vita sociale per almeno 6 mesi e in cui questo disturbo è insorto prima dei 30 anni di età. In media questo rifiuto può durare da uno a quattro anni e si associa con altre manifestazioni come la dipendenza da Internet e l’inversione del ritmo sonno – veglia.[ 1 ]

Come si manifesta inizialmente questo disagio?

I sintomi iniziali di questo disagio possono passare inosservati o quasi: il ragazzo mostra uno scarso interesse per gli eventi sociali, non frequenta volentieri i luoghi di ritrovo dei coetanei e saltuariamente rifiuta di andare a scuola. Questi atteggiamenti diventano via via più frequenti, fino ai casi estremi in cui questa persona sceglie di chiudersi nella propria stanza e di non avere più interazioni con il mondo esterno.

Hikikomori, come aiutare gli adolescenti che non vogliono uscire di casa2

Ci sono dei sintomi da tenere d’occhio?

La voglia di isolarsi e di ritirarsi in un mondo virtuale è tipica di molti adolescenti, ma quando è il caso di preoccuparsi? Come abbiamo visto, ci sono indicazioni precise per poter parlare di Hikikomori, tuttavia non bisogna sottovalutare nemmeno i piccoli segnali, mantenendo un dialogo aperto con il ragazzo per capire se c’è qualcosa che non va.

Entrando negli aspetti un po’ più specialistici, possiamo dire che la condizione di Hikikomori nella classificazione psichiatrica non è ancora determinata perché la sua definizione è ancora controversa. Molti dei sintomi che la caratterizzano sono infatti comuni a diversi disturbi del comportamento e psichiatrici, quindi per molti esperti distinguere precisamente la condizione di Hikikomori risulta difficile. Tra questi sintomi possiamo ad esempio trovare:

  • isolamento sociale;
  • disforia;
  • disturbi del sonno;
  • ridotta capacità di concentrazione.

Secondo altri pareri autorevoli, invece, si dovrebbe inserire questo disturbo come una nuova malattia inclusa tra le sindromi culturali.[ 1 ]

Le cause dell’Hikikomori

Non c’è una causa scatenante precisa per questo disturbo, ma si può imputare ad un insieme di fattori diversi. Famiglia e scuola hanno un peso decisivo, soprattutto in presenza di genitori che trascurano o rifiutano i figli o che al contrario sono iperprotettivi, di dinamiche famigliari alterate o di un basso rendimento scolastico. Altri elementi da considerare sono esperienze traumatiche, personalità introversa e altri fattori individuali.[ 1 ]

Cosa fare?

In caso di Hikikomori, lo scopo di ogni intervento terapeutico è quello di spingere la persona che ne soffre a rompere il proprio isolamento e a rientrare a far parte in maniera attiva della società, ad esempio frequentando la scuola o il posto di lavoro. Questo può essere fatto da persone specializzate e adeguatamente preparate, come medici e psichiatri, che valuteranno caso per caso anche per stabilire se ci siano disturbi concomitanti come ad esempio depressione o schizofrenia e che, in base al quadro generale, possano decidere gli interventi più adatti.

Famiglia e scuola hanno però un ruolo fondamentale soprattutto nell’ambito della prevenzione di questo disturbo, educando i ragazzi ad essere socialmente competenti, quindi in grado di instaurare buone relazioni con gli altri e con l’ambiente che li circonda.

Speriamo che questo delicato argomento sia ora un po’ più chiaro. Cosa ne pensate? Parliamone sui nostri canali social!

NOTE


1. ISS Salute, Hikikomori