Parliamo di DSA: cos’è la dislessia e come affrontarla? Un bimbo dislessico è un bambino che fatica molto a leggere fluentemente. Non si tratta di pigrizia, ma di un modo diverso di apprendere: vediamo cos'è la dislessia e come affrontarla.

Parliamo di DSA cos'è la dislessia e come affrontarla

La dislessia è forse il Disturbo Specifico dell’Apprendimento più conosciuto anche dai “non addetti ai lavori”, anche se spesso questo termine viene utilizzato in maniera un po’ impropria. Proprio per questo motivo noi di BlaBlaMamma vogliamo aiutarvi a capire esattamente cos’è la dislessia e come affrontarle insieme al vostro bambino.

Cos’è la dislessia?

La dislessia, come abbiamo visto, rientra nei DSA, cioè nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento insieme a discalculia, disortografia e disgrafia. In particolare, la dislessia di riferisce a ad una difficoltà a leggere in maniera corretta e fluente, anche se il funzionamento intellettivo del bambino che ne soffre è assolutamente nella norma e non ci sono problemi psicologici, sociali o culturali.
Tecnicamente di parla di un disturbo del neurosviluppo, ma cosa significa? Semplicemente che lo sviluppo delle funzioni cerebrali di questi bambini è diverso rispetto a quello dei coetanei.[ 1 ] Basti pensare che alcune persone di grande successo erano dislessiche. Un esempio? Albert Einstein, probabilmente una delle persone più geniali della storia dell’umanità. Questo dimostra definitivamente che la dislessia non ha nulla a che fare con il livello di intelligenza, ma che è solo una maniera diversa di elaborare le informazioni scritte. Nonostante ciò, è vero che la dislessia pone questi bambini in una condizione di difficoltà, anche se le scuole sono sempre più attrezzate per seguirli in maniera personalizzata.

I sintomi della dislessia

Le difficoltà dei bambini dislessici possono essere colte già dai primi mesi della scuola primaria. Il piccolo studente può manifestare:

  • lentezza nell’imparare a leggere;
  • difficoltà a memorizzare le lettere dell’alfabeto e tendenza a confondere tra di loro quelle visivamente simili, come ad esempio la p e la b, oppure con una pronuncia simile, come t e d;
  • eccessiva stanchezza nello svolgimento di queste attività.

Tutti i bambini, chi più chi meno, hanno queste difficoltà iniziali nell’apprendimento della lettura, quindi non è il caso di allarmarsi subito, ma se queste difficoltà persistono dopo i primi mesi è il caso di seguire la faccenda con un po’ di attenzione. Successivamente possono comparire altri sintomi della dislessia, come:

  • lentezza e imprecisione nella lettura;
  • difficoltà nella comprensione di un testo scritto;
  • difficoltà ad imparare le tabelline, la sequenza delle lettere dell’alfabeto, dei giorni della settimana o dei mesi dell’anni;
  • tendenza a fare confusione tra destra/sinistra, ieri/domani, mesi e giorni;
  • difficoltà nella lettura dell’orologio.[ 1 ]

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C’è un solo tipo di dislessia?

Gli esperti distinguono due tipi di dislessia, anche se nella realtà le due forme tendono spesso a presentarsi insieme. Si parla di dislessia evolutiva fonologica quando il bambino riconosce le singole lettere ma non riesce a fonderle insieme per leggere la parola. Si ha quindi una lettura ad alta voce lenta, imprecisa e molto faticosa. La dislessia evolutiva superficiale o visivo-globale riguarda invece le parole scritte nello stesso modo ma che hanno un diverso significato in base al contesto.

Come si effettua la diagnosi di dislessia

La diagnosi viene effettuata tramite appositi test dislessia da una squadra di professionisti che in genere coinvolge un neuropsichiatra infantile, uno psicologo e un logopedista, che possono valutare la situazione e, una volta confermata la diagnosi, consigliare degli aiuti specifici per facilitare l’apprendimento del bambino sia a casa che a scuola.[ 1 ] La diagnosi di dislessia non può essere fatta prima della fine della seconda classe della scuola primaria, proprio per dare al piccolo studente tutto il tempo necessario per consolidare l’apprendimento.

Dislessia e scuola, cosa sapere

Spesso sono proprio gli insegnanti a notare che un bimbo non riesce a seguire le lezioni allo stesso ritmo dei suoi compagni. Prima di bollarlo come pigro, svogliato o addirittura poco intelligente, dovrebbe però monitorare la situazione e, con la collaborazione dei genitori, capire se la difficoltà può essere dovuta ad un DSA e provare ad aiutarlo in maniera personalizzata.
Questo approccio può essere determinante non solo per l’apprendimento del bambino, ma anche per coinvolgere il bambino nelle attività scolastiche e per aiutarlo a non sentirsi meno intelligente o capace dei suoi compagni.

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Gli strumenti compensativi per la dislessia

La Legge sulla dislessia e sui DSA n.170 dell’8 ottobre 2010, “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”, prevede che il bambino a cui viene diagnosticata la dislessia possa usufruire di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) che lo metta nelle condizioni di apprendere nel modo migliore e di non essere penalizzato nelle valutazioni. A questo scopo possono essere usati strumenti compensativi come software di sintesi vocale, l’uso di mappe concettuali, schemi e scalette che possano aiutarlo a organizzare il discorso durante le interrogazioni, la possibilità di dispensare l’alunno dalla lettura ad alta voce in classe (cosa che gli può causare imbarazzo e disagio) oppure di poter usufruire di un po’ di tempo in più per svolgere compiti in classe ed esami.

Speriamo che questo argomento complesso e delicato sia ora più chiaro. Avete dubbi, domande o esperienze da raccontare? Fatecelo sapere sui nostri canali social!

NOTE


1. Fondazione Umberto Veronesi, Cosa fare se mio figlio è dislessico?

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